Sanremo ’77.
Nel 1977 mi ritrovo a collaborare con Renato Pareti. Renato lo conosco da qualche anno, lavora alle Edizioni Chappell, e ha sempre lavorato solo con Roberto Vecchioni, centrando parecchi successi, fra i quali Donna Felicità.
Roberto però decide di voler cantare, di volere interpretare solo i suoi pezzi, e questa nuova strada mal si addice con quella di autore di canzoni easy listenjng. Così la coppia si spacca e Renato mi chiede se ho voglia di provare a fare qualcosa con lui. Accetto senza esitazioni perché è un bravo compositore e un professionista.
Così, visto che produce un gruppo che si chiama “Homo Sapiens” e che è andato molto bene con un pezzo che si chiama “Tornerai, tornerò“, ci mettiamo al lavoro pensando a Sanremo, perché la Ri-fi, la loro casa discografica, li vuole mandare al Festival.
Siamo in un periodo in un cui vanno di moda i complessi che cantano canzoni adolescenziali, tutte zucchero e miele, e questi brani riempiono le classifiche. Così propongo a Renato un testo che tenga conto del trend del momento, e che tra l’altro sulla sua musica ci sta alla grande.
Quel “Bella da morire” è la chiave di un potenziale successo… e così sarà.
Non vado a Sanremo, seguo la manifestazione alla radio per le prime due serate e poi in televisione la finale. Assistiamo alla vittoria io, Mara e mia madre, ma non riusciamo a godercela perché la Rai chiude la trasmissione subito dopo l’annuncio di Mike Bongiorno, impedendoci di vedere di nuovo la loro esibizione. Esultiamo comunque, e soltanto qualche giorno dopo “Bella da morire” si ritrova al primo posto in classifica.

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