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domenica, Settembre 15, 2024

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FIMI, LA CLASSIFICA DEGLI INCLASSIFICABILI

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Settimanalmente la Fimi, che si occupa di rilevare le “vendite” dei dischi in Italia, pubblica le classifiche, precisamente ogni venerdì pomeriggio, divise in tre categorie.

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Il criterio è questo, preso direttamente dalle pagine Fimi:

– TOP 100 Album & Compilation: i 100 Album e Compilation con il maggior numero di vendite e di ascolti rilevati all’interno dei canali rappresentati. Si considerano a tal fine gli album su supporto fisico (es. CD, Vinili), in download digitale, gli ascolti in streaming premium e ad-supported.

– TOP 20 CD, Vinili e Musicassette: i 20 album su supporto fisico con il maggior numero di vendite rilevate all’interno dei canali rappresentati.

– TOP 100 Singoli: le 100 canzoni con il maggior numero di download e con il maggior numero di ascolti in streaming audio e video, premium e ad-supported, rilevati all’interno dei canali rappresentati

L’anomalia, da quando il vecchio 45 è andato in pensione, è che i brani presenti nella classifica dei singoli non sono veri e propri singoli, ma brani presenti negli album di qualche cantante e scaricati dalle varie piattaforme. Quindi se io scarico i brani uno per uno vengono caricati nella classifica dei singoli e poi automaticamente faccio anche salire l’album nelle vendite. Questo comporta che, come è già capitato, nelle prime dieci posizioni ci siano diverse canzoni dello stesso album, brani che magari restano in classifica uno o due settimane, sparando l’album nei primi posti fino dalla prima settimana di uscita.

Mai, come negli ultimi anni, è ormai consuetudine vedere i nuovi lavori entrare direttamente alla numero 1 e poi, dopo poche settimane, crollare nel fondo della classifica. Quando i dischi si vendevano veramente, il vinile entrava magari al fondo della classifica e poi, settimana dopo settimana, raggiungere la vetta, restandoci per qualche tempo. Oggi, nel tempo del “tutto e subito”, entrano ed escono alla velocità della luce. Un esempio è “Invisibili” del rapper romano Il Tre. Entra al 1’ posto a metà settembre del 2023, a metà ottobre è già alla posizione 93 e poi uscire dalla classifica. Idem per il canadese Drake, con il disco “For al the dogs”, entra al 1’ posto la prima settimana di ottobre 2023, ai primi di novembre è già fuori dai primi 100. E’ possibile o le rilevazioni hanno qualche difetto di procedura?

E’ evidente che non è più da tempo una classifica di vendita, ma una classifica di chi smanetta sullo smartphone, sentendo e risentendo il brano preferito, facendo credere a chi guarda la classifica Fimi che in Italia esista solo la musica trap, relegando il pop in posizioni di secondo piano. Quindi chi ha sempre comprato una copia sola di un disco è in qualche maniera “di valore statistico minore”, rispetto a chi sente di continuo il brano sulle varie piattaforme. Nonostante questo, un disco come “Re Mida” di Lazza, in classifica ininterrottamente dal marzo del 2019, è certificato per circa 200.000 copie. Quasi 5 anni e mezzo per 200.000 copie? Battiato con “La voce del Padrone” e Baglioni con “La vita è adesso” in circa un anno sono arrivati al milione di copie, superando poi questo importante traguardo nel tempo. Ad oggi “La vita è adesso” veleggia intorno ai 4 milioni di copie!

Ulteriore aspetto ridicolo è la distribuzione continua, a pioggia, dei dischi d’oro e di platino. Le soglie per la Fimi sono:

– brano singolo, 50.000 copie disco d’oro, 100.000 disco di platino e così di seguito;

– album, disco d’oro con 25.000 copie, di platino con 50.000.

Decine e decine di brani hanno questi riconoscimenti che ormai hanno perso il valore che rappresentavano. Se uno fa un confronto con gli Stati Uniti, quasi 330 milioni di abitanti, noi quasi 59 milioni, l’abisso è lampante. Nel 2023 solo 19 album hanno raggiunto una qualche certificazione negli USA. In Italia… 290! Ma ci rendiamo conto? Il disco di platino in America lo si raggiunge al milione di copie, in Italia alle 50 mila.

Facendo una semplice equazione matematica, si capisce che sarebbe più corretto portare il tetto in Italia alle 200 mila copie per il platino e alle 100 mila copie per l’oro, sia per i singoli che per gli album.

Di questa stregua abbiamo cantanti in Italia che hanno più dischi di platino e d’oro dei colleghi americani…  Lazza ha 44 dischi di platino e 40 d’oro, i Beatles negli Stati Uniti 48 d’oro e 42 di platino, Sfera Ebbasta 179 dischi di platino e 31 d’oro, Elvis Presley in America 101 d’oro e 57 di platino.

Forse c’è qualcosa da rivedere nella metodologia delle classifiche?

Inoltre dal primo gennaio 2024 la classifica dei vinili, unica veritiera nel bilancio delle vere vendite fisiche subisce una alterazione sbagliata verso il basso; allineando infatti cd e musicassette, facilmente reperibili e facilmente soggette a duplicazione e contraffazione, non rappresenta più un dato reale di vendita dei dischi fisici, perché il vinile oltre a non essere duplicabile, ha un costo doppio rispetto a cd e musicassette ed è delicato, soggetto a usura e al fatto che diverse generazioni attuali non sanno nemmeno cosa sia il giradischi e il salto, lo skip delle tracce, è assai difficoltoso.

Andando ad unire la classifica vinili con quella dei cd alle rilevazioni fittizie di vendite di singoli e album multimediali, si spedisce al primo posto la stessa gente che presenzia in maniera discutibile le altre discutibili classifiche. Visto che fino a dicembre del 2023 era l’unica classifica che rappresentava lo specchio di verità delle vendite concrete dei dischi, trovando anche storici lavori ristampati di grandi artisti che tuttora vendono dischi fisici e fanno veri sold out ai concerti.

E l’esempio lampante è che “Dark side of the moon” dei Pink Floyd, era sempre ai primi posti fino a dicembre 2023, per poi precipitare da gennaio 2024 fino alla 13ma posizione in classifica, come “Autoritratto” di Renato Zero, primo nelle vendite fisiche a fine 2023 che si è ritrovato primo nel passaggio dei vinili a capodanno 2024 e subito fuori classifica, lasciando posto ai rapper già nella seconda settimana di gennaio 2024 trovando al primo posto i vinili di Club Dogo e Simba La Rue.

Qui ci si trova davanti a qualcosa di poco chiaro e limpido, andrebbe fatta un’indagine più approfondita, in un settore che già zoppica di suo, in mano ai soliti quattro manager che fanno il bello e il brutto tempo, a discografici che producono ragazzetti senza arte né parte con contratti capestro, senza alcuna preparazione ne musicale ne vocale, ma figli dell’AI con cui compongono canzoni fotocopia. A livello vocale, a parte l’interpretazione del brano che ormai è diventato “superflua”, avere doti vocali è, come dice Zerbi ad Amici, una dote “superata”, e comunque sono tutti aiutati da vari meccanismi e vocoder che livellano verso il basso tutte le proposte musicali. Ormai non sono più “cantanti” ma “parlanti”.

La musica leggera in Italia è alla canna del gas? Forse sì, ma quando si tocca il fondo inevitabilmente si torna a galla, speriamo succeda presto e tutto questo nugolo di “cantanti da tiktok” vadano a fare il mestiere che meritano, non solo loro però, anche chi li ha messi al posto sbagliato nel momento sbagliato nelle condizioni sbagliate.

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