RTL partorisce RadioFreccia. E non c’entra Trenitalia. Lo so, dovrei applaudire. Il nuovo tycoon radiografico-discografico-stratosferico ha messo a segno un altro punto nel suo fortunatissimo palmares. RadioFreccia vorrebbe essere un omaggio all’omonimo brano e film di Ligabue. Una nuova radio libera. Finalmente!
Ma libera in che senso?
Per me, che non ho più i capelli e i pochi rimasti oscillano nelle varie gradazioni del grigio, la parola Radio Libera, evoca bei ricordi. Ho già scritto tempo fa in merito al senso storico ed emotivo. Inutile tediarvi con le stesse argomentazioni. Parliamo del presente. Luccicante come un’insegna al neon. Non illumina ma abbaglia.
Come la notizia in sé. Fuorviante nel suo stesso contesto. Radio libera?
Padron Suraci, presidente di RTL (nonchè amministratore di Baraonda Edizioni Musicali e dell’etichetta discografica ULTRASUONI), astuto, sagace, sicuramente molto capace nel suo agire, visto gli inarrestabili successi professionali ed artistici, ha potuto persino permettersi, calabrese di nascita, l’acquisto di Radio Padania. Ironia della sorte e della storia. Ma devo essere molto cauto con l’ironia e il sarcasmo. E onestamente le polemiche lasciano il tempo che trovano.
Parliamo di fatti. Il fatto è che c’è molta offerta musicale oltre il patinato mondo Talent-Evento TV-Mainstream. Anche troppa. Una volta si digiunava in attesa delle uscite degli LP (poi dei CD). Ora “Santo Internet” è talmente generoso che l’abbuffata musicale è assicurata a prescindere. L’Italia pur avendo un po’ di ritardo non tanto nell’uso, quanto nella cultura, è un paese dove l’abuso di Internet regna sovrano. Ma senza che se ne capisca realmente le implicazioni e soprattutto le reali potenzialità. Manca il metodo.
Torniamo alla parola “libera” associato alla nuova creatura nata da una costola di RTL… e mi domando: perché? Perché dopo aver raggiunto il vertice della lista delle Radio Indipendenti, il suo patron ha deciso di iniziare una nuova avventura? Noia, brama di novità? Non credo. Non è uno sprovveduto, tutt’altro. Avrà ragioni solidissime. Oltre a strutture e risorse inimmaginabili per una Radio Libera dei tempi che furono.
Essere liberi cosa significa? Non avere vincoli, nemmeno dal Mercato. Forse, e sottolineo “forse”, vuole dare uno spazio a produzioni che possano avere il privilegio di correre fuori dall’autostrada del Grande Mercato Musicale? Vuoi vedere che magari ha colto il senso creativo e quasi anarchico del Mondo Musicale Parallelo e indipendente, cioè libero, dove vivono, prosperano e si affacciano quegli artisti che non trovano e non troveranno mai spazio nelle logiche dei talent e del cosiddetto Mainstream? Ah già, lo sapevate vero che esiste?
Oibò! Non sarebbe meraviglioso? A patto che non sia una mossa per drenare ed assorbire tale movimento di creatività musicale, con le lusinghe di una esposizione mai vista prima. Creando così le premesse per un Nuovo Mercato, controllabile, gestibile poi con le logiche consolidate del Vecchio. Come dire i Grandi Stilisti della Moda quando aprirono la linea pret-a-porter per avvicinarsi allo street style.
Cioè come se una Major raccogliesse tutte le etichette Indie promettendo spazi e visibilità, risorse tecniche ed economiche impensabili, al prezzo dell’unica ricchezza vera che possiedono: la libertà di scelta. Cosa accadrebbe?
Il grande vantaggio dell’orizzontalità di internet per ora è anche uno svantaggio, per certi versi. Dispersivo, difficile per un emergente capire come muoversi efficacemente. Altrove (leggi: all’estero) c’è un’altra cultura sull’uso e risorse della rete. Seguo per passione e interesse parecchi profili social sull’argomento. Il crowdfunding da noi per esempio è ancora visto con un punto di domanda dalla maggior parte degli artisti, benché le cose stiano cambiando. Le Web agency cominciano ad acquisire valore e attendibilità. Si sa, le autoproduzioni hanno il pregio della libera creatività ma il difetto di una cronica carenza di quattrini… Il fai da te spesso impera non tanto per mancanza di fondi, quando per miopia. Ma non generalizziamo dai…manca soprattutto una Visione o una Strategia. Che non permette di fiorire e mettere radici. E che un imprenditore per natura invece ha.
Vuoi vedere che magari sono disilluso e non penso che potrebbe essere un’occasione storica?
Penne ben più titolate e abili di me hanno già commentato con sottile e mordace sarcasmo l’annuncio enfatico di questa nuova radio. Non mi interessa suonare la stessa grancassa, piuttosto il mio piccolo insignificante piffero, dalla frequenza inutile e noiosa ma singolare. Anzi “libera”.
Perché essere liberi può diventare una responsabilità, un onere. Non è mica facile. E quindi una Radio Libera, ma libera veramente non lo è soltanto di nome. Ma di fatto. E sono i fatti che aspetto di vedere. Tenendo per ora il disincanto nel cassetto. Il giudizio, inevitabile, verrà poi. Farlo prima, sarebbe solo un preconcetto.
Un’idea un concetto un’idea
finché resta un’idea è soltanto un’astrazione
se potessi mangiare un’idea
avrei fatto la mia rivoluzione
(Giorgio Gaber)
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