di Athos Enrile
Era la primavera del 2012 quando capitavo sulla strada di Pablo e il mare, che nell’occasione proponeva il secondo album, Miramòr.
“Pablo e il mare” è la creatura di Paolo Antonelli, che ha da poco rilasciato un nuovo album, Respiro, dieci tracce che raccontano del suo nuovo percorso, che si differenzia in alcuni tratti dal precedente, ma che conferma le caratteristiche di questo musicista torinese, capace di proporre messaggi di peso attraverso immagini – e musica – che trasmettono una serenità… controllata, e l’impossibilità di lasciarsi andare completamente allo stato di positività è proprio determinato dal senso di realtà presente in ogni composizione.
Il tema del viaggio resta lo stimolo ad ogni reazione musicale, quella dinamicità spaziale che permette di scoprire, mantenere e comparare le proprie radici ad altre meno conosciute, e dal benchmarking culturale si esce sempre arricchiti.
Paolo Antonelli fa evolvere la formazione in studio, trasformandola in quintetto, un ensemble che gli consente di proporre la sua musica d’autore, ricca di influenze trasversali.
L’importanza degli argomenti a cui facevo accenno non è però legata ad elementi particolarmente “rumorosi” ma, cosa molto più complicata, legata alla quotidianità, quello stato di abitudine che spesso ci fa dimenticare la grandezza delle cose tutto sommato semplici.
In tutto questo si coglie, quasi sempre, un velo di tristezza, un contenimento degli entusiasmi, e il video proposto all’inizio articolo, Tortuga, rappresenta la perfetta sintesi della filosofia musicale di Pablo e il mare: una situazione estiva “fuori stagione”, un bagno marino che appare antico, sentimenti e passioni in corso, ed un fluire del tempo testimoniato dalla “ragazza tedesca che ogni anno sembra un po’ meno fresca”.
Ancora un centro per Paolo Antonelli, autore, chitarrista e cantante di Pablo e il mare, che ha risposto ad alcune mie domande…
INTERVISTA
E’ passato un pò di tempo dalla pubblicazione del vostro secondo album, “Miramòr”: che cosa è accaduto negli ultimi tre anni, musicalmente parlando, a Pablo e il mare?
Ciao Athos, da Miramòr a Respiro, quello che era un trio con brani costruiti sul pianoforte di Andrea Ferraris e sulla mia chitarra, è diventato un quintetto, con gli innesti di Francesco Coppotelli al violino e Fabrizio Cerutti alle basse frequenze. Inoltre, Marco Ostellino è passato alla batteria, lasciandosi alle spalle le percussioni più minimali che c’erano su Miramòr. Ciò non toglie che, dal vivo, Pablo e il mare sia un progetto ad assetto variabile e ci capita di presentarci in duo, trio, quintetto, a seconda delle situazioni. Le soluzioni sono diventate molte, e ciò rende il prodotto finale più attraente, e più adatto anche ai grandi palchi.
Parlami del nuovo album, “Respiro”: come lo racconteresti, utilizzando parole e immagini?
Queste dieci canzoni raccontano di me, del mio mondo, e del Respiro che l’uomo del mio tempo un po’ si merita. Un “Respiro” Mediterraneo che per me è un fatto di radici, un richiamo antico. E un Respiro ottimista e progressista del quale abbiamo un disperato bisogno. E il “Respiro” del viaggio, che fra tutte è l’esperienza più arricchente.
Lui e lei che si allontanano tra loro, a causa di impegni lavorativi, presi nel trantran di tutti i giorni. Le insegne “fuori tutto” appese all’entrata dei negozi. Ma anche le immagini tipiche di Pablo e il mare e del suo consueto immaginario: una marina fuori stagione, quella dei bagni Tortuga (singolo accompagnato dal videoclip di “Tortuga”, sapientemente diretto da Fabrizio Vacca). Il volto di Nausicaa, musa e dolce approdo.
Gli artisti e i musicisti attivi sono un numero elevatissimo di anime, se rapportati alle possibilità che vengono concesse: ti chiedo di autogiudicarvi. In cosa si differenzia la vostra musica? Come la si può definire, almeno negli intenti?
Gli addetti lo definiscono pop d’autore, folk-pop mediterraneo, canzone d’autore dall’aria rock-latina. Le influenze sono molteplici e in sala prove le ripercorriamo tutte, se ci rifletto un attimo abbiamo provato ad arrangiare i brani in qualsiasi genere.
L’etichetta “pop d’autore” è la più aperta, perché il cammino fatto su questa strada da artisti italiani quali Ivano Fossati, Mario Venuti, Niccolò Fabi, Carmen Consoli, Max Gazzé, Daniele Silvestri, ci sembra molto… libera.
Il mare, i viaggi, le diverse culture: che cosa influenza maggiormente la tua musica?
Le cose che vivo sono il punto di partenza. Però cerco di spaziare un po’ e di rendere un’esperienza personale uno spunto universale, altrimenti finirei per raccontare cose piccole e insignificanti ai più. In “Respiro” appartengono a questa famiglia: “A testa alta”, “Di più”, “Giappone”. Poi ci sono i brani “esotici”. Ma, attenzione, anche questi sono di prima mano, partono dall’esperienza, immagini e sensazioni impresse nella mia retina, perché perderebbero autenticità. “Nausicaa”, “Ferdinandea”, “Ammanta”. Prendi “A Bahia”: la terrazza di Ana Luz esiste, la casa e quei profumi esistono. Prendi “Fidelina”: la signora nella sua casa de l’Havana esiste eccome. Esiste suo figlio in esilio, lei che si alza e ti prepara il mohito e tutto il resto. “Il mio amico Cedro”, se vieni a Torino te lo presento!
Esiste una mia realtà romanzata, ma il testo romanzo non fa per me. A volte mi sono concesso di inventarmi delle belle storie, di sana pianta, storie che non mi appartengono. Però, guarda caso, sono rimaste per lo più nel cassetto. Scrivere un bel romanzo di tre minuti è un esperimento davvero bello. Poi però ci ragiono e non finisce sul disco perché è lontano dalla mia realtà. Autenticità, insomma.
Mi parli della tua squadra al lavoro?
Per cominciare c’è una storia che ha un’urgenza di essere comunicata. Quella storia è mia, scritta e pre-prodotta da me. Intorno a quella cinque musicisti ricamano una trama sonora. Il canovaccio c’è, ma sono aperto alle idee e le esperienze di tutti. Che un brano sia dub-reggae come “Ferdinandea” o rock come “A testa alta”, è in fin dei conti una decisione d’insieme. Per Respiro ci siamo avvalsi dell’aiuto di Enrico Fornatto, nel ruolo di co-produttore, e di Luca Martinasso, che ha seguito registrazioni e missaggio. L’immagine del disco è stata seguita da Laura Antonelli. II videoclip a corredo di “Di più” e “Tortuga” sono stati realizzati da Fabrizio Vacca di Bellavita film. L’ufficio stampa di Respiro è seguito da Niccolò Maffei di Libellula Press. La realizzazione economica dell’opera è stata resa possibile grazie all’aiuto di un centinaio di fans che hanno acquistato la loro copia del disco in anteprima su Musicraiser. Siamo in tanti, insomma.
Prossimi appuntamenti e progetti in vista?
A metà novembre saliremo per la prima volta al Jazz Club di Torino, istituzione cittadina. Una bella conquista, perché significa che la musica di Pablo e il mare travalica i consueti steccati del genere. In realtà è sempre stato così, il pubblico dei nostri concerti è sempre molto eterogeneo, raccoglie i duri e puri del rock e i palati più raffinati, gli amanti del pop e della canzone italiana. Seguirà un paio di mesi di stop dovuti a un evento unico ed eccezionale che mi riguarda. Torneremo con due date milanesi, all’inizio dell’anno nuovo.
Infine, il nostro clip, Tortuga, che ha vinto due interessanti selezioni internazionali, in America, è in lizza per un posticino a premi dedicati al cortometraggio, come il Seeyousound di Torino. A proposito, Athos, una chicca per te che sei savonese.
Lo sai che il clip lo abbiamo girato per metà in Norvegia e per metà ai Bagni Umberto di Savona?
Formazione
Paolo Antonelli: testi e musice, voce, chitarra calssica e acustica
Andrea Ferraris: pianoforte
Francesco Coppotelli: violino, bouzouki e cori
Marco Ostellino: percussioni
Fabrizio Cerutti: contrabbasso e basso elettrico
Tracklist di “Respiro”
-Tortuga
-A testa alta
-Di più
-Nausicaa
-Ferdinandea
-Il mio amico Cedro
-A Bahia
-Ammanta
-Giappone
-Sottovoce
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