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POVERA PATRIA 2.0

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Le canzoni sono spesso profetiche. Raccontano i nostri tempi e diventano uno specchio dei nostri pensieri, delle nostre speranze. In molti testi ci riconosciamo, a volte con gioia altre volte con amarezza. Stamattina ho riascoltato Povera Patria di Franco Battiato e il testo sembra scritto oggi, nel marzo 2018. Proviamo a rileggerlo e a contestualizzarlo nel tempo che stiamo vivendo.

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!

Provo a trovare qualche connessione del testo con le ultime vicende politiche. Si siamo schiacciati dagli abusi del potere, perché chi  va al potere segue le stesse inclinazioni di abuso e mancanza di pudore di chi li ha preceduti. Vedo i neo eletti presidenti del Senato e delle Camera. Apparentemente distanti anni mille, come lo stesso Fico (neo presidente della Camera) dichiarava in campagna elettorale : “ Siamo distanti dalla destra culturalmente e geneticamente. Mai accordi con loro”. Detto e fatto, tra di loro ora occupano le più alte cariche dello Stato. “Si credono potenti e gli va bene quello che fanno” e infatti ecco che la fedelissima di Berlusconi, Maria Elisabetta Castellati, 71 anni, si siede in Parlamento accanto a Roberto Fico, pentastellato, 43 anni. La signora è una che a “Otto e mezzo” della Gruber litigava con Travaglio, che si dichiarava disgustato di interloquire con una signora che “dice puttanate e che se pur laureata in legge, assolve un pregiudicato”. La signora in questione rappresenta il Berlusconismo più antico, “geneticamente” opposto alla politica dei 5 stelle, e infatti governano insieme.

“Fra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni” cantava Battiato.

Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.

Battiato aveva già immaginato che in questa povera Patria, nulla cambierà. Chi va al potere lo occupa, ne trae i suoi privilegi, pensioni e vitalizi come chi li ha preceduti e continua a parlare di interessi del popolo, di tagli alle tasse e di milioni di posti di lavoro. Stesso film, già visto in tutte le legislature precedenti e stessa sceneggiatura e finale.

Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare.
 

Battiato si vergognava come cittadino, come tutti noi, che vanno a votare aspettando la primavera che non arriva mai. E questo è il punto centrale e finale. Se da una parte la povera Patria cantata da Battiato era quella del potere che disfa il Paese, oggi è difficile comprendere e vedere la separazione tra la casta della politica e il popolo che la elegge. A mio avviso non credo esista più distinzione. Quest’ultima era evidente nei decenni passati, in particolare negli anni settanta, ma oggi viene da pensare e da ammettere che la Povera Patria è tale grazie agli italiani stessi, che continuano a votare con la pancia e non con il cervello, che vedono nel voto di generica protesta una risposta vaga, passionale ma politicamente e moralmente debole come un mollusco moribondo schiacciato da una scarpa, o meglio da uno stivale. Siamo noi che continuiamo a recarci all’urna, a credere nei venditori di pomate e decotti miracolosi, a sognare una primavera (rossa ?) tra nuvole nere come il petrolio. Siamo ancora lì a postare sui social me ricette della rivoluzione impossibile, prestandosi alla propaganda più illusoria di sempre.

Ci crediamo in questa povera Patria e infondo la vogliamo sempre più povera, sempre più ignorante e inconsapevole. Votiamo gente che non sa neanche parlare in italiano, che non ha mai fatto un lavoro decente in vita sua, o chi fa del razzismo il suo hobby preferito con battute da bar e poi fa eleggere un senatore nero a cui ha insegnato una lezione a memoria. Votiamo ancora lo zar Berlusconi che vorrebbe essere Putin e che non riesce nemmeno a godersi ricco com’è, la sua vecchiaia. Uno che a ogni campagna elettorale canta il fantomatico “ patto con gli italiani” , cover arcinota, come quelle che cantano i concorrenti nei talent show musicali. Siamo ancora lì a votare quelli che parlano e sbandierano “il nuovo soggetto politico a sinistra” con l’anima rinchiusa negli armadi delle botteghe oscure. Povera Patria.

Siamo noi, siamo solo noi, per dirla alla Vasco Rossi, che alimentiamo e sosteniamo questo Paese alla deriva e anche se ci vergogniamo un po’, continuiamo a farlo. Siamo solo noi che continuiamo a dare ascolti ai talk show politici, ai bla bla bla delle promesse mai mantenute, alle eliminazioni dei nostri giovani talenti. Siamo così complici, che ci andiamo pure vestiti da rockers, da metallari. Cerchiamo di rimarcare le differenze, le militanze ma poi ci sediamo di fianco ad Albano e alla Carrà.

Esattamente come Fico, che crede di esser un rivoluzionario, che poi si siede a fianco della Casellati. Povera Patria, nulla cambierà. Cambierà forse quando cominceremo a viaggiare per il mondo, a leggere qualche libro, a rispettare gli altri, i diversi, lo straniero, quando cominceremo a pagare le tasse, quando ci opporremo ai lavori sottopagati, quando sapremo distinguere  la piazza reale da quella virtuale. Quando apriremo gli occhi e prenderemo a schiaffi gli imbonitori del palazzo. Povera Patria, non accadrà mai o forse si, tra qualche secolo forse.
Ciao Franco, bellissima canzone la tua, davvero profetica.

patria

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