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sabato, Giugno 3, 2023

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Mattia Rame esce con l’album “Lo spazio, l’Egitto, Battiato” – INTERVISTA

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Oggi per FareMusic intervisto l’artista romano Mattia Rame, un cantautore che mi racconta la sua passione per la musica, in particolare per la scrittura.

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I suoi testi rimandano a scene di vissuto quotidiano, ma allo stesso tempo ad atmosfere legate al sogno e alla filosofia. “Muoviti” è un’esortazione a non restare fermi. É la presa di coscienza che, lavorando sulla consapevolezza del nostro stato d’animo interiore, possiamo essere in grado di cambiare la percezione stessa dei nostri problemi e dell’ambiente circostante. Acclarato che, anche un piccolo movimento del nostro corpo, innalza i livelli di serotonina nel sangue e sprigiona le endorfine che donano luce significativa alle cose gettate nell’ombra, restare fermi pare non essere mai una buona soluzione.

“Muoviti”, nato dall’esperienza stessa dell’artista, è un brano autobiografico che ruota intorno alla citazione nascosta di William James.

Raggiungo Mattia al telefono per farmi raccontare la genesi del suo ultimo lavoro: l’album “Lo spazio, l’Egitto, Battiato” e del singolo “Muoviti”, prodotto da Alessandro Giovannini al White Rock Studio di Roma per Gallia Music, che ne anticipa l’uscita.

mattia rame

Ciao Mattia, sono Antonino Muscaglione, benvenuto su FareMusic, come stai?

Ciao Antonino, tutto bene, periodo molto intenso questo, in questo momento sto scrivendo molto, mi sono preso una pausa di tre anni dal 2016 al 2019, adesso invece sono in piena attività, da una parte la scrittura, sto scrivendo nuove cose, dall’altra la promozione del mio ultimo lavoro, disco che era pronto da un po’ di tempo, ma che abbiamo deciso di pubblicare adesso.

Ho ascoltato “Muoviti”, il primo singolo estratto, ti dico subito che per intensità della scrittura mi hai subito rimandato al maestro Battiato, poi ho letto il comunicato stampa e ho letto solo in un secondo momento il titolo del tuo album “Lo spazio, L’Egitto, Battiato”, quindi ho pensato che la mia intuizione non fosse affatto una coincidenza.

No, non lo è e intanto ti ringrazio per l’accostamento. Ho seguito Battiato per tanti anni nei suoi concerti, ho studiato la sua poetica, la sua capacità di far cantare frasi complesse, difficili da scrivere in musica, ma che solo lui riusciva a rendere fluide. Io, ad esempio, in “Muoviti”, che è un brano ricco di citazioni e frasi estrapolate da diverse cose che ho letto, ho voluto citare William James, uno dei padri della psicologia americana e di quella empirica: «è impossibile rimanere tristi manifestando i sintomi dell’allegria», una frase che dà l’input al mio lavoro, mi è servita per uscire da un periodo di fermo in cui sono stato male, è stata un’affermazione terapeutica e la scrittura di questo album è stata fondamentale per uscirne fuori.

Quindi in questa complessità di parole, qual è il tuo modo di scrivere una canzone, ti chiedo banalmente, parti dal testo o dalla musica?

Mi hanno fatto diverse volte questa domanda, diciamo che dipende dal brano, ho taccuini pieni di frasi scritte da me ed estrapolate da mie letture che diventano il motore per scrivere un brano, altre volte prendo la chitarra e suono una melodia che poi mi serve per scrivere l’intera canzone, diciamo che non c’è una regola.

Quindi se dovessi farti la domanda, per parafrasare la Fagnani, “che (non belva ma) strumento ti senti?” cosa mi risponderesti?

Non saprei, però non volendoci pensare e rispondendoti di getto ti dico la chitarra, non voglio sembrare pretenzioso, dico una chitarra elettrica.

Qual è stato il modo in cui ti sei approcciato alla musica e qual è il tuo primo ricordo da piccolo con la musica?

Ho un ricordo molto personale della mia infanzia, a casa dei miei non c’erano molti dischi, non c’era una vera e propria cultura musicale, ma nonostante tutto ho un ricordo bellissimo, mio padre aveva una chitarra che teneva conservata in una custodia di pelle nera, ero molto piccolo e ho il ricordo di questo oggetto enorme. Ogni tanto la prendeva e strimpellava qualche brano assieme a me e a mia sorella. Io ho cominciato molto dopo, sarò stato adolescente, tra gli anni delle medie e delle superiori, anche invogliato da alcuni miei zii che mi mettevano a conoscenza della musica rock degli anni ’60 e degli anni ’70.

Ho estrapolato alcune frasi dalla tua “Muoviti” e volevo chiederti cosa intendi quando dici «non ho mai visto una tigre avere un tic»? Ho pensato all’esitazione che un’animale come una tigre non ha perché istintiva e coraggiosa nel compiere un’azione, quell’azione che inviti a compiere, che è proprio quella del muoversi, del darsi na mossa!

A dire il vero non ho dato una interpretazione chiara, ma mi piace la tua chiave di lettura. A volte si scrivono delle cose, pensi che stiano bene, non riesci a spiegarle neanche a te stesso, come capita a molti artisti di scrivere una cosa che non spiegano necessariamente, ma che poi si apre ad altre interpretazioni. Potrei dirti la stessa cose per altre parti del testo, come quando dico «Tutti gli organismi sono inventori e tecnici come nel caso dei ragni», oppure quando parlo degli animali che amo e osservo, sempre nel testo ho scritto su cosa pensano gli animali degli esseri umani.

E cosa hanno pensato i pesci di Francavilla quando hai girato videoclip in pieno inverno?

Abbiamo girato il videoclip a dicembre, c’era una temperatura tutto sommato mite, ci saranno stati quindici gradi, ma l’acqua era gelida, ho tentennato ma mi sono immerso senza avere sotto a quel completo una tuta termica, la regia è di Filippo Silvestris ed è stato girato in un luogo suggestivo ai piedi del monte Pollino, tra montagne, fiumi e mari. Mi piace citare, a proposito di pesci, la storia in cui due pesci si incontrano in mare, uno chiede all’alto come sia la temperatura dell’acqua e l’altro gli risponde: “che cos’è l’acqua?”, se lo avesse chiesto a me gli avrei risposto che era gelida!

mattia rame

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