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sabato, Giugno 3, 2023

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Addio Roberto Coggiola, un pezzo di storia del Club Tenco

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di Tiziana Pavone

Giorni di lutto per il Club Tenco: se ne va Roberto Coggiola. Fu tra gli eredi storici del fondatore Amilcare Rambaldi. In conflitto con la vecchia direzione artistica, sette anni fa lasciò tutto. La significativa scomparsa del fotografo, mai dimenticato, frena recenti polemiche avviate sul web da alcuni soci uscenti (leggi altro articolo). Ieri mattina si è svolta la funzione laica al cimitero di Ventimiglia. Il ricordo di artisti e colleghi.

RITRATTO DI UN FOTOGRAFO IN BIANCO E NERO

All’interno del Club, nel direttivo, Roberto Coggiola non era solo il fotografo per eccellenza, ma anche un punto di riferimento come coordinatore tecnico della sicurezza, la direzione di palco, le comunicazioni. Era un ruolo che manteneva anche durante il Festival di Sanremo. La sua è la storia di un uomo che non voleva far parlare di sé, ma voleva far parlare dei Premi Tenco. Ricordato da tutti per la sua serietà, il suo impegno, la passione.

roberto coggiola

Lo incontrai negli anni ’90. Cercavo disperatamente qualche reperto negli archivi.

Avevo passato gli anni ’80 a frequentare gli spettacoli di Amilcare, e non pensavo che un giorno sarebbe finito tutto. Volevo intervistare i famosi cinque eredi spirituali di Rambaldi, documentarmi. Attingere dai libri per conoscere e raccontare la loro storia. Nessuno aveva libri del genere. Nè voglia di farne uno. Anzi, all’idea, si sollevava una pacata risatina. Io non volevo crederci, che il Tenco fosse sprovvisto di letteratura raccontata dai suoi protagonisti. E così mi rivolsi anche a Roberto. L’unico che non fece mai libri.

Lo aspettai dove mi chiese di stare: sulla poltroncina del piano mezzano che porta alla regia. Era vicino al palco. Ma lontano dal volersi mettere a centro palco. Arrivò con la ricetrasmittente in mano e le cuffie appese al collo. Lo sguardo, sempre vigile, trovava il tempo di posarsi sui tuoi occhi. Ti voleva ascoltare. Sembrava volesse cogliere il punto esatto in cui doversi attivare per fare qualcosa di utile anche per te. Invece io volevo attivarmi per fargli scrivere un improbabile libro. Quella missione, neanche a dirlo, fallì miseramente. Non aveva molta voglia di mettere in fila i ricordi, ma mi fece il favore di fare uno sforzo. Presto capii che lo stavo snaturando. E dopo due incontri, smisi.

Gli anni 2000 portarono il Tenco alla sua seconda vita. Sotto i nostri occhi il vinile aveva lasciato il posto ai microchip. La musica stava abbandonando la discografia. Da pochi anni critica e addetti, avendo già visto il meglio tra i ’70 e gli ’80, dopo la scomparsa di Amilcare davano anche la vetrina del Tenco per agonizzante. Forse ancora inconsapevoli che sotto i riflettori televisivi e con più ampia visibilità, ci sarebbero finiti loro stessi con tutta la scrivania. Ma in questo, oltre alla società che stava cambiando, c’erano altre responsabilità.

Gli ultimi anni ’90 tra incomprensioni in crescendo e mancanza di entusiasmo, avrebbero potuto mettere la parola fine al film. Gli eredi di Amilcare senza il maestro, straripavano un pò. Roberto era nel direttivo dei cinque per portare avanti le idee nate in principio da un uomo solo. Era determinato. Non si mise a scrivere libri. Mentre altri cominciarono a farne tanti, con nuovi protagonisti. All’epoca i cinque non facevano che ribadire, a turno, quanto fossero diversi uno dall’altro. Ci scherzavano. Quella diversità oggi purtroppo sappiamo quanto sia stata determinante per la frattura avvenuta in seguito.

I famosi cinque del direttivo apparivano immacolati all’esterno. Ma al loro interno non lo furono affatto. Se fosse stato vero il contrario, ognuno di loro avrebbe trovato il modo di convivere democraticamente. La sfera magica si era rotta. Il disegno di Amilcare, che nei cinque aveva intravisto ragazzi ancora immaturi ma probabili eredi del suo giocattolo, sfumò. Probabilmente, col senno del poi, sbagliò lui stesso, a indicarne alcuni. Anche se comprensibilmente, la scelta cadde su quanti in quel momento gli giravano intorno.

In una nave del mar Ligure, un comandante stava fidelizzando passeggeri dell’ultima ora. Così ben ancorati al timone da non pendere né sul passato, né sul futuro. Ma che destinazione aveva, la seconda vita del Tenco, bella carica di soldi?

Non potrò mai dimenticare Roberto. Lui era un uomo solido, vero, umano, edificato sulla coerenza e sulla propria terra. Io credevo che la sua presenza potesse arginare ogni deriva. Ma il valore di un uomo potrebbe non bastare, nella società moderna. Prevale la logica del potere seduttivo, della visibilità. Dello scambio prolifero. In un mondo dove se vuoi entrare nel mercato dello scambio, devi procurarti qualcosa per pochi anche tu.

Privo di una corte al seguito, da solo, contro il marketing e le gite fuori porta non ce la poteva fare. Imboccò la via d’uscita nel 2009 e nulla fu più come prima. Dopo di lui l’ago della bilancia andò fuori fase. Nuove ingerenze e scambi in una ristretta rete di Festival, mancanza di autocritica, mancanza di filosofiche visioni future, finirono per concentrare le attenzioni sui personalismi, e disperdere quell’identità tutta sanremese, del Premio. Gli architetti si erano ingrossati indebolendo il tempio. Fu così che smisi anche io di frequentarlo. Pur non amando la regola Coggiola: “se non sei d’accordo te ne vai”.

Nel 2011 parlai con Roberto per l’ultima volta. Sempre meno di musica, sempre più di cose che ingombravano il retrobottega. Lui se ne era andato da due anni. Elencai qualche disagio che il nuovo millennio aveva amplificato. Mi rispose: “Tiziana, da anni lo andavo dicendo all’interno del Club. E tra i tantissimi motivi delle mie dimissioni c’è anche quello che scrivi. Non ho mai avuto dubbi quando ho preso quella decisione, ed i fatti ora me lo confermano se ce ne fosse bisogno.”

Oggi un lutto che così importante arriva dal passato, dovrebbe far riflettere il comandante unico, che pur di non scendere dalla nave, piuttosto la affonda. Raccogliere il messaggio nella bottiglia, per lui e per i suoi passeggeri, è un dovere.
Anche perché la terza vita del Tenco è appena cominciata e la nave è in cantiere. Circondata da tanti marinai tornati in porto. Tranne un paio, che avevano chiuso porte e finestre. Restando incastrati dentro.

Che lo spirito di Roberto aleggi sopra di voi.

PER ROBERTO DAL WEB

 

roberto coggiola
Mario De Luigi, nell’attuale direttivo del Club Tenco

Mario De Luigi di Musica&Dischi, in carica nell’attuale direttivo del Club:

Sono amareggiato per la scomparsa di un amico, che io continuavo a incrociare quando andavo a Sanremo, non solo per il Tenco ma anche per il Festival. Ci vedevamo in sala stampa e ci scambiavamo qualche idea. Fu un vero dispiacere quando lui lascio nel 2009. Abbandonò l’incarico che aveva nel direttivo e consegnò la tessera di socio e questo è stato un peccato perché la sua presenza nel Tenco era importante. Aveva lasciato per incompatibilità cresciute nel corso degli anni con altre persone. Ha sempre evitato di parlarne, con l’eleganza e la signorilità che aveva innate. Lo ricordo come una persona che si faceva in quattro per gli amici, sempre disponibile. Sempre in prima fila per risolvere un problema o se c’era da fare un piacere. Doti rare, oggi come oggi.

Fiorella Mannoia:

Oggi se n’è andato un amico, un uomo per bene come pochi ne ho conosciuti. Voglio ricordarlo così, con la sua macchina fotografica. Buon viaggio Roberto, amico mio.”

Piero Fabrizi:

Sono troppo addolorato per scrivere qualsiasi altra cosa. Lo farò, forse in seguito, ma non ora. Ti ho voluto un gran bene e sempre te ne vorrò caro Roberto Coggiola. persona speciale, di rara integrità..un’altra categoria. I tuoi mirabili scatti in Bianco e Nero rimarranno nel tempo, così come la tua elegante ironia. Ero convinto che alla fine avresti vinto tu! Il più grande di tutti gli abbracci…hombre.”

Sergio Cammariere posta un video sul suo arrivo a una rassegna ideata da Roberto a Dolceacqua, Musica sotto il Castello. Di poche parole:

Ciao Roberto, mi mancherai
Mi mancherai tanto

Club Tenco:

Addio, Roberto. In un colpo solo conobbe Amilcare e Bigi, che subito lo accolsero (nel 1979) come colonna portante del Club Tenco nei suoi primi anni di vita. E, come Amilcare e Bigi, ieri notte è morto nel sonno. Dopo anni di malattia Roberto Coggiola se n’è andato, lasciando in tutti noi un dolore grande e profondo, che sarà difficile superare. Era nato a Montevideo, in Uruguay, il 26 ottobre 1941; trasferitosi in Italia, a Ventimiglia, grazie alla sua conoscenza della canzone d’autore nei paesi latini, oltre che all’esperienza di fotografo specializzato nel bianco e nero (la galleria degli artisti passati sul palco dell’Ariston, durante la Rassegna, è in prevalenza proprio da lui firmata) e di attento conoscitore dei meccanismi dello spettacolo – dentro e fuori dal palco – fu per molti anni figura di riferimento non solo all’interno del Club, ma nell’intero mondo della canzone d’autore. Da fotografo ufficiale del Club entrò quindi nel direttivo, nei primi anni ’80, nel ruolo di responsabile tecnico. In tutti noi la sua figura è rimasta sempre viva e presente, per l’apporto umano e professionale che ha profuso nel lavoro del Club, contribuendo alla sua crescita nel corso degli anni. E continuerà sempre ad esserlo, almeno nel ricordo. Ciao, Roberto. 

Si esprime dalla Spagna l’associazione Cose Di Amilcare,  progetto che esporta la nostra canzone d’autore: “È morto Roberto Coggiola, per molti anni una delle colonne portanti del Tenco e della politica culturale italiana nel campo della musica popolare, soprattutto grazie alla sua promozione della canzone d’autore latina. Grande fotografo e amico di tanti artisti, non solo italiani, ha regalato alla discografia italiana e internazionale alcune delle più significative immagini. Immagini che sono stabilmente esposte nella sede sanremese del Club Tenco. È stato sicuramente anche grazie al suo apporto che sono nate relazioni in grado di favorire la nascita di un’esperienza come Cose di Amilcare. A lui va il nostro più sentito ringraziamento e in noi resta l’indelebile ricordo. Una sua foto di Lluís Llach, uno degli artisti da lui più amati e fotografati. Ovviamente in bianco e nero.” 

roberto coggiola
Lluis Llach fotografato da Roberto Coggiola

Il video della canzone di Paolo Conte, dedicata alla nostalgia di Amilcare Rambaldi e alla speranza di non disperdere i suoi frutti. Fu scritta sul palco del Tenco poco prima di cantare davanti ai ragazzi che ne hanno ereditato la storia. Foto di Roberto Coggiola.

roberto coggiola
VIDEO – Roba di Amilcare

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