Non amando particolarmente guardarlo in diretta, oggi ho cominciato ad ascoltare i brani del Festival di Sanremo.
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Vedo in giro molte pagelle, che riflettono rispettabilissime opinioni personali, ma non analisi di ciò che avviene realmente nei brani. Compatibilmente con il tempo che ho, tenterò di farne qualcuna. Mi auguro di fare cosa gradita, perché magari ci sono persone che non sono del mestiere che potrebbero essere interessate a capire cosa succede “tecnicamente” all’interno del loro pezzo preferito.
Parto con il brano di Marco Mengoni, “Due Vite”, che è il primo che ho ascoltato e che mi pare di capire sia il favorito per la vittoria finale.
ANALISI DEL BRANO “DUE VITE”
Intro di pianoforte che, complice una bella dose di riverbero, crea molta atmosfera. Rapida accelerazione metrica del canto, armonia molto standard e un po’ scontata, ma ottima per le orecchie della massa. C’è mestiere. Il pezzo cresce pian piano ma, quando sembra che stia partendo, la scelta artistica è quella di farlo comunque rimanere sull’atmosferico ritardando la ritmica.
Pausa… Poi parte la cassa in quattro e il pezzo sembra andare in una direzione che pare congrua rispetto a ciò che si sta ascoltando. Certo, la partenza della ritmica ad un minuto e 38 secondi dall’inizio è molto ritardata ed un filo anti-marketing, ma è una scelta. La melodia ha sempre molta metrica con arzigogoli, a favorire le caratteristiche vocali di Mengoni (che indiscutibilmente ci sono). Il pezzo comunque sembra prendere una certa direzione. Poi la cassa in quattro si ferma per creare l’atmosfera che prelude all’inciso, anche questo un classico del mestiere, ci sta.
Parte l’inciso, la melodia classicamente si allarga e parte anche la ritmica (a due minuti e undici, parecchio ritardata) che però non è quella che la strofa lasciava intendere ma ripiega su un classicone old style mid-tempo, portato sul piatto ride della batteria, un filo “antico”. Questa però è una scelta precisa ed obbligata dalla composizione del pezzo, che svela due nature compositive diverse fra la strofa e l’inciso. Tanto diverse da rendere obbligata la scelta, normalmente illogica, di partire con la cassa in quattro per poi non poterla far proseguire sull’inciso. Il farlo avrebbe infatti reso il pezzo una “maranzata” di dubbio gusto… E qui potrebbero aprirsi discussioni sulla natura intrinseca delle singole parti che compongono un pezzo. Discussioni che però io mi guardo bene dall’aprire.
Il pezzo continua in un crescendo creato ad arte per mettere in risalto le indubbie qualità vocali di Mengoni. Diciamo che un produttore della vecchia guardia avrebbe detto che forse ci si è un po’ complicati la vita…
L’arrangiamento è ben fatto e giusto per la natura compositiva del brano. Non si rilevano parti di singoli strumenti che risaltino per originalità ma il “pacchetto d’insieme” è molto ben realizzato e funziona. Il pezzo sicuramente, pur non essendo un radiofonico per eccellenza, si sentirà molto.
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