Il geniale sassofonista Lee Konitz, uno degli ultimi grandi maestri del Jazz mondiale, è venuto a mancare a causa del Covid-19. E’ successo ieri, mercoledì 15 aprile, al Lenox Hill Hospital di New York. A darne la triste notizia è stato il figlio Josh Konitz.
Lee Koniz aveva 92 anni e per 70 anni, fino a poche settimane prima di morire, non ha mai smesso di suonare.
Il suo irragiungibile e inconfondibile stile musicale e la sua tecnica come sassofonista erano inimitabili, grazie anche alla sua straordinaria e geniale capacità d’improvvisare.
“Improvvisazione’ significa ‘imprevisto’. Una domanda che faccio sempre a coloro che si definiscono improvvisatori: quanto di ciò che ‘improvvisate’ è davvero pianificato? L’idea che la musica è piena di sorprese” diceva.
Konitz era nato a Chicago il 13 ottobre 1927 e cominciò a sunare con il clarinetto per poi passare, a 11 anni, al sassofono, lo strumento della vita. Iniziò a incidere agli inizi degli anni ’40 e nella sua lunghissima carriera aveva suonato con tanti miti del Jazz, compreso Miles Davis nel capolavoro Birth of the Cool. Aveva collaborato anche con Charles Mingus e Bill Evans, ma anche con Michel Petrucciani in Toot Sweet, con Dave Brubeck, Gerry Mulligan, Ornette Coleman, Max Roach e Bill Frisell e tanti altri.
Lee Konitz è stato un musicista puro, poco interessato alla popolarità e al successo in termini economici. Lui viveva di musica, di Jazz e per il gusto di suonare, passando da collaborazioni con nomi importanti a progetti più modesti, dai duetti alle big band. Si dice che non abbia mai avuto un ufficio stampa che lo promuovesse, né un manager e, addirittura neppure un indirizzo email dove contattarlo.
Il maestro ha anche suonato in Italia, soprattutto a Umbria Jazz e al Barga Jazz. Si è esibito con artisti italiani quali Rava, Glauco Venier, Enrico Pieranunzi e Ornella Vanoni. Con Franco D’Andrea, nel 2001, incide l’album Inside Rodgers, mentre con Stefano Bollani, nel 2003, registrò Suite for Paolo. Nel 2007 invece, con il pianista Riccardo Arrighini registrò The Soprano Sax Albums: Standards.
A 82 anni era pronto a gettare la spugna, pensando di aver fatto abbastanza: “Ho ottenuto quella sorta di rispetto, sono un ‘vecchietto’, anche se non ho mai fatto grossi soldi o venduto tanti dischi. Però ho l’opportunità di suonare e questo è grandioso”. “Improvvisazione’ significa ‘imprevisto'”, spiegava, “e questa è una domanda che faccio sempre a coloro che si definiscono improvvisatori: quanto di ciò che ‘improvvisate’ è davvero pianificato? L’idea che la musica è piena di sorprese”.
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