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sabato, Settembre 7, 2024

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L’importanza di una notizia inedita

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Non mi sono mai vantato di aver conosciuto artisti importanti. Non è stato un merito, è accaduto e basta, a volte per semplici circostanze, altre per lavoro, altre ancora perché nell’ ambiente artistico e musicale non è difficile incontrarli.

Se non sei invasivo e se non te la tiri è facile essere invitato in particolari situazioni. Ho così avuto modo di apprendere tante cose e di conoscere da vicino artisti che mai avrei pensato di incontrare nella mia vita, così come conoscere fatti inediti, mai letti nelle biografie ufficiali e nei comunicati stampa di routine.

Quando organizzavo concerti venivo invitato dai promoter, quando facevo il discografico dai colleghi o dagli artisti in persona, quando lavoravo in televisione me li trovavo in studio o in redazione, altre volte invece li ho cercati per lavoro, tutto qui. Negli anni poi per la radio, tv o libri credo di aver scritto più di 500 interviste. La vita degli artisti è sempre più interessante delle altre e per questo sono diventato un divoratore di biografie autorizzate o meno.

Quando preparo un’intervista cerco di documentarmi il più possibile. Telefono a conoscenti del personaggio da intervistare e mi faccio raccontare qualche segreto, poi vado a vedere e leggere le interviste che ha rilasciato ad altri, evitando qualsiasi ripetizione. Insomma vado ostinatamente controtendenza. Così mi capitò che a Segnali di Fumo su Videomusic, dopo aver scritto un’intervista di mezz’ora a Laurie Anderson con domande che non riguardavano la musica ma tutt’altro, lei mi guardò sorridendo e mi disse:

“Complimenti, mi hai fatto parlare mezz’ora di me e della mia vita senza parlare di musica. Non mi era mai accaduto prima. Forse questa è la più bella intervista che ho rilasciato finora. Grazie.”

E così mi capitò di cenare allo stesso tavolo con James Brown all’Osteria L’Operetta di Milano insieme alla sua band e altri del suo staff. Francesco Sanavio mi aveva chiesto di portarli in un ristorante non conosciuto per evitare imbucati e possibilmente gratuito. Così feci, perché il mio amico desiderava far conoscere la sua trattoria aperta da poco ed era disponibile a offrire la cena. Peccato che James Brown gli vuotò il bancone degli alcolici distribuendo a tutti i presenti, Cognac e altri superalcolici perché non voleva che bevessero vino o birra. Quando uscimmo insieme tratteneva a stento le risate, perché sapeva di averla combinata grossa, poi si grattò la parrucca che ancora indossava e mi firmò un autografo sul pass all’areas del concerto al Vigorelli di Milano. Durante la cena mi raccontò che per lui la sua band era una famiglia e lui il padre, quello che puniva o premiava a seconda di come si comportavano i suoi “figli, fratelli e sorelle”. Durante il suo concerto avevo visto un suo numero di puro cabaret in cui prendeva per il culo gli spettacoli dei casinò, e a cena gli chiesi di spiegarmi l’idea.

“Non c’è niente che mi fa più ridere degli spettacoli dei maghi, quelli che strappano un ohhhh del pubblico perché la gente ha indovinato una carta uguale a tutte quelle che erano nel mazzo”.

Scoprii in quell’occasione che James Brown nonostante la sua fama acquisita di duro e violento, aveva un’ironia straordinaria ed era molto affabile e disponibile con tutti, anche con me che aveva visto per la prima volta e neanche sapeva chi fossi e perché ero seduto al suo tavolo.

Così scoprii anche che Fabrizio De Andrè all’Agnata nella sua azienda agricola, odiava il cellulare. Il giorno prima aveva ricevuto una bolletta stratosferica perché gli avevano clonato il telefonino. Lo vidi prendere una vanga e seppellirlo nel giardino per disfarsene del tutto. Geniale. Conservava un quaderno con i nomi di tutte le sue vacche. Quando lo leggeva a voce alta pensavo che quelli fossero i nomi delle sue fans invece erano i nomi delle sue vacche. La sua preferita era una certa Teresina che aveva qualche problema di salute.

Storie del genere ne ho tante nel cassetto, come quella in cui Laura Pausini mi raccontò prima di registrare una puntata di “Night Express” su Italia uno, che era molto amica di Marilyn Manson. Cavolo, mi dissi, croce e delizia, acqua santa e il diavolo amici. Fantastico! Scrissi al volo una domanda sul copione e lo diedi a Paola Maugeri che presentava il programma. La Pausini ne parlò volentieri sperticandosi in lodi su Manson. Il giorno dopo scoprii che quella domanda era tra i picchi di ascolto della puntata. Era piaciuta perché il fatto in sé era sorprendente. Nessuno poteva aspettarsi che la Pausini nazional popolare fosse amica del diavolo, inviso da tutte le tv.

Ecco perché l’inedito, inteso come notizia o fatto che non ti aspetti, funziona sempre, è il miglior antidoto all’ovvio, allo scontato, al convenzionale, al trito e ritrito da Wikipedia docet. Oggi mi capita di rado di ascoltare o leggere cose sorprendenti che riguardano la vita e la personalità di un artista. In tv poi si va di defult sull’ovvio.

Ad esempio ultimamente su Franco Battiato sono state dedicate intere pagine e ore di trasmissioni televisive. Tutta la sua prima parte biografica, con qualche eccezione, è stata volutamente estromessa. Mi riferisco agli anni settanta, in cui Franco Battiato portava in scena un concerto assolutamente lisergico e adrenalinico in cui lui saltava sul palco come un pazzo furioso fino all’ultimo pezzo, lanciava sul pubblico una sorta di preservativo gigante lungo dieci metri e gonfiato ad aria compressa, che il pubblico in platea si passava con le braccia di fila il fila. Io all’epoca facevo il liceo ed ero tra il pubblico. Il tutto avveniva la Teatro Carcano a Milano. Anni dopo lo raccontai a Franco e lui mi disse: “Complimenti per la tua memoria, sai che quella tournèe dovetti interromperla? A fine concerto ero sempre esausto”. L’immaginario popolare di Battiato è quello di un uomo calmo, estremamente mite e riflessivo ma evidentemente per diventarlo, era partito dal contrario, dall’eccesso e dalla frenesia, così come lo avevo visto io al Carcano con i miei compagni di classe. Ricordarlo in tv, sarebbe stato un inedito importante. Macchè. Tutto questo per dire, al di là delle mie esperienze professionali, che l’inedito è fondamentale, così come lo è l’imprevisto in un viaggio.

Che senso ha fare un viaggio nell’altro capo del mondo per stendersi su un lettino sulla spiaggia di un hotel? Lo puoi fare anche all’Idroscalo a Milano. Magari invece è più avvincente trovarsi di colpo in un luogo isolato perché la macchina non va più e sei costretto a fare a piedi dei chilometri in cerca di qualcuno che ti possa dare una mano. Hai un problema, chiedi aiuto, conosci le persone e capisci come ragionano in questi casi. Può andarti bene o meno ma l’esperienza ti servirà comunque.

L’imprevisto e l’inedito: cose che non sai, cose con cui devi farci i conti e che ti servono ad aprire la tua mente, a farti dei dubbi e a costringerti a pensare, a riflettere, a rivedere certe opinioni e convinzioni che pensavi immutabili. In fondo basterebbe infrangere il pregiudizio o più semplicemente essere curiosi. Tutto questo accade di rado, nei giornali, in tv o sui social. Tutti noi scriviamo coccodrilli ed epitaffi quando qualcuno lascia questa valle di lacrime. La maggioranza di noi per ricordarlo scrive tre righe tratte da Wikipedia, come nel caso della recente scomparsa di Vangelis in cui si posta che lui ha composto la colonna sonora di Blade Runner. Ce ne fosse uno che avesse scritto che Vangelis era un musicista autodidatta che nonostante centinaia di composizioni scritte e una vita in musica, non aveva mai imparato a leggere o a scrivere uno spartito. Straordinario no?

Vi lascio con un paio di ultimi inediti. Lo sapevate che Charlie Chaplin all’Olympia di Parigi chiese un autografo a Gerry Bruno dei Brutos? Gerry a momenti sveniva in camerino. E che fu Claude Lelouch a chiedere ai Brutos di girare un loro video clip demenziale in cui i Brutos vestiti da pastori sardi, si tiravano schiaffi in mezzo a un gregge di pecore? Non sono propriamente inediti ma immaginatevi cosa salterebbe fuori da qualche fatto inedito di Vasco Rossi o di Lucio Dalla. Magari saperli.

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