Lessico televisivo e la sua evoluzione: A TRA POCO IL TUO PERCORSO
Molti conduttori televisivi sono passati alla storia per aver inventato modi di dire e termini mai usati prima in tv dand il via ad una sorta di “LESSICO TELEVISIVO”.
Pensiamo ai noti “Allegria” di Mike Bongiorno, “ Cari amici vicini e lontani” di Nunzio Filogamo, “ Nella splendida cornice di…” di Daniele Piombi e “Consigli per gli acquisti” di Maurizio Costanzo. L’ elenco è talmente lungo che si potrebbe scrivere quasi un saggio sui termini televisivi.
Nella carriera di noi autori tv, ci è capitato spesso di cimentarsi in questa sciagurata pratica. Ad esempio come lanciare la pubblicità mettendoci un pizzico di fantasia. Qualche solerte collega ha coniato il termine “State con Noi”, che poi è diventato addirittura un titolo clonato da infiniti format televisivi estivi, tipo “E…state con noi”. Poi c’è stato il ventennale del termine “A tra poco…”. Gli autori più smaliziati scrivevano “A tra poco … State con noi” così credevano di accontentare tutti.
Io ho sempre scritto “Pubblicità”, o “Pausa” come si dice sui set cinematografici, perché mi sembrava chiaro e sintetico, dato che la gente stupida non è e ci arriva da sola a capire che in tv la pubblicità è d’obbligo e dura circa 4 minuti, mica c’è bisogno di spiegarglielo con un disegnino.
Proseguendo nella storia del lessico televisivo c’è stata poi la dittatura del termine: “Straordinario”. Improvvisamente in televisione tutto è diventato così straordinario che lo straordinario è diventato ordinario, cioè talmente abituale e comune da eliminare qualsiasi fantasia o sorpresa. Ancora una volta il linguaggio televisivo si è propagato come un virus inguaribile. Dagli schermi si è diffuso tra i tavoli dei bar e dei ristoranti e persino nelle aule universitarie e nelle sale conferenze. Usando il linguaggio televisivo infarcito dei termini più comuni si pensò così di essere alla moda, contemporanei, quasi fighi.
La situazione è peggiorata con l’arrivo dei talent e dei talk show grazie all’uso di termini derivati dalla lingua anglosassone. Neologismi come “Il tuo percorso”, “Confort zone”, “La tua attitudine”, “Il tema è” si sentono ormai centinaia di volte al giorno e ci fanno rimpiangere i congiuntivi sbagliati di Aldo Biscardi o il romanesco di Funari quando si rivolgeva al regista: “Damme a’ due”.
Persino i cronisti sportivi sono stati costretti ad adeguarsi. Se Pizzul diceva “ Ha il problema di girarsi….” e Piccinini “ La gran botta…” ora si è arrivati persino ai poemi iniziali di Fabio Caressa, che introduce le partite come fossero battaglie epiche. Grande enfasi oratoria, persino sproporzionata se poi vedi entrare in campo ventidue ragazzi in mutande, anziché ventidue guerrieri armati fino ai denti. Ma così è. Più si alzano i toni più si presume che il pubblico sia attento e partecipe.
Clamoroso poi il caso di Giampiero Mughini o Vittorio Sgarbi che “televisivamente” parlando sono passati alla storia per aver detto “Aborro” e “Capre”. Uno fa decine di cose diverse, scrive articoli, libri, conferenze, diventa assessore, sindaco, persino parlamentare e poi per aver detto una parola in tv, usata poi a mò di tormentone, viene ricordato solo per quello.
Non parliamo poi del fastidiosissimo linguaggio derivato dalle nuove tecnologie, in cui Renzi è diventato il vate: “taggare”, “linkare”, “fidelizzare”, “ customizzare”, “implementare”. Non ci resta che piangere…
Ma per fortuna c’è un’alternativa allo stereotipato e super abusato lessico televisivo. E’ lo strettissimo dialetto napoletano nella fiction Gomorra. E’ talmente stretto che se non ci fossero i sottotitoli in italiano che Sky offre nel decoder, l’unica parola che il resto d’Italia capirebbe è “O’ Cazzz….”. Piaccia o meno il dialetto rappresenta la vera alternativa, un esempio di cultura locale non omologata, un linguaggio creativo, simbolico, ricco di metafore. Immaginatevi Cristina Parodi che parla come la Chanel di Gomorra : “Cammo a fà guagliù?”. Fantastico. Potrebbe persino risollevare gli ascolti di Domenica In.
Invece no… siamo condannati ad ascoltare per anni queste parole e frasi:
“Il tuo percorso” (a mio avviso la più insopportabile)
“Non mi sei arrivato” (quando il concorrente nei talent “non regala emozioni”)
“La tua crescita…” (quando un concorrente resiste per alcune puntate)
“Il tema è un altro” (tipica frase per il depistaggio dal tema del dibattito)
“Mi raccomando… state con noi” (la raccomandazione è un termine molto caro agli italiani)
“Non vi sovrapponete… a casa non capiscono” (quando scoppia la rissa in studio)
“Bentrovati” (quando il conduttore parla ai telespettatori al rientro della pubblicità)
“Capre” (quando Sgarbi non fa un monologo ma un dibattito tra umani).
Ma per fortuna o per disgrazia c’è ancora qualcuno che inventa nuove frasi. L’ultimo è Manuel Agnelli, che essendo cantautore, trova in tv un terreno fertile. Il suo slogan “nuoti nella tua acqua” o “sei nella tua acqua” è destinato alla leggenda. Neanche Federica Pellegrini sarebbe arrivata a tanto.
Bene l’articolo finisce qui. Mi raccomando, state con noi su FareMusic.
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