Giovani artisti indipendenti al top.
Esce Motta, fuori dai circuiti dell’indie pop e fuori dai circuiti della trap autoprodotta, cioè il nuovo mainstream indipendente che sta finalmente conquistando le classifiche, svecchiando il nostro paese, i nuovi consumatori, facendo affacciare una nuova generazione teen appassionata di musica diversa, e mettendo all’angolo la vecchia guardia dei produttori, ed è subito un bel botto, per di più nel solco dell’indie italiano storico con echi anglofoni.
Dopo l'”esproprio proletario” degli indipendenti a Sanremo 2018, oramai mai come in questo momento, nell’industria musicale può accadere di tutto e alla fine accade realmente di tutto. Gli storici direttori artistici, come ha detto qualche operatore illuminato, arrivano spesso dopo il pubblico e gli artisti con una loro crew possono fare esplodere progetti musicali on line e dal vivo organizzandosi in maniera indipendente, autonoma, intelligente, sveglia e anche sostenibile, pur nella ristrettezza di risorse dell’epoca.
I veri protagonisti di questi ultimi anni che hanno ucciso anche i padri dell’indie rock tradizionale della meta’ degli Anni Novanta sono quella manciata di ragazzi che con quattro soldi ma con tantissime idee sono stati capaci di ribaltare il tavolo della musica in mano da troppo tempo agli stessi croupier, che ora si trovano spiazzati. E se si guarda alle classifiche, agli streaming, ai live oggi è proprio così: Lo Stato Sociale, Calcutta, Ghali, Coez e Sferaebbasta sono solo alcuni dei nomi che stanno rovesciando il tavolo e innovando totalmente i nomi e i generi in vetta alle classifiche musicali.
Certo: tutto questo non nasce a caso ma si crea e si sviluppa grazie a occasioni di confronto musicali, di crescita e di sviluppo come i festival e i contest, i piccoli club e circoli che pur a rischio di rientro dalle spese continuano a proporre live di musica originale e inedita, le piccole indies che investono in modo autoprodotto quei due euro che hanno in un progetto musicale in cui credono. Una fucina di nuova cultura che meriterebbe un forte sostegno, oltre all’ingresso di una quota di nuova musica in Tv e radio come proposto dal Ministero alla Cultura, dalla Rai per il suo impegno a rinnovare musicalmente il Paese e tenerlo al passo coi tempi.
Visto che uno dei grossi problemi oggi del settore è che i guadagni che arrivano da alcuni segmenti in crescita come la musica on line, i diritti connessi, i grandi eventi live spesso non vengono reinvestiti nella musica, come accadeva un tempo, ma finiscono nelle tasche di chi li gestisce, spesso società che hanno per la musica solo un interesse parziale e a volte senza alcun interesse a reinvestire nel settore stesso e spesso con sedi e interessi all’estero pur introitando nel nostro paese. Oggi la maggior parte di questi utili non viene reinvestita purtroppo nella nuova musica rischiando così di inaridire fortemente la pianta della creatività e innovazione musicale.
Per fortuna una nuova generazione con quattro soldi e tante idee oggi ha rovesciato il tavolo compiendo una vera e propria rivoluzione culturale che infatti non piace per niente, musicalmente, alla vecchia guardia. Segno che si sta percorrendo la strada giusta. La Rivoluzione (musicale) è fatta?
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