di Alberto Salerno
Da qualche anno è in corso un vero e proprio sfruttamento del repertorio di Giorgio Gaber.
A “sfruttare” non sono solo alcuni artisti di insuccesso, ma persino giornalisti politici che si inventano addirittura delle tournée teatrali, dove parlano e raccontano di Gaber, magari avvalendosi di qualche cantante che intervalla il tutto esibendosi con qualche canzone. E’ triste. E’ molto triste che questa gente, grazie alla genialità di Gaber, riesca persino ad attirare pubblico tanta è la fame di cose belle e intelligenti. Perché questi signori, invece di depredare il repertorio di Gaber, non si inventano qualcosa di nuovo, qualcosa che viene dalla loro penna, dal loro talento?
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La risposta è semplice: non hanno idee, e così tanto vale riproporre quello che c’è già, che è già stato un grande successo, ovvero l’enorme repertorio di Re Giorgio.
Giorgio Gaber lo conobbi tanti anni fa quando, insieme a un gruppo di noti autori e cantautori, fondammo il primo vero sindacato, e grazie alla nostra azione riuscimmo a fare dimettere Guido Rignano, allora amministratore delegato della Ricordi e nello stesso tempo Presidente della Siae, per evidente conflitto di interessi.
Altri tempi. Giorgio partecipava a quelle riunioni esibendo una saggezza e una calma che mi impressionavano, ma anche una grande gentilezza e signorilità. Poi siamo spesso andati a vedere i suoi concerti, e dopo, nei camerini, ci accoglieva con calore e simpatia.
Temo di artisti come lui si sia buttato via il famoso stampo. Ho voluto ricordarlo qui, con lo scempio che si sta facendo del suo repertorio, anche se sono certo che molti obietteranno che almeno così le sue canzoni circolano ancora. Tanti saluti.
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