Fino all’11 Dicembre, oltre 200 le opere di Bob Dylan presenti in una mostra, a lui dedicata, alla Halcyon Gallery di Londra.
I suoi dipinti sono tutti ispirati ai paesaggi e alla cultura degli Stati Uniti, realizzati negli ultimi due anni.
Dunque l’America raccontata con gli occhi di Bob Dylan: Strade desolate che convergono verso punti infiniti, insegne di motel e di teatri, ferrovie, negozi, vecchie montagne russe, scorci rurali e ponti metropolitani: è l’America lontana dal glamour quella di Bob Dylan, immortalata nell’inedita serie di dipinti The Beaten Path («Il sentiero battuto»): una raccolta di acrilici, disegni e acquerelli.
“E’ una visione davvero personale, si vedono New York, gli stand degli hot-dog, i motel, non si è sicuri se siano abbandonati oppure no. Il processo per lui è prima disegnare e poi tornare in studio e ridisegnare ancora, ma fa anche acquarelli e dipinti“, ha detto Paul Green, direttore della galleria che ospita la mostra, che ha aggiunto: “Il suo interesse per l’arte, nasce da quando si era appena trasferito a New York e girava per musei insieme alla fidanzata Suze Rotolo“.
Bob Dylan per ogni opera esposta, ha lasciato delle dichiarazioni in un recente articolo scritto da lui stesso per Vanity Fair, confessando cosi le ispirazioni dietro i quadri esposti nella sua mostra :”Questi dipinti descrivono un momento di realismo: arcaici e del tutto statici ma tremanti nella loro apparenza. Contraddicono il mondo moderno. O almeno, così li ho intesi“, è la frase che accompagna un vibrante tramonto rosso fuoco su Manhattan.
In questo lungo saggio dove spiega ogni dettaglio di The Beaten Path, che è sicuramente il suo scritto più profondo dopo la sua autobiografia del 2004, “Chronicles: Volume One”, Dylan ha scritto che il tema unificante di queste opere è l’interpretazione del paesaggio americano “così come lo si vede mentre lo si attraversa, per come realmente è: «Restare fuori da ciò che è convenzionale e viaggiare sulle strade in stile libero. Credo che la chiave per il futuro sia nei resti del passato»”. E poi continua Dylan: “La strada di Chinatown a San Francisco sta ad appena due isolati dai capannoni industriali senza finestre. Ma questi freddi edifici giganti non hanno alcun significato nel mondo che vedo o che scelgo di vedere o di esser parte o in cui voglio entrare. Se guardi appena mezzo isolato dopo il chiosco degli hot dog a Coney Island, il cielo è disseminato di grattacieli. Ho scelto di non vederli nemmeno“.
E ancora: “L’idea è stata quella di rappresentare la realtà e le sue immagini senza idealizzarle la mia idea è stata di comporre lavori capaci di creare stabilità, concentrandomi su oggetti generalizzati, universali, e facilmente identificabili, in modo da rappresentare scene di vita e di vita inanimata per se stesse. Da Vinci dipingeva quadri sfocati – si vedono linee, ma sono come nubi che si dissolvono l’una nell’altra in diverse combinazioni di colori. Un punto di vista opposti era quello di Mondrian e Van Gogh, con linee rigorose che definiscono i volumi di spazio. Nel mezzo da qualche parte si trovavano Kandinsky e Rouault. E questi dipinti probabilmente rientrano in questa categoria“.
Dunque se di notte canta, di giorno esplora le città toccate dal suo Never Ending Tour, la tournée senza fine cominciata nel 1988, e con la sua Nikon digitale, scatta le prospettive più complesse da riprodurre su tela. Il comune denominatore delle immagini, spiega, sta nel “tenersi lontano dal mainstream e viaggiare per le retrovie, con lo stile di chi è nato libero“.
Non è la prima volta che Dylan si cimenta con le arti visive, infatti agli inizi degli Anni 60 disegnò la copertina dell’album capolavoro Music From Big Pink, realizzato con The Band.
Alla Halcyon di Londra ha già presentato due mostre di dipinti e una di scultura in cui ha esposto cancelli in ferro, alcuni dei quali tuttora presenti in galleria.
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