Serena Brancale… “Di sicuro c’è solo che è un talento”.
Parafrasando il grande Besozzi, questa è la riflessione che rimane dopo l’incontro con Serena, giovane cantante, compositrice e strumentista pugliese, ormai trapiantata a Roma ma inarrestabile viaggiatrice sulla coda della musica (altro furto, stavolta da Baglioni).
Sguardo vagamente orientale ma eleganza francese, fosse un’automobile sarebbe assimilabile alla mitica Citroen DS, ha quel lieve accento del sud che pur costituendo una caratteristica uditiva arriva come un profumo.
L’idea di ordinare un centrifugato viene presto abbandonata in favore di due prosecchi e un crostino, che ci dividiamo da buoni amici nella veranda di questo bel localino romano, in una sera di novembre.
Ti va di raccontare qualcosa sui tuoi inizi? Ho come l’impressione che nel tuo passato ci sia una certa varietà di esperienze.
Sono pugliese, di Bari. ho cominciato da bambina a dedicarmi allo spettacolo, ho studiato danza classica e violino per molti anni, mia madre ci teneva tanto, mia sorella è una pianista.
Crescendo ho capito che mi piacevano altre espressioni artistiche, altri tipi di danza e musica, caratterizzati da tipi diversi di ritmi, di colori: ho studiato anche danza del ventre, percussioni, batteria, pianoforte, canto Jazz, fino a inserirmi negli ambienti musicali della mia regione in vari progetti.
In seguito mi sono anche iscritta in Conservatorio, corso di Jazz, sono arrivate le collaborazioni con musicisti come Carolina Bubbico, Mario Rosini, ed ho cominciato anche a lavorare su di me, sulle mie espressioni, le mie potenzialità, quello che sentivo e sento di voler e poter comunicare. Un importante produttore ha visto un mio video su Youtube e mi ha contattata, figurati che non sapevo chi fosse, ho pensato ad uno scherzo, il primo dialogo è stato surreale, che figura!
Lo scorso anno hai partecipato al Festival di Sanremo, solo nominarlo mi provoca una inarrestabile attenzione verso la banalità, per cui lo definisco con arguzia “una vetrina”, però “kermesse” riesco a risparmiartela! Fino ad alcuni anni fa per i cantanti e gli autori era l’obbiettivo primario da raggiungere, ora ci sono anche i Talent, però tu non dai idea di di averlo inseguito con particolare patema d’animo e soprattutto non mi pare che ti sia assoggettata alle sue logiche un po’perverse.
Ho provato Sanremo con un brano di Vessicchio, non mi hanno presa, l’anno successivo sì però, con Galleggiare, un mio brano a cui tenevo e tengo tantissimo, il classico pezzo di cui gli addetti ai lavori dicono: “Troppo difficile, poco sanremese” ma a me non è importato niente.
Sanremo mi ha dato visibilità, di questi tempi è una cosa importantissima, adesso le mie cose arrivano a molte più persone, riesco a farmi seguire; sapevo benissimo che non avrei certo vinto, ma ho presentato un mio brano, la mia musica, un po’ del mio mondo ed era questo quello che volevo e che voglio.
Sono sicura che se avessi proposto una cosa che non mi fosse appartenuta ci sarei stata male oltre che sarebbe stato inutile, mi sarei anche vergognata.
Hai partecipato a Sanremo dalla Puglia, in ogni caso qualcosa è cambiata perché ora vivi qui a Roma.
Mi sono trasferita a Roma da pochi mesi, sono molto contenta, in realtà giro tantissimo per tutta Italia perché mi piace ancora collaborare con tanti progetti, ovviamente di musicisti che stimo e con cui c’è affinità.
Nella capitale le mie giornate sono pienissime, ascolto tantissima musica, studio, registro accompagnandomi con la tastiera, le percussioni, la batteria elettronica.
Roma è comunque una città che ti accoglie, ti fa stare più vicina a tutto quanto è comunque utile per lavorare ma il distacco dalla mia regione non è troppo traumatico. A me piace il mare, tutto quanto riguarda il mare, anche i frutti di mare!
Io credo di individuare tantissime influenze nella tua musica, si tratta di un pop internazionale con venature soul e jazz, principalmente mi vengono in mente Erykah Badu, Tania Maria, Ivan Lins, ma i richiami sono veramente tanti. Non credo sia facile per te far pendere la bilancia seguendo tattiche di commerciabilità, credo piuttosto che segua l’ispirazione del momento; seguendoti su Internet infatti ti cimenti un po’ con tante atmosfere.
Su Internet si trovano tante mie cose ormai, anche cover ma molto “rivisitate”, in realtà mi piace sperimentare su materiali diversi e in modi sempre diversi, però il mio obbiettivo è la mia musica: ho composto tanti brani originali ed ho in atto un progetto discografico e di produzione di cui vado molto fiera, con un grande musicista che stimo tantissimo. Per ora stiamo in cammino, è un ”work in progress”, ho delle giornate di grande impegno perché ci tengo veramente tanto, sto lavorando e sperimentando su un sacco di materiale.
Senti, io ti auguro una fulgida e luminosa carriera (ecco nuovamente la banalità che irrompe sbattendo i pugni su questo tavolino), tocchiamo anche ferro e facciamo tutti gli scongiuri sardi e pugliesi, ma vedo nelle bollicine di questo prosecco che ti vuoi avviare verso una vita di sofferenze… Soul, armonie “difficili”, influenze jazz, ma non avresti fatto prima a bivaccare fuori dalle selezioni di un Talent? Qualche ora di attesa, un paio di provini e poi pluff! Ricca e famosa in uno sbattere di ciglia sintetiche, nel tempo che ci vuole all’assistente di studio per richiamare un applauso finto.
Io ho una mia idea di quello che mi piacerebbe fosse la mia realizzazione: una musicista che propone la propria musica e il proprio universo, senza urgenze di mercato e assilli di televisione, giornali, gossip, non esattamente un prodotto di Sanremo o di un Talent, sicuramente (magari!!!) come un’artista come Maria Pia De Vito o Gegè Telesforo.
Le collaborazioni dettate da strategie di marketing e immagine sono qualcosa di veramente irritante, soprattutto perché spesso si celebra un temporaneo matrimonio d’interesse tra due coniugi di nebulosa consistenza musicale. In questi casi la somma delle valenze dei due viene giustiziata da una formula matematica censoria che determina un risultato artistico inferiore allo zero.
Ho invece visto una tua esibizione live con Israel Varela, grandissimo batterista cantante infatti poco noto in Italia, direi che quando le intenzioni e i contenuti sono onesti ed all’altezza i risultati sono veramente notevoli.
Collaborazioni come quella con Israel Varela sono delle soddisfazioni che ti segnano veramente, ho sempre seguito avidamente un certo tipo di musicisti, un certo tipo di creatività, di colori, di calori, quando poi ti capita di vivere e di respirare “dal di dentro” con loro stessi su un palco, di nuotare muoverti e “Galleggiare” con loro nelle stesse onde vivi delle sensazioni impagabili e indimenticabili.
Dai, per me va benissimo, oltretutto ora fa un po’ freddo. Ti auguro di riuscire a portare sempre avanti la tua musica secondo la tua idea, il tuo gusto e la tua creatività. Grazie Serena!
Abbiamo passato una bella serata di condivisione, grazie a te e a presto!
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