E’ ormai chiaro che questo 2016 ha deciso di fare a meno della sua parte migliore. Della Musica. Quella con la M maiuscola.
La musica di artisti così accecanti nella loro grandezza che nel corso della tua vita li immagini immortali. Come degli dei, scesi tra noi per caso, e poi tornati di colpo da dove sono arrivati –senza alcun preavviso – lasciando dietro di sé quel vuoto enorme, che non puoi colmare.
Eterni. Come la musica che ci hanno lasciato.
Grandi anche per la mia generazione, quella che negli anni ’80 doveva ancora vedere la luce. Perché artisti come Prince non possono essere legati a un momento. Sono legati all’eternità.
Ed è un legame indissolubile e forte, che non svanisce nel tempo.
Penso a quanto siano fortunate le persone che hanno “incrociato” la sua musica; a chi ha avuto il privilegio di impostare la sua vita lasciandosi condizionare dalla sua arte (come le varie testimonianze di altri autori di FMD).
Ed è un dono per chiunque – essere influenzati da chi è riuscito a influenzare la musica in maniera così radicale.
Ci si sente orfani. E un po’ mi sento orfana anche io. Perché a poco a poco i più grandi stanno andando via, e nessuno potrà mai sostituirli.
E sull’improvvisa morte di uno dei più talentuosi e ingovernabili artisti mondiali, si sta provando ora a far luce.
Prince, una settimana fa – il 15 aprile – viene ricoverato; si parlava di “semplice” influenza, ma secondo “alcune fonti” consultate dal sito TMZ (il primo a parlare del suo decesso), l’artista sarebbe rimasto vittima di un’overdose da oppiacei, mentre era in volo tra Atlanta e Minneapolis. Dopo l’atterraggio d’emergenza a Moline, nello Stato dell’Illinois, all’artista – portato all’ospedale locale – sarebbe stata somministrata una dose di farmaco salvavita. Era di ritorno da un concerto ad Atlanta, in Georgia.
I medici avevano espresso la volontà di tenere il paziente sotto osservazione per almeno 24 ore, ma la mancata disponibilità di una stanza privata avrebbe convinto il suo entourage a preferire le dimissioni.
Il 16 aprile Prince ricompare in pubblico; apparso nella sua Paisley Parks, ricco sobborgo di Minneapolis, per una serata speciale a sostegno delle iniziative locali per il Record Store Day 2016.
L’artista aveva salutato e tranquillizzato tutti sulle sue condizioni di salute, parlato della sua intenzione di voler pubblicare un disco dal vivo del suo tour per piano e voce, e invitato a risparmiare le preghiere, parole che oggi suonano profetiche in modo inquietante:
“Aspettate qualche giorno prima di sprecare le vostre preghiere“.
L’allarme sulla salute di Prince dunque rientra. Fino alla sera del 21 aprile. Alcune ore prima, la sera del 20 aprile, qualcuno vede Prince fare una tappa in una farmacia locale.
Per chi ha avuto l’influenza è una prassi normale. Quindi nessuno si preoccupa.
Poi alle 9 e 43 – ora locale – del 21 aprile – una telefonata per un’emergenza medica arriva al centralino dell’ufficio dello sceriffo della contea di Carver.
La chiamata arriva da un indirizzo di Paisley Park, c’è un maschio adulto in stato d’incoscienza in arresto respiratorio, in uno degli ascensori del complesso residenziale (che ospitava anche delle sale di registrazione) dell’artista.
Pochi minuti dopo agenti e medici sono arrivati sul posto; si tenta invano una procedura di rianimazione cardio-polmonare, senza riuscire a rianimare la vittima. Ai paramedici non resta che notificare il decesso alle 10 e 07.
L’ufficio dello sceriffo della contea di Carver, con l’assistenza dell’ufficio dello sceriffo della contea di Hennepin e il Midwest Medical Examiner’s Office, continueranno a investigare sulle circostanze della morte.
Perché è certo che non si può morire per un’influenza.
Oggi – 22 aprile – l’autopsia. E nelle prossime settimane si avranno gli esiti degli esami post mortem.
Intanto quel “risparmiate le vostre preghiere per i prossimi giorni” continua a riecheggiare come la più sinistra e veritiera delle profezie.
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