Quella del grande produttore, produttore artistico, produttore musicale, manager è la figura mitica e mitologica del music business, difficile da delinearsi perché dotata di contorni sempre sfumati, competenze varie sovrapponibili e sovrapposte, nebuloso ma agognato oggetto del desiderio dell’artista emergente come di quello affermato.
Guido Elmi era tutto questo, capace di imprimere la giusta direzione ad un progetto come ad un arrangiamento o ad una scaletta, musicista e musicofilo colto e appassionato, profondo conoscitore di quelle alchimie che possono determinare la buona riuscita di un lavoro musicale.
Figura carismatica e di grande spessore, notissimo nell’ambiente musicale da tanti lustri, conosciuto dal grande pubblico soprattutto per la sua incredibilmente proficua collaborazione con Vasco, fino all’ultimo grandioso evento di Modena, Elmi assommava tutte quelle caratteristiche di cui oggi si avverte la mancanza, all’interno dei vari processi produttivi nell’asfittico modo dell’attuale pop italiano.
La lucida percezione di cosa sia necessario e cosa sia inutile se non dannoso, la visione d’insieme del progetto contemporaneamente sotto ogni punto di vista, l’intuizione folgorante nell’individuazione del dettaglio risolutivo, musicale e non, hanno caratterizzato il percorso di Guido in ogni progetto che ha avuto la fortuna di annoverarlo come collaboratore.
Per esprimere il rammarico di questo momento alcune formule sarebbero sconsigliabili perché usate troppe volte a sproposito ed in maniera banale, come forse alcuni “giri” di accordi nelle canzoni, ma nel caso della perdita di Steve-Guido non è giusto rinunciare all’efficacia di una frase semplice e diretta che in questo caso sintetizza tutto: che peccato.
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