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venerdì, Marzo 24, 2023

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SANREMO 2023: IL BRANO DI ULTIMO VISTO CON L’OCCHIO DI UN PRODUTTORE MUSICALE

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[Total: 4 Average: 4.3]

Continuo con l’esperimento fatto ieri e, prendendo in considerazione la classifica attuale che lascia presagire che, salvo sorprese, la vittoria sia un fatto a due tra Marco Mengoni ed Ultimo, avendo già analizzato il pezzo di Mengoni propongo, di seguito, anche l’analisi di Alba di Ultimo.

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Il brano parte con un classico e rapido giro introduttivo di pianoforte.

Entra la voce e la scelta artistica è quella di lasciare la prima strofa in un’atmosfera minimalista, con melodia nel registro basso dell’artista accompagnato dal solo pianoforte. Il pezzo comincia a crescere con una pulsazione ritmica, data dalla cassa della batteria ed un ambiente creato dall’ingresso di un synth pad/voice che ha il compito di evocare suggestione in chi ascolta. Il timbro di voce entra poi in un range più congeniale a lui e quindi l’effetto suggestivo voluto riesce bene nonostante il basso (strumento) non sia ancora entrato.

Dopo un breve riaccenno di intro parte la seconda strofa.

Stavolta la pulsazione della cassa rimane sotto ed entra anche il basso che va a consolidare il tutto. La parte di pianoforte presenta una variazione su note più alte che fanno anche ritmica e in lontananza, con molto riverbero, una chitarra elettrica rinforza con accenni la parte del piano. L’insieme, pensato con mestiere, contribuisce a fasciare ancor meglio la voce portando in modo più intenso l’ascoltatore dentro il brano. Mentre il pezzo si avvicina all’inciso, in punta di piedi, con volume e con un filtro sonoro, entra anche un accenno ritmico a crescere. Poi classica pausa con effetto ambient che prepara all’inciso.

Parte l’inciso e salgono le dinamiche degli strumenti.

Sale la voce che prende corpo ed intensità ed entra, classica nel genere, una parte minimal di archi. La ritmica, pur sempre nel minimalismo sonoro, prende più forma e, ad arte, la melodia sale sempre di più esaltando il timbro di Ultimo. A questo punto tutto è giocato sulle dinamiche, sempre a crescere. Poi, in un punto qualificato dal testo come ulteriore step enfatico entra, in background, un synth/voice (o una voce) che evoca quasi una parte lirica, che sempre piace all’ascoltatore medio. Da lì in poi è tutto un crescendo: voce, archi, ritmica fino all’apice.

Poi, improvvisamente, a valorizzare una precisa frase del testo, ritmica e basso vanno via riportando il focus su voce e parole in un intimismo quasi teatrale che lo accompagna verso un finale strappa applauso, classico e molto di mestiere.

L’analisi di Alba di Ultimo rivela un brano molto ben pensato, costruito e realizzato ad arte nel suo genere e che avrebbe sicuramente avuto anche l’approvazione dei grandi produttori della vecchia guardia.

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