Oggi 2 Giugno l’industria musicale si unisce alla lotta alla discriminazione, al razzismo e soprattutto all’ingiustizia in un’iniziativa senza precedenti per dire “basta”: #TheShowMustBePaused.
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Di solito nel mondo dello spettacolo e della musica, quando succede qualcosa, si dice ” The show must go on”. Ma questa volta NO… questa volta è troppo, e il mondo della musica e dell’industria musicale dice che ora, invece, bisogna FERMARSI… “The Show Must Be Paused”, perchè bisogna FERMARE l’ingiustizia, la discriminazione, il razzismo insiti nella nostra società, nella nostra cultura e nelle nostre istituzoni.
Le grandi case discografiche insieme ad altre etichette musicali che producono musica black, Motown e Atlantic in testa, si uniscono alla protesta in atto in USA nata a seguito la morte di George Floyd.
Il 2 giugno è stato scelto come giorno di black out con l’hashtag #TheShowMustBePaused, inteso non come sciopero, ma come una RIVOLUZIONE RIFLESSIVA, una occasione per il mondo musicale per unirsi tutti insieme per solidarizzare con chi sta lottando, per riflettere seriamente su quanto sta succedendo, riflettere innanzitutto sulla deriva di discriminazione, razzismo e ingiustizia a cui è arrivata la società e le istituzioni americane.
Mai come questo momento l’inustria musicale si era mossa così compatta per dimostrare la loro vicinanza alla comunità nera, a tutti gli artisti allo staff.
Alla mobilitazione si sono uniti, oltre a molti artisti, tanti addetti ai lavori, tra cui professionisti, manager e altri. Si uniscono alla protesta anche Netflix, Amazon e YouTube.
Toccante è stato il comunicato di Universal Music che ha pripresoo le parole di Martin Luther King: “C’è un momento nel quale il silenzio significa tradimento“.
Inoltre Lucian Grainge, il CEO della major ha annunciato la nomina di Jeff Harleston, capo dell’area legale, alla guida di una task force per la “social justice”.
La Columbia Records (etichetta della Sony Music) ha esortato a ripensare le strade per la solidarietà per stare vicino alla comunità nera.
Anche in Italia si è mosso qualcosa. Il presidente di Warner Music Italy, Marco Alboni, ha deciso che il 2 giugno, festa della Repubblica nel nostro paese, sarà anche per la casa discografica “un momento di pausa per dirci tutti quanti cosa dobbiamo fare per concretamente contribuire alla fine delle ingiustizie che non rispettano la vita”.
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