Ci siamo, dopo le polemiche, le maschere, la beffa alla stampa per la presentazione dei big anticipata e qualche passo indietro, comincia il Festival di Sanremo numero settanta.
Come da consuetudine il tg1 di Rai1 apre una finestra sul balconcino di Sanremo con l’iconico Vincenzo Mollica, con lui Amadeus e Fiorello.
Il Festival vero e proprio ha inizio alle 20.52 del 4 febbraio 2020, Fiorello vestito da prete entra dal fondo del Teatro Ariston, fa il suo evitabile monologo.
Alle 21 in punta entra Amadeus che accende la meravigliosa scenografia disegnata dallo scenografo dei Festival di maggiore successo Gaetano Castelli, le modanature barocche avvolgono un’orchestra che però pare sia stata convocata in formazione low cost. Scorrono i titoli di testa, la Rai ha schierato le firme più note dello spettacolo italiano, dal coreografo Franco Miseria, alla regia Stefano Vicario, direttore d’orchestra il maestro De Amicis.
Si comincia subito coi giovani, duello fra il gruppo Eugenio in Via Di Gioia e Tecla Insolia, il gruppo canta Tsunami, col loro Tsunami vogliono travolgere la città, il frontman si dimena, ma l’Ariston rimane impassibile, voto 6. Tecla canta 8 marzo, gli autori del pezzo sono una caterva, lei precisa ed emozionata mi riporta per timbro ed interpretazione agli anni ’90, voto 6 e mezzo.
Il verdetto è istantaneo, il voto è espresso da una giuria demoscopica, continua l’avventura per Tecla col 50,6% che passa alle semifinali delle nuove proposte.
Nel prossimo duello ci sono Fadi e (il papabile vincitore del torneo cadetto) Leo Gassman. Fadi canta, con poca voce, forse sarà colpa dell’emozione, Due noi, sembra porti il brano a compimento a fatica, voto 5. Tocca a colui che pare tra i giovani il più forte, Leo Gassman, porta sulle spalle un cognome importante, interpretazione intensa e convincente, a mio avviso ha l’X factor, voto 8, per lui l’applauso più forte.
Si passa alla votazione della giuria demoscopica composta da sole trecento persone, passa alla semifinale col 54% Leo Gassman.
Prima di passare alla gara dei big, tocca a Tiziano Ferro che omaggia Domenico Modugno (e Franco Migliacci, diciamolo) con, per l’ennesima volta da quel palco, Volare nel blu dipinto di blu.
Dopo questa interpretazione non è da stasera che mi piacerà il simpatico cantante di Latina che, forse per l’emozione, ha lasciato l’intonazione in camerino.
Scende dalle scale con passo incerto la grande Irene Grandi che canta Finalmente io, meno incerta quando attacca con la prima nota. Era il 1994 quando da questo palco cantava Fuori, ora è dentro, c’è con anima e corpo, per lei voto 7.
Tocca a Diletta Leotta, prima delle dieci donne del Festival, presentare Marco Masini che canta Il confronto, pezzo forte, firma inconfondibile, voto 8.
Dopo 47 anni torna in gara Rita Pavone con Niente (Resilienza 74), grinta incredibile dall’alto dei suoi 74 anni, per lei standing ovation e l’applauso più grande, voto 8.
Per presentare Achille Lauro è la volta di Rula Jebreal, scende le scale con un abito che mi ricorda quello della Madonna addolorata realizzato da Dolce & Gabbana per una chiesa a Polizzi Generosa. Ma, tra le facce increduli delle violiniste, il mantello magicamente cade e Achille rimane in un’improponibile tuta glitterata in stile Britney Spears. Colpisce più il look che il pezzo, voto 6.
Tocca continuare a Diodato, con la sua Fai rumore, preciso e convincente, voto 9. Mentre scrivo, leggo sui social gli apprezzamenti di Luigi Albertelli e di Piero Cassano, per loro il festival si ferma qui.
Per la terza volta all’Ariston le ritrovate Vibrazioni diretti dal maestro Beppe Vessicchio al quale il pubblico dedica un applauso affettuoso. Dov’è è un pezzo convincente cucito addosso alla vocalità di Francesco Sarcina, una canzone con diversi colori, voto 8.
È la volta dei super ospiti, si fa quel che si può, Albano e Romina che portano, non lo sa solo chi non lo vuole sapere, un brano scritto da Cristiano Malgioglio, ovviamente seduto in prima fila, non prima però di averci fatto ripassare i loro grandi successi. Per loro la seconda standing ovation, anche se ho il sospetto che la gente si era alzata per andarsene. Dopo applausi e standing ovation cantano l’inedito in playback, con orchestra che segue in playback… e forse anche l’applauso in playback. Finalmente è l’ora della pubblicità.
Si continua col favorito Anastasio che canta Rosso di rabbia. Si attacca con una chitarra elettrica che porta ai tempi del rock più duro, disinvolto come non fosse all’Ariston, rap convincente, voto 9.
Con Almeno tu nell’universo Tiziano ci regala qualche altra bella stonatura. Capisco l’omaggio, ma perché confrontarsi con un mostro sacro della musica italiana? Ha potuto osare solo Elisa, in altri tempi, con il suo garbo e la sua eleganza… no Tiziano, come direbbe Pippo Baudo: «non lo dovevi fare!».
Dopo una pausa di monologhi su monologhi arriva Elodie con Andromeda un pezzo elettronico anni ’80, presenta un brano che strizza l’occhio alla canzone estiva, fuori stagione, voto 5.
Dopo una lunga parentesi di monologhi e qualche spot, la gara continua con Bugo e Morgan e il brano Sincero, sa di pezzo sperimentale ancora in fase di sperimentazione, l’interpretazione imprecisa dei due completa l’opera, voto 6.
Da Io canto, passando per Amici, arriva a Sanremo Alberto Urso con Il sole ad est che già negli intenti mi rimanda, negli intenti, a Con te partirò, la classica canzone da Festival, quella scritta con l’intento di vincere. Voto 6.
Terza uscita per Tiziano Ferro che dopo le precedenti interpretazioni “accetta miracoli”, saluta il pubblico e li rimanda a domani per l’atteso duetto con Massimo Ranieri.
La serata continua con Riki con Lo sappiamo entrambi. Su una cosa ha ragione, parole sue, “però qualcosa non torna”, e probabilmente si riferisce al suo completo di almeno due taglie più grande. Voto 5, non per il completo, ma per il brano.
Raphael Gualazzi con Carioca chiude la prima serata del Festival, con lui musica e arrangiamenti di altri tempi, sempre originali e festosi, atmosfera felliniana, il ragazzo di Caterina lascia il segno, anche se esegue il pezzo oltre l’una di notte, voto 7.
Bella l’ospitata della Notare (vittima di violenza da parte del suo ex che le ha gettato acido in faccia) con Antonio Maggio che cantano una canzone che porta, tra le altre, la firma di Ermal Meta. Il brano è un inno contro la violenza sulle donne, canzone suggestiva e forse la migliore della kermesse. Purtroppo non era in gara. Voto 8
L’ospitata di Emma Marrone passa come l’acqua, senza lasciar traccia…
Voto 4
Si chiude la prima serata del festival di Sanremo più discusso degli ultimi anni, ecco la classifica parziale:
1 Le Vibrazioni con Dov’è;
2 Elodie con Andromeda;
3 Diodato con Fai rumore;
4 Irene Grandi con Finalmente io;
5 Marco Masini con Il confronto;
6 Alberto Urso con Il sole ad est;
7 Raphael Gualazzi con Carioca;
8 Anastasio con Rosso di rabbia;
9 Achille Lauro con Me ne frego;
10 Rita Pavone con Niente (Resilienza 74);
11 Riki con Lo sappiamo Entrambi;
12 Bugo e Morgan con Sincero.
C’è da dire che in questo Sanremo Amadeus, aiutato dall’amico Fiorello, ha dato ritmo radiofonico alla serata, qualche monologo di troppo e due donne diverse che lo hanno affiancato, Diletta Leotta e Rula Jebreal, questa prima serata porta a casa uno share del 51,24% in termini percentuali per un totale di 12.480.000 spettatori. Nella seconda parte il Festival di Sanremo è stato visto da 5.709.000 spettatori per uno share del 56,19%. Confronto con Sanremo 2019 di Claudio Baglioni: Prima parte: 12.282.000 / 49,40% Seconda parte: 5.120.000 / 50,05%.
Inizio (con)vincente per Sanremo 2020, almeno da un punto di vista dello spettacolo televisivo. Stiamo a vedere come procede.
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