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venerdì, Luglio 26, 2024

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LETTERA APERTA AGLI AUTORI DI SANREMO

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Quest’anno mi ero promesso di non scrivere nulla su Sanremo, su questa incredibile arma di distrazione di massa che non ha eguali in nessun Paese al mondo. Perché farlo, mentre il Paese è in recessione, la disoccupazione è a livelli record e stiamo pure facendo la guerra diplomatica all’Europa?

Poi mi è capitato di vedere tra uno zapping e l’altro (zapping imposto perché quando c’è Sanremo la contro programmazione non esiste da nessuna parte) qualche gag o sketch (in questo caso termine improprio) di Bisio, Baglioni e Raffaele e improvvisamente davanti al video ho avuto una visione psichedelica. Un enorme punto interrogativo si è librato nella stanza assumendo forme e dimensioni bibliche.

Perché?

sanemo

Bisio è uno che ha fatto di tutto nello spettacolo, tranne che recitare dei testi simili. E’ stato allievo di Dario Fo, ha fatto ridere mezza Italia con le migliori edizioni di Zelig, interpretato film mai banali ma anche interessanti, è stato primo in classifica insieme a Rocco Tanica con la perla demenziale Rapput, che ancora oggi fa impallidire i big della trap, ha fatto teatro, televisione, cinema a tutti i livelli. Da uno così mica ti aspetti che vada in scena sul palco più visto d’Italia a fare la gag dei testi trasgressivi di Baglioni. Invece lo fa, e non fa ridere nemmeno la platea dell’Ariston a cui basta lanciare una nocciolina dal palco per renderla felice.

Bisio è bravo, conosce perfettamente i tempi comici, ha un suo stile, non a caso è uno dei pochi attori comici che non si concede alle imitazioni, è pure fisicamente originale, il primo comico con la zucca pelata… quindi perché quel monologhetto buttato lì, apparentemente scritto in taxi?

Ora mi rivolgo con accurato appello alla mia categoria, quella degli autori televisivi.

Ci sguazzo da 35 anni e nel bene e nel male ne ho conosciuti di bravi colleghi. Quelli che non solo hanno belle idee, ma le sanno scrivere e mettere in scena e applicarle perfettamente al conduttore o comico di turno. Certo è una categoria analogica, in via di sparizione dato che oggi gli autori non scrivono più, al massimo scrivono scalette dei blocchi coi minutaggi a fianco, e coi conduttori si limitano a parlare o a suggerire qualche lancio.

Non so chi siano gli autori di Sanremo, probabilmente scelti dalla Rai stessa, non credo da Baglioni o dalla F&P, ma certo uno come Bisio un autore personale di supporto potrebbe anche permetterselo. In fondo 400mila euro in una settimana o due (prove e conferenze stampa comprese) non sono noccioline.

sanremo

Ora è chiaro che un carrozzone di 4 ore a sera, infarcito di canzoni, implica che le gag, i siparietti o i monologhi siano corti e non particolarmente importanti nell’economia dello spettacolo, ma Santo Cielo, visto che Sanremo lo guarda anche il Papa e Mattarella, magari… se voi autori non volete farlo per loro, almeno fatelo per la nostra categoria.

Da quanto tempo non si vede un bel monologo divertente in televisione? Crozza a parte che però sfruttando la satira politica gli risulta facile visto i tempi che corrono. E’ possibile che nel 2019 si debba vedere ancora in televisione l’imitazione di una cinese con gli occhi socchiusi? Bhè, la Raffaele l’ha fatto accanto a Bisio. La traduzione simultanea in cinese, la sanno fare anche le bambine di prima elementare.

Ora io per 300mila o 400mila euro sarei disposto anche a imitare un cane yorkshire facendo la pipì sulle aste dei microfoni del Volo, ma io sono povero, e con la famiglia e lo Stato a carico, per cui non mi aspetto da professionisti agiati e benestanti delle esibizioni da concorrenti alle prime armi da talent show. Ma questo succede.

Un capitolo a parte sono gli autori delle canzoni.

Alcuni pezzi recano la firma di 5/ 6 autori che pur di accaparrarsi briciole di 24 esimi Siae firmano in massa manco fosse un brano a destinazione Elton John o a qualche pop star internazionale. Poi senti i testi di Cristicchi e Silvestri e capisci che di bravi autori per scrivere una perla di canzone ne basta uno solo.

Sanremo nei suoi 69 anni ha sempre raccontato temi, aspetti, linguaggi di intere generazioni. Oggi quale generazione rappresenta? Cosa raccontano queste canzoni? Chi ci si identifica in questi testi? Che fine farà la nostra categoria se continueremo a svilirla dando il minimo di cui siamo capaci o addirittura offrendo il contrario?

Poi non lamentiamoci se a teatro la gente va a vedere solo i musical americani, se il nostro cinema è in crisi, cine panettoni a parte, o se gli adolescenti cantano solo canzoni trap con testi imbarazzanti. E’ chiaro che nella situazione in cui siamo, gli autori per campare scrivono o firmano tutto quello che gli capita, ma non è una scusante sufficiente e comunque non alza la professionalità della nostra categoria.

Il mestiere dell’autore è un mestiere nobile, come ci hanno insegnato tanti artisti della scrittura di canzoni, monologhi teatrali, comici o di film. Vogliamo far sparire dalla nostra storia e dalla nostra memoria Fo, Marchesi, Chiari,  Villaggio, Cerami,  Mogol,  Benni, Serra, De Andrè, Dalla, solo per fare qualche nome? No, non si può.
Coraggio autori, si può dare di più. Si deve.

 

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