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giovedì, Novembre 30, 2023

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Burkini SI o Burkini NO?

di Mela Giannini

Il dilemma di questi giorni, che impazza sui media, in rete, sulle spiagge e in ogni dove, è sicuramente: Burkini si o Burkini no?

Da grande sostenitrice della libertà individuale di ognuno, è da ieri che ci penso…perchè il sottile punto di demarcazione del quesito alberga proprio nella parola “LIBERTA’“.
Quanto si è liberi se condizionati, in qualche modo, da una certa “cultura”…o peggio ancora, da un certo “culto religioso”?
Le costrizioni mentali che costituiscono le nostre infrastrutture culturali, quanto sono davvero il frutto di nostre profonde idee e convinzioni?

E quando parlo di “NOI”, nel caso specifico parlo di NOI DONNE.

Non si può prescindere poi la questione non pensando che comunque si vive in una società patriarcale, maschilista, e più o meno questo succede in ogni cultura. Certamente, è innegabile, che la cultura mussulmana è quella che più di tutte “sottomette” in qualche modo le donne, considerandole, nella forma più estrema del culto mussulmano, persone “inferiori”.

Quanto i dogmi religiosi hanno la loro innegabile responsabilità su molte scelte/obblighi di noi, noi donne? E per non far torto a nessuno, estendo la mia domanda a qualsiasi tipo di cultura.

E’ vero, io quando vado in spiaggia, e vedo quelle donne coperte fino ai piedi, sotto un sole cocente, vestite di scuro, mentre i mariti tranquillamente sono in costumino e fanno il bagno, provo per loro una tristezza immane…e inevitabilmente mi chiedo chi, tra tutte quelle donne, se potesse DAVVERO scegliere, metterebbe un costume da mare normale!?

Parlando a tal proposito tra amici, non è mancato chi ha fatto notare che se noi occidentali, donne, andassimo dalle loro parti, in alcuni stati in particolare, saremmo obbligate ad indossare almeno il velo e “vestire” in un certo modo che “loro” considerano “decoroso”, ossia, il più coperto possibile, in “rispetto” della loro cultura. E qui la libertà e la cultura occidentale va a farsi benedire o si nasconde dietro l’ipocrita parola di “rispetto dovuto” verso certe culture.

Per cui sembra lecito chiedere:”Ma allora, se loro vengono da noi, perchè non si adeguano alla nostra cultura così come noi facciamo quando andiamo da loro“?
E qui ci si potrebbe sbizzarrire se ci si inoltra in discorsi semantici riguardanti la “civiltà” e “l’emancipazione”.

Comunque, parlando di questa questione mi è tornata in mente l’immagine di qualche giorno fa, di quella donna di Manbij – città del nord della Siria, liberata dall’oppressione dei guerriglieri dell’ISIS – che brucia il burqa e, quando le fiamme hanno cominciato ad avvolgere l’indumento, tutte le altre donne intorno sono esplose in grida di gioia…e la cosa, devo dire, non mi ha lasciata affatto indifferente, mi ha commossa, ho percepito la voglia di “libertà” che avevano quelle donne e di quanto quel burqa rappresentasse per loro l’esatto contrario della parola “libertà”.

Per cui ritorna prepotente in mente il concetto di “essere libere di scegliere”. Quando davvero si può scegliere, chi si libererebbe da certe costrizioni?

E poi ci sarebbe da affrontare tutto il discorso sull’emancipazione femminile, sul “femminismo”, su quanto questo “vestirsi” invece di “sverstirsi” porta indietro i traguardi raggiunti dalle lotte fatte dalle donne nel corso degli anni…e a sostegno di questo discorso penso, ad esempio, a come si vestivano in Iran le donne prima dell’avvento di Khomeini, o come si vestivano in Afghanistan prima dell’avvento dei talebani…ed anche allora quella gente, la maggior parte di quelle donne, era di cultura mussulmana…non erano certo cristiani, buddisti o atei.

Poi penso ai paesi mussulmani, per così dire, moderati, come la Giordania e penso alla loro bellissima regina Rānia, che ostenta una immagine occidentalissima…e poi, in rapida successione penso a quello che sta accadendo ora in Turchia, dove, prima del “fantomatico” Golpe, le donne erano vestite in modo assolutamente occidentale ed ora, dopo l’incredibile repressione antidemocratica di un Erdogan assolutamente di cultura mussulmana, si cominciano a vedere per strada donne vestite con il burqa o con il velo o vestite di nero, donne sicuramente mogli di tutti quegli uomini che sono scesi in piazza, a migliaia, a sostegno di un politico che professa una politica certamente non laica. Quante di queste donne, che fino a ieri vestivano come noi, oggi sono libere di scegliere di NON indossare abiti lunghi e neri se nella società in cui vivono prevarica una concezione particolare, e diversa, della donna e del suo ruolo…e ancor più delle sue “libertà”?

Ritornando a monte, alla domanda posta all’inizio…beh, ho realizzato che io riposte e opinioni in merito, al momento, non ne ho. Non so se sia giusto o meno impedire alle donne mussulmane di indossare il burkini sulle nostre spiagge. Ma quello di cui sono certa è che ognuno deve essere libero di vivere, vestire e pensare come vuole…e quando questo non accade, beh, allora via i veli, via i burkini, via il burqa…ma via anche i crocifissi e ogni dogma che condiziona culturalmente le nostre società, le nostre vite e soprattutto le nostre menti…via qualsiasi artificio culturale, politico, sociale e religioso che priva la gente della capacità critica di percepire la realtà, e di guardare alla vita con l’unica prospettiva indicata dai propri punti di vista che, ovviamente, non devono prevaricare i punti di vista altrui.

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