Quando ero al liceo artistico a Carrara, un giorno arrivò davanti alla scuola una sorta di circo ambulante. Una roba proprio minima che faceva quasi tenerezza, da quanto era sfigato.
Ci radunammo in piazza a vedere lo “spettacolo”. Da una tenda uscì fuori un anziano triste come pochi. A torso nudo e con indosso dei pantaloni da pigiama prese un secchio e lo mostrò al pubblico. Era pieno di piccole rane. Poi cominciò a bere litri d’acqua gassata e cominciò a ingurgitare quelle povere bestiole.
Quando ebbe lo stomaco gonfio d’acqua, si cacciò due dite in gola e rivomitò nel secchio le rane. Uno schifo assoluto che fece a tutti una forte impressione. Ma la faccia di quell’anziano “fachiro” in pensione ma ancora attivo sulla “pubblica piazza”, mi colpì più delle rane.
Sembrava dire: “Guarda cosa mi tocca fare per campare“.
Ne fui sconvolto. Da bambino avevo visto altri circhi, molto più sontuosi, con costumi sfavillanti e acrobati dalle lunghe gambe, ma una roba così triste e allo stesso tempo struggente non l’avevo mai vista.
Cosa c’entra questo con il circo del rock e il concerto dei Kiss a Milano del 2 luglio, live del tour mondiale d’addio della band, il The End Of The Road?
Poco o forse tanto, perché mi è bastato vedere l’anziano miliardario Gene Simmons sventolare la sua lingua durante un orribile assolo di basso, per farmi ricordare quel fachiro ambulante.
Allora ho pensato al circo del rock. A quel povero pitone narcotizzato che Alice Cooper si portava al collo, al pipistrello dei Black Sabbath, ai crani argentati dei Rockets e mi sono chiesto: “Come diavolo siamo riusciti a comprare i loro dischi? Cosa ci affascinava di uno spettacolo così trash?”.
Certo, i dischi non erano poi così male, ma vederli dal vivo invece… perché? Le campane a morto, i teschi sulla batteria, i finti alieni dalle tute argentate. Cosa diavolo ci aveva preso?
I fumetti non li leggevamo più da un pezzo eppure quel rock circus l’abbiamo mangiato, digerito più volte. Siamo un po’ come quell’ anziano fachiro di Carrara. Ora possiamo vomitarlo sto’ circo esattamente come le sue rane un po’ rimbambite dalla performance.
Si dirà: “E’ entertainment, che ti aspettavi?”.
Bhè, magari uno si immagina che dopo oltre 40 anni di musica ci si possa anche togliere il trucco e lasciare costumi e ninnoli da circo nelle aste, e suonare del sano rock senza apparire ridicoli o nel migliore dei casi anacronistici. Anche perché nella spettacolarità horror questi signori sono superati di gran lunga da un certo Marilyn Manson, uno che la sa più lunga della lingua di Simmons.
Invece ecco che riappare in scena il business vecchio e consunto del circo rock. Mi chiedo, che razza di pubblico lo vada ancora a vedere? Sicuramente non sono ragazzini, avranno 50, 60 anni con il ventre gonfio di birra che spunta dalle t-shirt con il logo dei Kiss. E mi chiedo, perché?
Per sentirsi ancora gggiovani come da studenti al liceo? Allora mi sono messo un po’ a studiare il fenomeno Kiss ed ecco cosa è saltato fuori:
Si stima che il marchio dei Kiss valga circa 2 miliardi di dollari. Il patrimonio della band sarebbe di circa 300 milioni di dollari, ma secondo Gene Simmons il valore di tutte le loro attività commerciali combinate è ancora più alto, “non meno di due miliardi di dollari”.
E poi ha messo in fila tutte le altre occasioni di business dei Kiss, che non sono solo i dischi venduti (più di 100 milioni nella loro carriera) o i tour mondiali:
“Abbiamo lanciato le crociere superlusso dove andiamo in mare con quattromila fan per tre giorni e una cabina costa mille dollari, abbiamo il Kiss Golf a Las Vegas e persino un servizio di limousine. In tutto parliamo di un totale di 5mila prodotti in licensing. Tra le ultime novità ci sono le corde per l’air guitar dei Kiss”.
Bene, secondo Simmons il logo della sua lingua potrebbe avere un valore economico simile a quella dei Rolling Stones. Ecco svelato il mistero, Gene Simmons, nato il 25 agosto 1949, a settant’anni suonati va ancora in scena vestito da mostro rock recitando la pantomima di sè stesso.
Come dargli torto con un patrimonio di 2 miliardi di dollari? E la musica? Ah bhè, quella è solo un dettaglio…
Venghino siore e siori, il circo è apertO…
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