di Alberto Salerno
Ieri sera mi sono rivisto la fiction su Domenico Modugno, e per la seconda volta ne sono rimasto incantato, non solo per il valore dei protagonisti, Beppe Fiorello su tutti, ma anche per la classe della regia, sceneggiatura e ambientazione.
Domenico Modugno l’ho conosciuto quando avevo dieci o undici anni, è solo perché un giorno venne a casa nostra dato che voleva che mio padre gli scrivesse un testo. Me lo ricordo come un temporale che per la furia spacca i vetri delle finestre e fa volare via tutto. Arrivo’ con un cappotto nero appoggiato sulle spalle, se lo tolse, lo getto’ via e in camicia bianca si piazzò al pianoforte facendo sentire a mio padre, che rideva come un pazzo, una sua melodia.
Beppe Fiorello ha avuto il potere di farmi tornare indietro nel tempo, a quel pomeriggio di gennaio quando Modugno venne a casa nostra. Non so poi se mio padre quel testo glielo scrisse, non so che fine fece la loro possibile collaborazione, ricordo solo il mio incanto nel vedere quell’artista fantastico e “furioso” picchiare con le dita sui tasti del pianoforte.
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