La sua fu la teoria del trash, con cui sinteticamente descrisse le dinamiche dell’umano essere in ogni frangente e in ogni situazione: “Il presupposto che sta alla base di tutta la teoria del trash è questo: vi sono creatori originali e vi sono loro emulatori dagli esiti più o meno riusciti“
Lui è, o meglio era, lo spietato e geniale intellettuale Tommaso Labranca, un grande davvero, che se ne è andato troppo presto e in un silenzio assordante. Di lui mi resta un libro e il ricordo di un giorno alle Cinque Terre in cui si parlava di Lucio Battisti. Molto, ma troppo poco.
E’ brutto quando la morte porta via una persona così “preziosa” e tu ti accorgi d’improvviso che avrebbe potuto essere un ottimo compagno di strada, in questo cammino che è la vita. Ci sono suoi libri che devo ancora scoprire. Fatelo anche voi, se volete. Anzi dovreste, perchè i suoi scritti sono cibo primordiale per gente affamata di “cose” intelligenti con cui nutrirsi intellettualmente …lui dotato della rara virtù d’essere se stesso ad ogni costo, senza mai scendere a compromessi
Per chi non lo abbia conosciuto, e anche per chi lo ha conosciuto, riporto qui di seguito alcune righe di un suo libro in cui, come sempre contro-corrente, tesse addirittura un grande elogio per una cantante snobbata dai più, Orietta Berti.
di Tommaso Labranca
La tendenza obbligata è sempre quella: ridurre Orietta a esponente di una Italietta che si accontenta di quello che possiede, né cerca altro. Dai versi della sua canzone-simbolo, Fin
che la barca va, i critici hanno dedotto un popolo che è felice di avere solo un fidanzato di Cantù e un grattacielo nel Perù e hanno detto: «Che vergogna! Questa è l’Italietta in cui ci tocca vivere!». Peccato però che questa cosiddetta Italietta non sia mai esistita, mentre esiste il suo contrario: una massa di frustrati sociali che non conosce il senso del verbo accontentarsi e punta a cilindrate sempre più potenti e si sente automaticamente relegata tra i paria se non trascorre le proprie vacanze a Cuba, a Ibiza o in Grecia.
Se mai Orietta ha voluto davvero invitarci alla sobrietà intonando Finché la barca va, l’ha fatto restando inascoltata. Vera vox in deserto. Però una vox ineguagliabile.
E poi, quale Italietta, quale provincia? Orietta Berti è l’unica… anzi, no lo scrivo in maiuscolo così risalta meglio ORIETTA BERTI È L’UNICA CANTANTE ITALIANA DI SPIRITO EUROPEO.
L’unica vera cultura europea è quella delle musica popolare, non folkloristica, che ha pressappoco gli stessi stilemi in tutto il continente. Gli stessi di certe canzoni di Orietta, delle celebri e bistrattate marcente. Basterebbe prendere un brano come Via dei ciclamini e cambiare appena l’orchestrazione, magari con gli ottoni al posto del basso, e lo stesso pezzo potrebbe essere suonato in una birreria di Monaco senza che l’insieme risulti stonato.
Orietta Berti è stata per anni l’unica esponente italiana della Volksmusik, genere che nelle aree germanofone viene chiamato proprio così, senza vergogne, musica del popolo. I testi della Volksmusik sono continui riferimenti al buon umore, al ballo e al canto comuni, al vino e al cibo.
Gianfranco Manfredi sottolinea come i testi della Berti siano pieni di inviti ad andare in barca, a pescare, bere, mangiare e fare l’amore. Servono altre dimostrazioni dell’europeità della Berti? Le canzoni di Orietta possono essere ascoltate e comprese da un britannico abituato a Tom Jones e da un russo avvezzo a Misha Shifutinskij.
E che differenza c’è tra una marcetta come Non illuderti mai e Obladì Obladà dei Beatles? Il ritmo è quasi lo stesso e a un verso vuoto come «la goccia bacia il sasso e se ne va» fa da degno contraltare «Obladì Obladà life goes on bra», che in fatto di vacuità asservita alle necessità metriche è un piccolo gioiello. Però nessuno ha mai criticato la Granbretagnetta di LennonMcCartney, una provincia fatta di barbieri che espongono nelle vetrine le foto delle loro acconciature e di vecchie zitelle solitarie. Forse perché, troppo impegnati a dichiararsi europei, non hanno mai avuto il tempo per apprendere l’inglese.
Orietta dunque è molto più europea di tante altre cantanti che si sono riverniciate blu a stelle gialle buttandosi su Brecht. Di lei si può solo dire che «La Berti è la Berti è la Berti» e vorrei fare incidere questa frase sul mio vasellame da tavola.
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