Ieri sera ha fatto un bel botto di spettatori “Di padre in figlia“, fiction proposta da Rai 1 che io sto seguendo con passione perché mi piace la storia, e come quest’ultima viene raccontata.
La serie, in sunto, racconta la storia di una famiglia veneta composta da un padre dispotico, figura che nel tempo viene sostituita da figure femminili attraverso un processo di emancipazione. L’arco temporale della storia è quella che va dal 1958 ai primi anni ‘80. La sceneggiatura rispecchia fedelmente il modo di pensare e di vivere di quell’epoca e l’evolvere nel tempo dei “valori” della vita familiare e sociale.
Mi piacciono gli attori, un cast nutrito ed eterogeneo, anche se su tutti spiccano i due protagonisti principali: Alessio Boni, il padre, e Cristiana Capotondi, la figlia. Bravi anche Stefania Rocca nelle vesti della madre, e Matilde Gioli, la secondogenita. Ma non scherzano nemmeno gli altri cosiddetti “comprimari”, che contribuiscono non poco ad alzare il livello di tutto il “girato”.
Eccellente il regista e la location per la quale si è fatta una scelta insolita, ossia ambientare il tutto a Bassano del Grappa.
Ed è impossibile non citare la colonna sonora che ripercorre la storia della musica italiana, e quindi composta da canzoni di successo strettamente legate al periodo in cui è ambientata ogni puntata.
Ieri sera, per esempio, abbiamo potuto ascoltare canzoni come Voglio ridere dei Nomadi, Reach out, I’ll be There di Gloria Gaynor, Milano di Lucio Dalla, Un giorno dopo l’altro di Luigi Tenco.
Insomma, questa fiction sta riscuotendo il grande successo che si merita, e bisogna dare atto a Rai 1, ancora una volta, di avere buon gusto e giuste intuizioni nelle scelte… e il pubblico ripaga ampiamente lo sforzo.
Bravi tutti.
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