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mercoledì, Ottobre 9, 2024

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Intervista a Silvia Mezzanotte dei Matia Bazar

di Athos Enrile

C’è un tempo per tutto, anche per il silenzio, un’alta forma di comunicazione.E capita che nello scrivere venga voglia di nascondere le parole, di essere quasi criptici. E succede anche di non chiedere ciò che sarebbe stato argomento naturale una frazione di secondo prima.

A Silvia Mezzanotte verrebbe da domandare a gettito continuo, ma non ho trovato il coraggio di osare, perché il dolore va rispettato, anche se c’è la voglia di ricordare, celebrare, evidenziare meriti e onori. Scrivendo a Silvia ho cercato di restare in superficie, rimanendo sul concreto, sul lavoro e sulla proiezione di esso sul nuovo che arriva, perchè pensare a fare crescere il prossimo è una forte motivazione, e probabilmente una buona medicina.

Dalle sue risposte e da ciò che non dice si palesa chiaramente il suo stato d’animo, e solo una volta, come dovuta sottolineatura, emerge il nome di Giancarlo Golzi.

Ma leggiamo il pensiero di Silvia in questo settembre del 2015.

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LA CHIACCHIERATA…

Vorrei partire dalla tua attività didattica, la “The Vocal Academy”, che a giudicare dall’esterno appare qualcosa di più completo rispetto alle tradizionali scuole di canto: me ne parli?
Ho studiato e valutato molte metodologie di canto nel corso degli ultimi 15 anni. Alcune estremamente valide. Mancava la completezza: tecnica, tecnologia, esercizi mirati e personalizzati, lavoro live, interpretazione e recitazione, insieme alla dizione e alla padronanza del palcoscenico, sono solo alcuni degli strumenti che mettiamo a disposizione… insieme alla mia esperienza e qualche segretuccio. Sto partendo con due sedi, una in Sicilia e una in Sardegna, perché mi sono resa conto che c’è davvero bisogno di una metodologia che ti metta a disposizione tutti gli strumenti per crescere.

Questo tipo di attività ti rende privilegiata nel dare un giudizio obiettivo sui nostri giovani, visto il contatto diretto e trasversale che hai con loro: come stiamo a talento puro dalle nostre parti?
Tante belle voci, ma il talento puro è rarissimo. Però con gli strumenti giusti si può coltivare esplorare e dirigere. Ci sono belle voci, spesso confuse su cosa sia realmente cantare, su cosa vogliano esprimere… spesso non hanno un granché da comunicare!

Ti è mai capitato, nel corso di questa attività, di pensare: “Ecco, questo/questa se fosse nata nel periodo giusto, avrebbe fatto strada…”?
Mi è capitato di pensare “questa farà strada”. Un paio di volte… talenti già pronti a 17 anni, con personalità istinto e voglia di mettersi  in gioco… umiltà e consapevolezza dei propri mezzi, pronti a sacrificarsi per la musica. Alla ricerca del successo, sì, ma passando attraverso la volontà di esprimere la propria personalità, senza compromessi.

Ma è esistito davvero un periodo d’oro per emergere nel campo meramente vocale?
Sì. 30 anni fa i mezzi erano molto diversi, ma le possibilità reali per farsi ascoltare molto superiori a quelle attuali.

Come si colloca in tutto questo Silvia Mezzanotte? Esistono per te importanti “sliding doors”?
La vita alcune volte ti mette di fronte a realtà inaspettate e dolorosissime. Le mie sliding doors sono una realtà di questo momento. La scomparsa di Giancarlo ovviamente ti fa riflettere su tutto il tuo percorso. Giancarlo è sempre stato il mio orizzonte artistico. Compagno di vita professionale e amico fraterno al di fuori del palco. Perciò questo è il tempo del silenzio e del dolore, della riflessione e del ricordo e non è ancora possibile parlare di progettualità in riferimento al gruppo.

Ritorno un attimo al tuo lavoro di insegnamento: quali caratteristiche occorre avere per potersi considerare un buon vocalist, escludendo le parole “successo e visibilità”, che non sono sinonimo di bravura.
Intanto in ogni mia comunicazione ho evitato accuratamente queste due parole, usando invece professionalità e serietà.
Vocalist non è sinonimo di Artista. Conosco centinaia di vocalist abituati a svolgere bene il loro ruolo… pochi quelli che hanno davvero la volontà di cercare se stessi nella musica, soffrire nel non riuscire a dare tutto di sé, trovare la propria personalità artistica esplorandola fino in fondo, poi esprimerla nel canto: quelli sono gli artisti.

Quale è stata la tua soddisfazione professionale più grande in assoluto?
La vittoria al festival di Sanremo nel  2002. I sold out teatrali ottenuti in tour con “Regine”, il mio spettacolo da solista.

Può esistere l’amicizia nel mondo della musica?
Sì. Rara ma esiste

Cosa ci racconta il plannig futuro di Silvia Mezzanotte?
Per ora procedo con le mie attività parallele al lavoro con il gruppo, come ho sempre fatto in passato. Per il resto mi concedo un tempo di riflessione, aspetto che il sorriso si riappropri di me… sarà quello il segnale per capire cosa mi riserva il futuro.



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