4 ottobre 2023. Al Rock’n’roll di Milano, uno tra i pochi club live rock sopravvissuti, si festeggia Rock’n’roll radio con il concerto dei Pillheads che solo per i collezionisti di vinile, presentano il loro doppio album in vinile “Digitare prima dei pasti”, album che sarà distribuito prossimamente.
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La “Cave” del Rock’n’roll ricorda i vecchi locali rock londinesi, dove in uno spazio limitato si ritrovano decine di appassionati stipati come uova in un cesto. L’atmosfera generale ti riporta indietro nel tempo di circa mezzo secolo, ma la musica dei Pillheads è assolutamente contemporanea.
Loro si presentano sul palco vestiti con dei camici rossi su cui hanno stampato dei Qcode come a ribadire che anche il rock è un prodotto, una merce come tutto il resto. Quello che sorprende oltre all’immagine è anche la formazione transgenerazionale dei quattro musicisti, due quarantenni e due ventenni, due generazioni a confronto che sembrano abbiano sempre vissuto insieme le stesse esperienze.
Il sound è potente. Due chitarre sapientemente miscelate nelle diverse distorsioni, un basso che ti entra nello stomaco e il motore della batteria che corre come un treno ad alta velocità. I brani sono tutti scritti da loro, tranne un paio di cover che però pochissimi riescono a riconoscere dato che i loro arrangiamenti li rendono praticamente inediti. Uno è “Bike” scritto dal compianto Sid Barrett, mente eccelsa dei Pink Floyd finito in manicomio. Parlando con Paolo Baltaro, frontman dei Pillheads scopriamo che la scelta di Bike, non è a caso.
I loro testi trattano delle psicosi umane, del caos, dell’omologazione devastante che distrugge “il libero pensiero” e il “mondo reale”, o meglio quello che era reale un tempo. I Pillheads sono un frullatore rigenerativo del rock. In loro si sposano l’attitudine punk, il rock nell’accezione classica, lo sperimentalismo sonoro, gli assoli dilatati, la stesura delle canzoni in cui riconosci la intro, il riff chitarristico che memorizzi in un nano secondo, le strofe, i ritornelli, il finale in crescendo.
Difficile, anzi inclassificabile definire il loro rock. Nulla a che vedere con il cosiddetto indie, l’alternativo politically correct, lo snobismo di nicchia di chi crede di essere più figo perché diverso da tutti gli altri. Quello dei Pillheads è un esempio interessante, multiculturale, aperto alle innovazioni tecnologiche, tant’è che l’ultimo brano “Sei una mente creativa” è stato realizzato in featuring con l’intelligenza artificiale.
Stupisce anche il pubblico presente. Giovani e cinquantenni insieme. Amanti del vinile e agitatori compulsivi di smartphone, persino un paio di rapper con le mutande in vista. Si esce dal concerto abbondantemente sudati, come accadeva in tutte le cavern rock europee di una volta, ma certo stupisce che in una metropoli come Milano, di locali che suonano rock ne siano rimasti solo due.
Per il resto è tutto un revival di deejay set, pop mieloso, tribute band di scapoli e ammogliati malati di nostalgia, hip hop e trap con basi senza musicisti e ovviamente, i soliti e perenni tributi a De Andrè, Battisti, Dalla e Battiato. Per questo il concerto dei Pillheads è aria fresca, un concerto senza tempo che si rincorre impazzito. Consigliatissimo.
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