Ho passato un giugno denso di appuntamenti musicali.
Con vivo stupore ho ascoltato decine di giovani interessanti, cantautori e gruppi che si sono distinti in varie manifestazioni, in particolare due: Musicultura a Macerata che quest’anno festeggiava il trentennale, il cui direttore artistico è Stefano Bonagura e L’Artista che non c’era ideato vent’anni fa dall’inesauribile Francesco Paracchini, due organizzatori, giornalisti e operatori culturali a cui va il sacrosanto merito di promuovere la musica di qualità.
Nella prima manifestazione si sono presentati circa 800 giovani, nella seconda quasi 300, a testimonianza che in Italia non esistono solo talent show ma rassegne musicali in cui la canzone d’autore è centrale.
Si sentono finalmente inediti, canzoni originali e non cover e il livello è veramente interessante. E’ interessante anche la partecipazione dei giurati di cui fanno parte numerosi artisti, addetti ai lavori, operatori culturali, discografici che non hanno mollato, musicisti, giornalisti, produttori e persino avvocati esperti del diritto d’autore.
E’ la riposta ideale.
Competitiva e altamente professionale nei confronti dei soliti tutor televisivi prestati a una nuova edizione di un talent show, dove molto spesso la loro scelta coincide con logiche di marketing e di acchiappa target.
Per farvi un esempio a L’Artista che non c’era, la cui finale si è svolta al CPM, primo istituto musicale italiano fondato da Franco Mussida, la giura di cui facevo parte anche io, era formata da ben cinquanta persone. Tutta gente che lavora nel settore musicale e fortemente partecipe, occasione davvero importante e unica per quei giovani artisti e cantautori che non avrebbero mai la possibilità di riunire a una loro esibizione cinquanta professionisti.
C’è quindi un’Italia che sta reagendo al soffocamento del pop radiofonico e televisivo, alla trap dell’ultimo minuto, al prodotto usa e getta.
In queste manifestazioni chi vince è un vincitore vero, non presunto. E guarda caso anche se la selezione è difficile, chi vince ha una valutazione sugli altri piuttosto consistente, segno che i giurati sanno riconoscere bene il vero talento.
All’artista che non c’era ha vinto Sara Jane Ceccarelli, interprete e autrice italo-canadese che ha una voce deliziosa e sa scrivere canzoni di valore internazionale. Dopo averla ascoltata, ti chiedi: “Come mai non ha un contratto con una major e ha pubblicato un solo album?”, poi vai a leggere il suo curriculum e capisci che non è un’artista esordiente ma ha fatto tante esperienze, persino radunando musicisti da tutto il mondo.
Tutto questo per dirvi che il talento, in questo Paese semi addormentato o addomesticato dalla Tv, esiste ancora, va solo scoperto e cercato nei luoghi più fertili, come per l’appunto Musicultura e L’artista che non c’era.
Grazie ai loro ideatori e organizzatori. Senza di Voi, la musica in questo Paese sarebbe ancora inascoltabile o nel migliore dei casi un rumore di fondo tra una radio e un palasport zeppo di cellulari accesi.
Che gli Dei vi benedicano.
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