Jovanotti, alter ego artistico di Lorenzo Cherubini, presenta il suo ultimo lavoro discografico “Oh, vita!” con la produzione di Rick Rubin. La conferenza stampa di oggi racconta un viaggio tra le sponde dell’Oceano non solo fisico ma anche metaforico.
Definire “Oh, vita!” solamente cd sarebbe riduttivo per le implicazioni umane di questa tappa nel suo viaggio nella musica e nella vita.
Conferenza da JovaTV
Jova Pop Shop
Nella cornice del suo Temporary shop Jova Pop Shop in piazza Gae Aulenti, cuore della nuova Milano che cresce, Jovanotti racconta quella che non esita a definire “un’esperienza di vita” più che una semplice session di registrazione. Il perno di questa esperienza è la fame di crescere, di rimettersi in gioco, a partire dall’approccio musicale, per sfociare nell’architettura sonora che Rick ha costruito partendo dalla sua sua essenza umana.
Non sono stati i numeri del successo di Lorenzo a colpire il produttore americano pluripremiato con i Grammy® Awards, ma la credibilità artistica del nostro folletto, libero da schemi. A 50 anni sentire ancora l’energia di un 20enne non è cosa da poco e implica una visione della vita che va ben oltre lo status di Star nostrana. Per Lorenzo “vita” è qualcosa di più di una parola retorica, come pure “libertà”. Le parole diventano vuote per l’abuso che ne facciamo, sta a noi e alle generazioni che si susseguono, riempirle di verità e vita vissuta.
Il Freestyle dell’anima
La scrittura spontanea, una sorta di freestyle dell’anima, può nascere e trasformarsi in verità nella bocca di chi la canta, senza bisogno di passare dalle analisi del tavolino o del “mestiere“. É una sorta di spirito jazzistico, senza toccarne il linguaggio. Del resto l’hip hop, che accomuna le radici di Lorenzo e Rick (fondatore della Def Jam) affonda il suo essere proprio in questo, nella non premeditazione tipica di molta musica pop da classifica. Anzi forse è proprio questa libertà può portare poi in vetta alle classifiche, come Rick ha più volte sottolineato a Lorenzo nelle cene in Toscana (dove il disco è stato registrato) e Los Angeles (dove è stato mixato e masterizzato).
La musica ne trae beneficio, libera da orpelli stilistici che negli anni si accumulano come incrostazioni rassicuranti.
Il racconto di un viaggio
Sul palco del suo temporary store a suo agio come nel suo salotto immaginario, Jovanotti si racconta, dai primi approcci col monumento Rick Rubin, fino ai progetti del live prossimo venturo, peraltro già quasi sold out, dove la sua scaletta passerà al filtro di una concezione musicale maturata in questo viaggio. L’essenzialità del suono che respira, come gli ha indicato Rick, lasciando fuori ciò che non è necessario, per dare spazio a ciò che è fondamentale. Il suono ripulito dalla plastica degli effetti fini a se stessi, per riscoprirne il calore e la vibrazione che porta.
Un altro CD? Riduttivo…
Ecco perché definirlo semplicemente un cd, ennesimo di una fortunata carriera, sarebbe riduttivo. E tuttavia nessuna autocelebrazione, nessun trofeo da esibire, pur essendo uno dei pochissimi artisti italiani con un produttore di livello mondiale. Piuttosto l’incontro di due strade, una nata a Brooklyn è un’altra nata tra Milano e Roma. In comune la stessa curiosità per il non consueto, per ciò che ti vibra nel cuore.
Mettersi a nudo, è il lavoro dell’Artista
La vita vissuta come una serie di opportunità da cogliere per uscire dalle rassicurante gabbie delle certezze delle “cose” siano essi i dischi di platino o i numeri del successo. Mettersi a nudo per ritrovarsi per ciò che si è. Questo il vero e duro lavoro di un Artista.
L’effetto “Sbam”
Ecco in sintesi il senso di quest’avventura che si traduce in un album (anche in vinile) che segna una svolta e un altro punto di partenza, piuttosto che un traguardo. Avere il coraggio di vivere l’effetto Sbam, un beat che ti arriva allo stomaco e ti fa ballare, una ventata fresca, l’acqua di un’onda che dagli scogli ti arriva a spruzzi in faccia, le semplici meraviglie di un quotidiano vissuto e non subìto.
Sala gremita di penne istituzionali, in cui anche noi di Faremusic abbiamo potuto assistere ad una presentazione informale e sincera. Domande che vanno da quelle più prevedibili a quelle più personali, al senso di un temporary shop i cui incassi saranno destinati a scopi benefici. La musica e il business non fine a se stessi, almeno secondo gli intenti.
La vita va vissuta libera, e celebrata in una semplicissima frase: “Oh, vita!”
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