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lunedì, Giugno 17, 2024

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David Jackson e i Van der Graaf Generator

di Athos Enrile
Lo so, sono noioso, rubo i compleanni per parlare di musica, ma quello di oggi è per me davvero il massimo.
Sto parlando di David Jackson, fiatista mitico indissolubilmente legato ai Van der Graaf Generator, altra band che ha fatto la storia del prog rock, che presentava altro elemento di spicco, Peter Hammil, voce incredibile e musicista dal genio indiscusso.
Jackson appare in Italia molto prima dello sbocciare dei VdGG, quando affianca sul palco un Alan Sorrenti che niente ha a che vedere con “Figli delle Stelle”, ma è votato alla sperimentazione musicale.
Fiumi di Parole”, direbbero i Jalisse, sono quelli che ho dedicato al 30 Maggio 1972, giorno in cui, a sedici anni, nello spettacolo pomeridiano andato in scena al Teatro Alcione di Genova, vidi il mio primo concerto, quello appunto della band di Peter Hammill (voce, chitarra e pianoforte), David Jackson (fiati), Guy Evans (batteria) e Hugh Banton (tastiere, basso e chitarra).
I Van der Graaf hanno lasciato un’impronta la cui importanza è riconosciuta in modo unanime, anche se il primo successo arriva proprio in Italia ad inizio seventies; testi surreali, atmosfere cupe, quasi gotiche, virtuosismo mai fine a se stesso, riescono a creare un mood capace di trasmettere messaggi con la sola parte sonora, ma le liriche del filosofo Hammill sono parte essenziale del progetto e disegnano un mondo di dolore collegato al destino dell’uomo.
L’album con cui mi sono avvicinato a loro è “Pawn Hearts”, del ’71, che mi fu raccontato alla radio da Carlo Massarini, e che vidi performato nel concerto a cui ho fatto accenno.
A distanza di anni David Jackson -di cui ora sono buon conoscente- continua a suonare -così come i VdGG- e le sue apparizioni italiane sono sempre molto frequenti in veste di membro aggiunto delle varie band che lo coinvolgono, e su questo pesa molto la qualità umana, oltre a quella musicale.
Il suo impegno con i ragazzi disabili è l’obiettivo di una vita ed ecco a tal proposito cosa racconta nell’ultima intervista che ho realizzato con lui…

David, quali sono i progetti musicali che segui in Inghilterra? Hai sempre l’impegno con i ragazzi disabili?

Quando ho lasciato i VdGG nel 1977, io e mia moglie avevamo figli piccoli e quindi mi sono adattato, per guadagnare, guidando grossi camion. Poi ho studiato per diventare insegnante, praticando nelle scuole e diventando sempre più interessato al problema della disabilità. In una pausa dall’insegnamento, nel 1990, ho scoperto Soundbeam e mi è scoccata la scintilla, proprio come feci col sassofono nel 1960! Ora sono giunto al mio 17 ° anno di lavoro con i bambini profondamente disabili al Meldreth Manor School (SCOPE). Questi bambini hanno paralisi cerebrali e sono i più impegnativi, anche se debbo dire che è la situazione più gratificante che io conosca. Ho partecipato ad un Festival ogni anno dove si suona musica che difficilmente i bambini hanno occasione di ascoltare. Ho molti altri progetti che coinvolgono gruppi di disabili, bambini e adulti. Ho scritto un piano di lavoro per queste forze combinate, ed è quello di cui sono maggiormente orgoglioso. Musica e disabilità hanno occupato il centro della mia vita lavorativa negli ultimi 22 anni. Ho ancora il desiderio di suonare la musica italiana in Italia, che ho sempre amato. E vorrei anche  suonare un po’ della musica antica, che ho scritto e contribuito a creare per i VdGG, che ancora oggi trova posto nel cuore della gente. E’ un piacere  e un grande privilegio!

Grande David!

Un po’ di attenzione per “House With no Door”…

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