Paolo Villaggio (leggi nostro articolo sulla sua morte) è stato anche autore di canzoni.
La sua amicizia con Fabrizio De André è cosa nota. Meno noto è il fatto che il cantautore genovese abbia interpretato alcuni testi scritti dal suo concittadino e compagno di scorribande. C’è in particolare un brano piuttosto famoso, ma che, visti i tempi smemorati e incostanti, è bene ricordare: si intitola “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers“.
La canzone, scritta in un linguaggio aulico e “medioevaleggiante” e nello stile dei poemi cavallereschi. Immagina l’incontro fra il re francese Carlo Martello, reduce dalla guerra contro i saraceni e ricolmo di desiderio carnale, e una apparentemente immacolata “pulzella”.
L’esito potete scoprirlo e godervelo da soli.
È bene invece sottolineare che non ci troviamo di fronte a un semplice esercizio di stile o ad un quadretto comico incentrato sulla sistematica demolizione del mito, ormai passato, della cavalleria. “Carlo Martello” è una meravigliosa satira dell’arroganza e della grettezza del potere e di chi lo detiene, perché il potere riesce a rimanere gretto e arrogante nelle mani di chiunque e in qualunque luogo o epoca.
I comici, anche quelli grandi, tendono a parlarci del “qui e ora”. Un grande artista, invece, è in grado con le sue opere di trascendere spazio e tempo. Paolo Villaggio, oltre che un grande comico, è stato un grande artista.
Per inciso, “Carlo Martello” in realtà non era re. Rivestì a lungo la carica di Maggiordomo di palazzo e solo durante i suoi ultimi anni, in virtù dell’influenza accumulata, esercitò il potere regale pur senza averne alcun diritto.
L’arroganza, appunto.



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