Quella tra Fininvest e i potenti transalpini delle telecomunicazioni Vivendi, è la vicenda finanziaria tra le più importanti degli ultimi anni, situazione intrigante pregna di tutti quei chiaroscuro che son propri di un vero thriller… anzi, visti i soggetti in causa, sarebbe meglio parlare di Reality Show.
Tante e veloci sono le vicende che si stanno susseguendo tra i due “soggetti” in causa, tra acquisizioni segrete di pacchetti azionari e fogli legali depositati in tribunale, situazioni che allontanano sempre di più la possibilità di una rapida e “civile” conclusione della controversia, una bagarre ad alti livelli che sta tenendo banco ormai da diverse settimane, e che ogni giorno ci omaggia di nuovi particolari che, di volta in volta, aprono scenari fino ad ora non considerati, dettati soprattutto dall’entrata in scena di soggetti come la Telecom Italia, che ancor meno fanno capire all’italiano medio cosa stia davvero succedendo.
Riuscire a districarsi tra tutte le notizie, che da dicembre 2016 ad oggi si rincorrono sui media, non è impresa da poco.
Qualcuno si chiederà anche il perché di tutto questo clamore senza magari immaginare che, trattandosi di società quotate in borsa, queste siano costituite da tanti piccoli investitori e azionisti i quali potrebbero celarsi in ognuno di noi.
Si capisce dunque perché la questione possa assumere un’importanza di così largo interesse, ma forse sarebbe anche il caso di fare qualche passo indietro, giusto per far comprendere anche a chi non si intende troppo di alta finanza, che cosa stia accadendo realmente.
Qualche mese fa, precisamente l’8 aprile 2016, Vivendi, società francese attiva in diversi campi quali games, comunicazioni, cinema, telecomunicazioni ed anche per il settore musicale – è il detentore del 100% delle azioni della Universal Music Group –, firma un contratto con il gruppo Fininvest (che fa capo alla famiglia Berlusconi e che ha tra le sue consociate è presente l’azienda Mediaset) che prevede i seguenti termini ed il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
– Uno scambio di azioni che porterà entrambi i gruppi a detenere il 3,5% l’uno dell’altro;
– Vivendi non potrà acquistare azioni Mediaset nel primo anno e nei successivi due non potrà possedere più del 5% mentre Fininvest, invece, sarà libera di acquistare azioni Mediaset;
– Lo sviluppo di una partnership per la produzione e la distribuzione di contenuti audiovisivi;
– La creazione di una piattaforma Over the top via internet con Infinity per gli italiani e Whatchever per i francesi per frenare Netflix.
Fin qua niente di eccezionale visto che capita sovente che grosse multinazionali acquistino quote societarie di altri grossi gruppi, in un’ottica di diversificazione dei propri investimenti, ma, a fine luglio 2016 Vivendi comunica a Mediaset che sarebbe stata sua intenzione l’acquisizione del 20% di Mediaset Premium (la pay tv di Mediaset) e di voler ottenere un prestito obbligazionario convertibile in azioni. Questo permetterebbe a Vivendi di acquisire fino al 15% di Mediaset, contravvenendo così agli accordi presi in precedenza e proprio a dicembre 2016 il gruppo francese entra in possesso di quote societarie pari al 20% del gruppo Mediaset.
Questo ha fatto si che il gruppo Fininvest abbia chiesto l’intervento degli organi competenti per aprire un’indagine per aggiotaggio (cioè la manipolazione di informazioni al fine di modificare artificiosamente il valore di un determinato bene per poterne trarre profitto) nei confronti dei transalpini la cui “scalata” al gruppo del biscione viene considerata ostile.
Ma questo non ferma i francesi che riescono addirittura ad arrivare fino all’attuale 29,77% del capitale, soglia oltre la quale non possono spingersi se non tramite un’OPA, cioè un’offerta pubblica di acquisto che comporterebbe l’acquisizione dell’intero pacchetto azionario.
Ovviamente la famiglia Berlusconi non lo permetterebbe mai ed è in questa situazione di apparente stallo che si fa spazio un nuovo protagonista, ovvero Telecom Italia, di cui Vivendi detiene già circa il 25% delle azioni del pacchetto di maggioranza del gruppo.
Ma in che misura? Bella domanda!
Ognuno fa la propria ipotesi: c’è chi immagina che Vivendi possa veramente lanciare un’OPA per comprare l’intero pacchetto Mediaset, e se succederà… pazienza.
Una cosa è sicura: qualsiasi cosa accadrà non sarà certamente qualcosa che ci farà perdere il sonno, visto che gli stessi protagonisti sono comunque intersecati tra di loro, dove quote societarie sono detenute da altre società che a loro volta sono controllate da altri gruppi finanziari, che a loro volta hanno quote societarie detenute dalle società stesse e che cedono quote al miglior offerente.
Certo in un quadro come questo, dove ci sono in gioco interessi e capitali stratosferici, con protagonisti che non si sa fino a che punto dicano tutta la verità, con interventi di magistrature, con il benestare di vari personaggi politici, con talmente tante parti in causa da far sembrare al confronto la trama di Beautiful una barzelletta da bar, l’unica cosa che possiamo fare è assistere a questa fiction come spettatori non paganti (?), aspettare la pubblicità e mangiarci anche due popcorn.
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