“One fine morning I woke up early, bella ciao, bella ciao, bella ciao”… canta l’inconfondibile voce ruvida di Tom Waits, evocativa e insieme modernissima in “Bella ciao (Goodbye Beautiful)”, rivisitazione del brano simbolo della Resistenza italiana in rotazione radiofonica da una manciata di giorni.
Complice il videoclip girato da Jem Cohen, cut-up di immagini di una recente dimostrazione anti-Trump svoltasi a Washington D.C., che veleggia oltre le 330.000 visualizzazioni su YouTube, la malinconica cover del cantautore di Pomona ha scatenato un vespaio di polemiche, anche e soprattutto nel nostro Paese.
Il traditional della Resistenza partigiana, in questi mesi, sta godendo di nuova fortuna grazie all’inclusione ne “La casa di carta“, serie spagnola distribuita da Netflix, dove è presente in più versioni tra cui quella di Goran Bregovic.
La reinterpretazione di Waits si colloca però all’interno di tutt’altro contesto ed è per questo che sta lasciando il segno.
“Bella ciao (Goodbye Beautiful)” va infatti ad impreziosire Songs of Resistance 1942-2018, nuovo album di Marc Ribot, chitarrista collaboratore di Waits e nome storico dell’avanguardia newyorchese, interamente dedicato alla musica di protesta.
Il lavoro, presentato come “una sorta di colonna sonora per il particolare momento politico che stiamo vivendo; una colonna sonora che abbia la giusta ambizione, passione e veemenza” è uscito il 14 settembre su ANTI- Records e raccoglie composizioni originali e pezzi della tradizione antifascista della Seconda Guerra Mondiale, del movimento per i diritti civili degli Stati Uniti e diverse ballate di protesta messicane, con la partecipazione di ospiti quali Steve Earle, Meshell Ndegeocello, Justin Vivian Bond, Fay Victor.
Si tratta di un disco politico, dichiaratamente contrario all’America di Donald Trump e a ogni forma di razzismo.
«Fare qualche tipo di musica politica, oggi, è contraddittorio», ha tenuto a precisare Ribot: «Bisogna agire contro qualcosa senza trasformarsi, senza finire per assomigliare a quello che detesti. A volte è difficile capire cosa fare, e immagino che si facciano molti errori, così da imparare qualche lezione. Ma sapevo questa cosa dal giorno dell’elezione di Trump: non starò zitto di fronte a un dittatore sfigato e arancione. Non esiste».
Waits, 69 anni a dicembre, una vita di eccessi che ne ha plasmato la voce rugginosa, cantautore alternativo e contraltare in musica dell’amico Charles Bukowski, da sempre disinteressato alle luci dello showbiz e piuttosto restìo al coinvolgimento nell’attualità della cronaca, questa volta ha deciso di scendere in campo: a convincerlo, il compagno di palco e insieme l’urgenza dell’epoca che stiamo attraversando. La caratura del personaggio ha fatto il resto. «Ho suonato a Tom un po’ di pezzi e ha subito legato con quello [Bella ciao/Goodbye Beautiful]», si legge nella nota stampa di Ribot: «Una cosa è certa, Tom conferisce una certa solennità a tutto ciò che canta. Pensa che un amico italiano mi ha detto che il suo canto assomiglia proprio a quello di un vecchio partigiano».
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