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lunedì, Giugno 17, 2024

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I migliori anni della nostra vita – Analisi

di Alberto Salerno

Questa splendida canzone cantata da Renato Zero, è stata scritta da due grandi autori, Guido Morra per il testo, e Maurizio Fabrizio per la musica. E’ una di quelle canzoni che, come si usa dire oggi, non si scrivono più, perché non ci sono autori capaci di essere a questi livelli di qualità sia artistica che emotiva. Oggi, però, andiamo ad analizzare il testo di Guido Morra, per capirne meglio il senso e la tecnica utilizzata.

Intanto, io amo definire questo genere di testi con il termine “fumetto”, non certo per denigrarlo, anzi, ma perché è pieno di colori e di immagini quasi da fiaba, insomma che si potrebbero trovare su un libretto per bambini.
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Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa, e che è bello pescare sospesi su di una soffice nuvole rosa…

Morra attacca subito con due frasi ad effetto, semplici ed efficaci, anche per quello che vogliono significare. “Ogni giorno che vivi nella tua vita è un giorno regalato dal Signore” e poi “se ogni giorno lo vivi in leggerezza (la nuvola rosa) questo diventa ancora più bello”.

Io come un gentiluomo, e tu come una sposa, mentre fuori dalla finestra si alza in volo soltanto polvere, c’è aria di tempesta…

Eh, che dire? Gentiluomo e sposa, due figure di altri tempi, figure gentili che contrastano terribilmente con quella polvere che si alza e la possibilità di un uragano…

Sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta, ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta…

Osservate come Morra ribadisce quel gentiluomo e quella sposa, scrivendo che loro sono come due alieni, lontani anni luce dal modo di vivere sulla terra, che guardano attraverso una “botola segreta”, dunque agli esseri umani sono invisibili…

Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente… noi non faremo come l’altra gente… questi sono e resteranno sempre…

Eccoci a ricordarci di “Io che amo solo te”, un’ispirazione felice che per me Morra ha avuto, magari inconsapevolmente, ma che richiama senz’altro a quel “c’è gente che ha avuto mille cose”, ma Morra ancora insiste scrivendo… “noi non faremo come l’altra gente”, cioè noi siamo diversi…

E adesso arriva il titolo grande come una casa e di una forza micidiale… “I migliori anni della nostra vita…” e poi quel bellissimo… “Stringimi forte che nessuna notte è infinita…”. Qui è molto facile interpretare. Il presente è terribilmente triste, ma dopo qualsiasi notte arriva l’alba, e così mentre mi stringi attendiamo che essa arrivi e ci porti tempi migliori.

Penso che è stupendo restare al buio abbracciati e nudi… come pugili dopo un incontro… come gli ultimi sopravvissuti…

La ripresa dopo l’inciso la trovo molto erotica, perché mentre fuori imperversa la tempesta, loro fanno l’amore, sfiniti, si sono dati tutto e adesso sembrano due pugili alla fine di un incontro, sudati e stanchi, proprio come dei sopravvissuti…

Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti, e che tutta quella tristezza in realtà non è mai esistita…

Qui, ecco, trovo più difficoltà a capire il perché Morra abbia scritto queste due righe, evidentemente avevano messo in dubbio il loro amore, e la tristezza di quelle difficoltà ormai è superata…

Bene, grandissimo testo, grandissima canzone, grandissimo interprete… il massimo che si può ottenere.

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