Sanremo parla della violenze sulle donne all’acqua di rose… anzi di ranuncolo.
.
Lo so, l’argomento è spinoso e delicato e può prestare il fianco ad accuse di facile qualunquismo e di ingenua utopia, ma non posso non notare, o ignorare, il tassello mancante di questo Festival dai grandi numeri, la porzione di muro che avrebbe dovuto esporre il quadro a tinte forti che tanto avevamo bramato.
Infatti, mentre sul prestigioso palco di Sanremo si lancia la campagna #iosonoqui e si indossa un ranuncolo bianco come simbolo contro la violenza sulle donne, a Milano si consuma l’ennesimo femminicidio e un uomo uccide a coltellate una ragazza di 19 anni, Jessica, colpevole di aver rifiutato un rapporto sessuale con il suo assassino.
Allora io penso: Dai, che occasione! Abbiamo una presentatrice che ha fondato, insieme all’avv. Giulia Bongiorno, una fondazione, “Doppia difesa”, nata per aiutare le donne che subiscono abusi, discriminazioni, violenze! Gli autori di Sanremo ci andranno a nozze e approfitteranno (come era successo nell’edizione del 2014 nel toccante monologo della Littizzetto) della sua presenza per cercare di arrivare al cuore e alle coscienze di quegli 11 milioni di telespettatori (migliaio più, migliaio meno) che la stanno seguendo.
Nulla, fino alla serata di giovedì.
Michelle Hunziker scende le scale del festival di Sanremo intonando “I maschi” della Nannini ma viene interrotta da “false” spettatrici che criticano la scelta della sua canzone e, avvicinandosi al palco, cominciano ad intonare brani che hanno come protagoniste le donne, creando un medley a loro dedicato. Un flash-mob che vira nel mini-show (abbastanza imbarazzante, peraltro) e che si conclude con l’invito a combattere tutti insieme, uniti e compatti, la violenza sulle donne.
Cioè? Tutto qui? Portaci delle rose e ti diremo ancora un altro sì? Un siparietto che neanche l’8 marzo al pub dopo 3 birre?
Dò un’occhiata ai Social e capisco di non essere l’unica ad essersi indignata.
Tra le altre, Selvaggia Lucarelli (che in un articolo sul Fatto aveva sollevato dubbi sull’operato dell’Associazione Doppia difesa) twitta: “In un paese normale, se un quotidiano nazionale ti chiede di mostrare bilanci e lista delle cose fatte dalla tua associazione in difesa delle donne, rispondi con dei documenti, non con una canzoncina sul palco” e la scrittrice Giulia Blasi “La cosa che è andata sul palco di Sanremo 2018 e che doveva passare per omaggio alle donne era peggio della pizzata con le amiche con spogliarello annesso e mimosa omaggio“.
È davvero chiedere troppo ad un Festival come quello di Sanremo, che tra le altre vede quest’anno in gara una quota bassissima di donne rispetto ad artisti uomini? Siamo noi donne che risultiamo troppo esigenti?
Io confido negli autori e spero ancora in un colpo di coda finale, un monologo importante e toccante, qualcosa che perlomeno riesca a scuotere un po’ le coscienze .
Peccato non aver sfruttato le potenzialità di due ospiti come Franca Leosini e Emma D’Aquino che, invece di “usarle” per gag imbarazzanti, avrebbero potuto dare loro la possibilità di contribuire a sensibilizzare il pubblico sul tema, con credibilità e autorevolezza.
Rimango sintonizzata speranzosa su Rai 1, con il mio fiore bianco (a rischio appassimento) appuntato sul pigiama.
Facebook Comments