Ricostruire è una cosa che gli appartiene. Giacomo Lariccia vive in Belgio da diciassette anni. Aveva lasciato la sua Roma per fare qualche mese di Conservatorio ed è finita che ha messo su famiglia con un’altra musicista. Su Facebook scrive in italiano e francese. Dopo aver lasciato da parte il suo primo amore, il jazz, Giacomo scopre le parole e ripartendo artisticamente da sé, diventa cantautore. Raccoglie premi in Europa, le televisioni lo notano, e lui allunga il passo oltre i confini dell’Occidente. Nei precedenti dischi aveva rispolverato la storia degli italiani emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere, l’eccidio alle Fosse Ardeatine e altri accadimenti nostrani. Anche in questo disco c’è una storia legata ai rastrellamenti, ma il viaggio è dentro a una donna pazza e inascoltata: Celeste.
Giacomo è un artista sensibile da sempre alle tematiche sociali, e le canta privo di rabbia, mettendoci anzi forti dosi di eleganza e poetica. Il quarto disco si concentra sull’introspezione, un viaggio che inizia da sé e porta in tour da Bruxelles a Gerusalemme per ricominciare.
Un particolare: su questo nuovo lavoro la voce è intima. Delicata. Lui pronuncia appena le parole perché esse appartengono al pensiero. Come un bravo suggeritore pacato e rilassante, questo artista ci accompagna dentro all’ascolto. Che non è solo fatto di suoni: è inteso anche come ascolto di sé stessi. Le undici tracce di Ricostruire dunque, sono state edificate interrogando l’interiorità. Vengono fuori dai sotterranei dell’anima, emersi dopo gli attentati di Bruxelles.
Lui stesso ci dice: “RICOSTRUIRE è il mio viaggio nella fragilità. Ne ho osservato le sfumature, colto e trascritto alcuni frammenti, è una metafora della vita alla fine degli anni ’10. Una vita fragile in Europa dopo che la natura ha mostrato il suo lato oscuro, anni di terrorismo che hanno colpito la metro e gli aeroporti di Bruxelles. Anni in cui il sogno europeo sembra aver invertito la marcia: non attrae a sé ma respinge. Il crollo di queste sicurezze si trasmette anche nelle relazioni fra le persone, nell’amore, nella percezione della vita che sembra soffrire dello stesso identico male, appunto: la fragilità.”
Un disco realizzato molto bene, con atmosfere che portano lontano. Ma anche vicino ai nostri cantautori più amati: il primo De Gregori (forte la simbiosi in Celeste e in Solo una Canzone), Zucchero, Lucio Dalla, De Andrè. Talvolta i suoni portano a Zanzibar. O sulle coste del Pacifico, a vele spiegate con Jimmy Buffet (Senza farci del male). Ci trovi persino lontane evocazioni di matrice progressiva. Non sempre il tono è sommesso: si incontra anche una voce importante messa in primo piano. Come quella che di solito esce a Jovanotti in certe canzoni (Fiore d’Inverno, dedicata al figlio Noam).
In ogni caso, le canzoni restano leggere, si aprono nel ritornello a una visione positiva del mondo che non ti aspetteresti di trovare nell’aria, in questa prima parte di secolo. C’è luce, c’è amore, c’è speranza. C’è nonostante tutto, l’inno all’ottimismo, alla gioia di vivere, sul finale: “Non ti prendere sul serio. Sei solo una canzone”
Questo è un disco che scorre veloce e lascia appetito. Fa compagnia. Fa ballare le gambe quando parte Ricostruire. E non si capisce come Giacomo possa restare con i piedi appaiati così fermo, mentre suona in un video trovato su You Tube.
“Quante volte dovrò ancora ricominciare? Quanto ancora dovrò tutto ricostruire?”. Nei testi del disco aleggia il quesito generazionale posto in Blowin in the Wind. Di quel Bob Dylan oggi fresco di Nobel, che nei ’60 si interrogava sui lunghi tempi della presa di coscienza umana. La domanda più impegnativa di sempre, che l’uomo possa porsi nella difficoltà di capire e accettare la vita, riguarda il tema della maturità personale. Prima che un uomo si faccia Uomo, è necessario percorrere la strada. Prima di cambiare il mondo, bisogna cambiare sé stessi. “Non c’è rivoluzione più grande e più efficace di quella che puoi fare dentro di te” (Come Sabbia). Un processo necessario, per non farci cambiare dagli altri e per essere noi i protagonisti del cambiamento. Ogni volta che accendiamo il motore per ricostruire qualcosa di andato distrutto.
TRACK LIST
- Ottobre
- Ricostruire
- Quanta strada
- La mano di un vecchio
- Come sabbia
- Amore e variabili
- Celeste
- Senza farci del male
- Fiore d`inverno
- Luce
- Solo una canzone
Giacomo Lariccia è anche in tour. In Europa, in Italia con una prima data e a Gerusalemme. Con lui suonano: Marco Locurcio, coproduttore, Nicola Lanceresti, Samuel Rafalowicz, Nicolas Kummert, Edouard Wallyn
RICOSTRUIRE TOUR 2017
– 11/03 Bruxelles (BE) @Cellule 133
– 16/03 Dijon (FR) @Italiart Festival
– 17/03 Dijon (FR) @Italiart Festival
– 18/03 Dijon (FR) @Italiart Festival
– 21/03 Tienen (BE) Cvo
– 30/03 Ranst (BE) CC Ranst
– 18/04 Gerusalemme (IS)
– 16/05 Herentals (BE) Cvo
– 18/05 Leuven (BE) Università di Leuven
– 20/05 Cassino (IT)
– 1/12 Brugges (BE) CC De Biekorf
Facebook Comments