di Roberto Manfredi
Sul web non si parla d’altro da giorni. Il caso “Weinstein” scatenato da Asia Argento e da mezza dozzina di attrici di Hollywood ha provocato uno tsunami.
I Fatti
Per chi non avesse seguito la vicenda, si parla del potente produttore cinematografico americano Harvey Weinstein, fondatore della società di produzione Weinstein Company, che tramite una inchiesta pubblicata sul New York Times e sul New Yorker, è stato accusato di aver molestato e violentato decine di attrici, compreso l’italiana Asia Argento.
Nel momento in cui scrivo si apprende che anche il fratello del produttore, Bob ha ricevuto le stesse accuse, e persino il presidente Trump, vicino agli ambienti del produttore, è finito nell’occhio del ciclone, accusato anche lui, a sua volta, di molestie sessuali. Staremo a vedere gli sviluppi.
Il Dibattito
Il dibattito che ne è scaturito e che non accenna a spegnersi sui social, vede ovviamente sui fronti opposti, uomini e donne, o meglio “machisti” e misogeni contro donne e “femministe”.
Alcune come Natalia Aspesi e Maria Grazia Cucinotta hanno preferito stare nel mezzo, ribadendo che le proposte indecenti da parte degli uomini di potere o degli uomini in genere, vanno respinte dalle donne in tempo reale e non anni dopo, in modo tardivo e ambiguo. Insomma, il sospetto, che certe donne se “la siano andata a cercare” ha contagiato anche figure femminili importanti.
Ciò che si legge sul web però è davvero imbarazzante.
Si argomenta sul “se” e sul “però” come se la gravità del fatto fosse da interpretare e non da apprendere per ciò che è. Oggi ho persino letto una presunta dichiarazione di Sgarbi (e spero sia presunta davvero) in cui avrebbe reso pubbliche certe confidenze di Morgan sul suo rapporto con Asia Argento. Lungi da me riportarle, anche perché in questa epoca di fake news e di bufale digitali, è molto facile correre il rischio di passare per imbecilli.
Tuttavia questa sorta di “caccia alle streghe e agli orchi” a mezzo web risulta davvero orripilante. Lo stile corrente è “giustificare”, soprattutto da parte di certi uomini. Costoro in pratica affermano…”se una ci sta, ci sta. E’ consenziente, quindi quindici anni dopo, che cazzo protesta a fare?”. Come a dire che gli uomini sono tutti uguali, che un postino ha lo stesso ruolo di un boss del cinema, che un idraulico brianzolo ha lo stesso potere seduttivo di un presidente degli Stati Uniti, Clinton o Trump che sia. Allo stesso tempo, costoro affermano che anche le donne sono tutte uguali. Se ci stanno senza innamorarsi, sono tutte come Monica Lewinsky.
Il file rouge di queste dichiarazioni si annoda agli anni cinquanta, sessanta, anni in cui certi giudizi di alcuni magistrati uomini, scagionavano persino assassini, giustificando il “delitto d’onore”. La logica è più o meno identica. La donna, in quanto tale, è comunque colpevole. A nessuno viene in mente che “la seduzione del potere” è una questione assai complessa e molto spesso irragionevole, istantanea, imprevedibile. Le persone di potere emanano comunque un fascino contorto, aldilà della loro prestanza fisica, bellezza, personalità o dote intellettuale, aldilà dello stile, dei modi aggressivi o garbati, aldilà delle loro pubbliche virtù o dei loro vizi privati perché semplicemente incarnano il successo, la possibilità quasi divina, benchè terrena, di donare il successo agli altri.
Proviamo a ribaltare lo schema allora.
Esistono anche le donne di potere. Esiste anche il potere femminile. Supponiamo che Madonna nella sua epoca d’oro, abbia preteso prestazioni sessuali da parte di avvenenti ballerini, coreografi, produttori, registi in cerca di successo e notorietà. Supponiamo che uno di questi ipotetici soggetti salti fuori oggi, già ricco e famoso, dichiarando al mondo che per lavorare nello show biz è stato costretto a fare sesso con la star, e di essersi sentito violentato e oppresso. Qualsiasi uomo gli darebbe del coglione. “Ma come? Ti sei trombato una star al top, hai fatto un sacco un di soldi e ti lamenti pure?. Ma questo non succede, perché agli uomini non può accadere. Casomai succede che un giovane uomo sposi una star dell’età di sua nonna come il giovanotto Jonathan Bricklin con Susan Sarandon (31 anni di differenza) e guarda caso invidiato da mezza Hollywood. “Che figo quello lì. Si è sistemato a vita”.
Ora che alcune persone di successo, ricche e famose, esercitino il loro potere in modo subdolo e contorto sugli altri è persino banale constatarlo. Ma è altrettanto banale negarlo o giustificarlo, criticando magari la “tempistica” della denuncia e/o confessione tardiva della vittima del caso. La regola del “chi va con lo zoppo impara a zoppicare” non vale se sei una ragazzina.
Asia Argento era maggiorenne da pochi mesi quando incontrò Weinstein. Era abbagliata dalle luci della capitale dello show biz mondiale. E se lo sporcaccione non si fosse sbottonato la patta davanti a lei, credendo solo nel suo talento, e se si fosse comportato come un uomo normale, chi può dire con assoluta certezza che Asia Argento non avrebbe mai lavorato con successo nel mondo del cinema? Il talento artistico si misura in camera da letto o sul set? In una suite d’hotel o su un palco in un teatro?
La risposta è ovvia.
Sta agli uomini non fare gli stronzi, come sta a certe donne non alimentare miti fasulli, come fece Madonna quando dichiarò: “Nella vita mi sono fatta strada a colpi di tette”. Le tette se non ce le hai si possono anche comprare, il talento invece no. O ce l’hai o è meglio che cambi ambiente e giri al largo dallo show biz.
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