Non ci si capisce più nulla. A Genova, continua la grande tradizione dei cantautori. Tre in particolare meriterebbero il successo popolare.
Invece non se li fila quasi nessuno, a livello discografico voglio dire. Perché, invece, il pubblico, non solo genovese, li apprezza. E davvero molto
Si tratta, non in ordine di bravura, di Enrico Lisei – che ore alterna la professione di psicanalista (per vivere) a quella di artista (per amore). Ha scritto centinaia di pezzi, all’inizio come sodale di Baccini, poi da solo
Ritengo la sua “Genova di notte” una canzone fantastica.
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Così come Max Manfredi, che io premiai al Tenco, quando era ancora il vero Premio Tenco, per la migliore opera prima. Lui ha una vena meditteranea che, secondo me, si esprime al meglio in due pezzi bellissimi: uno, “La Fiera della Maddalena” (che io considero il più bel pezzo di fine Novecento con ispirazione portoghese, Fado) che vede la partecipazione – non casuale o forzata – di Fabrizio De André, Il quale non è che amasse particolarmente i “duetti“. Dopo Manfredi, infatti, si “accoppiò” solo con Ivano Fossati, per “Anime salve“.
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Un altro brano del tutto notevole è “Tabarka“, dedicato all’Isola di San Pietro, dove nel ‘700 si rifugiarono i genovesi che fuggirono, appunto, dall’isola di Tabarka al largo della Tunisia, dove si faceva continuamente razzie di “mori”, grazie a un re di nome Carlo, cui si intitola il paese, un posto unico, altro che Caraibi: Carloforte. Se volete ascoltarla – e ne vale la pena – eccolo:
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Infine, Federico Sirianni – che adesso vive a Torino – di cui mi colpì “I Canti di Natale” (che un po’ adesso lui “disconosce”), figlio d’arte da parte di madre, Luisa Rigoli, cantante davvero notevole, che, ormai, non vuole più cantare. Ed è un peccato.
Ho fatto di tutto, prima sul Secolo XIX, poi sbattendomi, senza risultati, con i discografici.
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E pensare che, per il centenario della nascita di C.A. Bixio, il figlio Carlo, che non c’è più, mi dette l’incarico di curare il padiglione dedicato a Sanremo Festival. E mi chiese se potevo invitare Paoli, Faber e Fossati (a gratis, come dicono a Genova) per un concerto nell’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma. “Esticazzi“, gli risposi. “Gratis non vengono. Se ti va, posso portarti tre o quattro cantautori di nuova generazione (il quarto era Fabrizio Casalino, oggi cabarettista)“. “Va bene” mi rispose Carlo. Così prendemmo un treno, con quattro chitarre al seguito.
Arrivati al palazzo, nell’Auditorium trovammo una folla, circa 400 persone, attirate, evidentemente, dalle parole “cantautori genovesi“. Tra il pubblico c’era anche Mimma Gaspari. Fu un successo strepitoso, nonostante una “amplificazione” (allora si definiva così, poi sono arrivati i service… atomici) ridicola, con un solo microfono, di quelli mezzo argento e mezzo nero, che si piegava continuamente sull’asta, come se morisse lentamente, costringendo i Nostri ad acrobazie da funamboli.
Dicevo che, comunque, fu un grande successo. Il pubblico sembreva impazzito. E anche la Mimma Gaspari era entusiasta. Al punto di confidarmi che avrebbe voluto “assumerli“. Ovviamente non se ne fece nulla. Poi, uno per volta, li portai, ad esempio, alla Ricordi (non da Ricordi, altrimenti, penso…). E in altri luoghi. Niente da fare. la risposta era sempre gelida: “Sono bravissimi, ma sai adesso i cantautori non ‘tirano più’: arrivederci e grazie“.
Infatti, adesso, i dischi se li producono da soli (salvo, forse Manfredi), con i risultati di vendita che potete immaginare.
Io, comunque, tenni duro e organizzai, a Genova, la manifestazione “Cantautori Si Nasce“, sponsor la catena Sheraton. Ma non bastava. Infatti non riuscimmo a trovare altri sponsor, privati o pubblici, nonostante i Cantautori siano un Brand di grande importanza per Genova e la Liguria. E mi dovetti fermare alla prima edizione, nonostante, di nuovo, il successo di pubblico e di critica.
Così, pe’ fa la vita meno amara, se so’ comprati (tutti) n’artra chitarra. E basta.
Se son refusi, fioriranno. A presto, cari amici di FMD.
Ciao.
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