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sabato, Settembre 7, 2024

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Se ne è andato il “creatore originale” Tommaso Labranca, e i suoi “emulatori” ora sono solo degli orfani senza ispirazione

di Renato de Rosa 

La sua fu la teoria del trash, con cui sinteticamente descrisse le dinamiche dell’umano essere in ogni frangente e in ogni situazione: “Il presupposto che sta alla base di tutta la teoria del trash è questo: vi sono creatori originali e vi sono loro emulatori dagli esiti più o meno riusciti


Lui è, o meglio era, lo spietato e geniale intellettuale Tommaso Labranca, un grande davvero, che se ne è andato troppo presto e in un silenzio assordante. Di lui mi resta un libro e il ricordo di un giorno alle Cinque Terre in cui si parlava di Lucio Battisti. Molto, ma troppo poco.

E’ brutto quando la morte porta via una persona così “preziosa” e tu ti accorgi d’improvviso che avrebbe potuto essere un ottimo compagno di strada, in questo cammino che è la vita. Ci sono suoi libri che devo ancora scoprire. Fatelo anche voi, se volete. Anzi dovreste, perchè i suoi scritti sono cibo primordiale per gente affamata di “cose” intelligenti con cui nutrirsi intellettualmente …lui dotato della rara virtù d’essere se stesso ad ogni costo, senza mai scendere a compromessi

Per chi non lo abbia conosciuto, e anche per chi lo ha conosciuto, riporto qui di seguito alcune righe di un suo libro in cui, come sempre contro-corrente, tesse addirittura un grande elogio per una cantante snobbata dai più, Orietta Berti.

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di Tommaso Labranca

La tendenza obbligata è sempre quella: ridurre Orietta a esponente di una Italietta che si accontenta di quello che possiede, né cerca altro. Dai versi della sua canzone-simbolo, Fin
che la barca va, i critici hanno dedotto un popolo che è felice di avere solo un fidanzato di Cantù e un grattacielo nel Perù e hanno detto: «Che vergogna! Questa è l’Italietta in cui ci tocca vivere!». Peccato però che questa cosiddetta Italietta non sia mai esistita, mentre esiste il suo contrario: una massa di frustrati sociali che non conosce il senso del verbo accontentarsi e punta a cilindrate sempre più potenti e si sente automaticamente relegata tra i paria se non trascorre le proprie vacanze a Cuba, a Ibiza o in Grecia.

Se mai Orietta ha voluto davvero invitarci alla sobrietà intonando Finché la barca va, l’ha fatto restando inascoltata. Vera vox in deserto. Però una vox ineguagliabile.
E poi, quale Italietta, quale provincia? Orietta Berti è l’unica… anzi, no lo scrivo in maiuscolo così risalta meglio ORIETTA BERTI È L’UNICA CANTANTE ITALIANA DI SPIRITO EUROPEO.

L’unica vera cultura europea è quella delle musica popolare, non folkloristica, che ha pressappoco gli stessi stilemi in tutto il continente. Gli stessi di certe canzoni di Orietta, delle celebri e bistrattate marcente. Basterebbe prendere un brano come Via dei ciclamini e cambiare appena l’orchestrazione, magari con gli ottoni al posto del basso, e lo stesso pezzo potrebbe essere suonato in una birreria di Monaco senza che l’insieme risulti stonato.

Orietta Berti è stata per anni l’unica esponente italiana della Volksmusik, genere che nelle aree germanofone viene chiamato proprio così, senza vergogne, musica del popolo. I testi della Volksmusik sono continui riferimenti al buon umore, al ballo e al canto comuni, al vino e al cibo.

Gianfranco Manfredi sottolinea come i testi della Berti siano pieni di inviti ad andare in barca, a pescare, bere, mangiare e fare l’amore. Servono altre dimostrazioni dell’europeità della Berti? Le canzoni di Orietta possono essere ascoltate e comprese da un britannico abituato a Tom Jones e da un russo avvezzo a Misha Shifutinskij.

E che differenza c’è tra una marcetta come Non illuderti mai e Obladì Obladà dei Beatles? Il ritmo è quasi lo stesso e a un verso vuoto come «la goccia bacia il sasso e se ne va» fa da degno contraltare «Obladì Obladà life goes on bra», che in fatto di vacuità asservita alle necessità metriche è un piccolo gioiello. Però nessuno ha mai criticato la Granbretagnetta di LennonMcCartney, una provincia fatta di barbieri che espongono nelle vetrine le foto delle loro acconciature e di vecchie zitelle solitarie. Forse perché, troppo impegnati a dichiararsi europei, non hanno mai avuto il tempo per apprendere l’inglese.

Orietta dunque è molto più europea di tante altre cantanti che si sono riverniciate blu a stelle gialle buttandosi su Brecht. Di lei si può solo dire che «La Berti è la Berti è la Berti» e vorrei fare incidere questa frase sul mio vasellame da tavola.

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