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venerdì, Dicembre 8, 2023

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Stefano Casarino e Mauro Selis – “La posta in palio”

di Athos Enrile

Mi piacerebbe che l’articolo che propongo oggi fosse, non solo letto ma, soprattutto, condiviso: l’argomento ha una tale rilevanza sociale che non mi faccio alcun problema nel pubblicizzare un amico, compagno di scritture musicali ma, per professione e passione, curatore di anime altrui.

Mauro Selis condivide con Stefano Casarino la paternità del libro “La posta in palio”, un‘analisi completa – originale ed esaustiva – di una delle peggiori forme di dipendenza, quella da gioco d’azzardo, che ha assunto ormai la dimensione di “patologia sociale”.

Nello scambio di battute a seguire, Selis prova a fare chiarezza sulla dimensione del problema, soffermandosi sulla materia specifica trattata nel libro, un contenitore a due facce, prodotto delle differenti esperienze dei due autori, una diversificazione che rende il book un documento imperdibile, per conoscere, prevenire, combattere una malattia antica, a cui occorre dare nome e significato corretto: l’azzardopatia.


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INTERVISTA a Mauro Selis

Non conosco personalmente Stefano Casarino, ma seguo da tempo il tuo lavoro specifico legato al problema dell’azzardopatia: come è nata la collaborazione tra di voi e come si è arrivati alla realizzazione del libro “La posta in palio”?
L’amicizia con Stefano proviene dai banchi di scuola – parafrasando Venditti – di un Liceo Classico troppo “lontano” da ricordare (vedi tempistica, noi “maturi” – io si fa per dire….- nel 1980) , ma vicinissimo nel carnet emotivo della condivisione degli affetti.

In tutti questi anni la stima non è mai venuta meno e siamo rimasti in contatto nonostante il Prof. Casarino sia emigrato, per ragioni professionali, prima in Svizzera e poi a Mondovì, ove attualmente insegna Lettere al Liceo Classico.

Nel 2010 e nel 2012, per due seminari clinici sul gioco d’azzardo organizzati dal Sert (Servizio Tossicodipendenze) dell’ASL Savonese, essendo referente alla formazione ho invitato Stefano come relatore per avere – anche – una visione culturale sull’argomento del gioco d’azzardo. Impresa ardua mettere a confronto Letteratura e Psicologia? Assolutamente no! Negli eventi formativi ci siamo accorti che queste due “discipline” in realtà si interfacciano benissimo, anche perché il gioco d’azzardo ha origini millenarie ed è “anziano” quasi quanto la Psiche. Memori di questa esperienza Stefano, all’inizio del 2013, mi ha proposto di provare a scrivere un saggio ove poter elaborare le due strade (lui quella Letteraria ed io quella Psicologica) per affrontare un fenomeno in preoccupante espansione.

Per le ragioni sopra esposte, il libro in questione – grazie soprattutto ad Amarganta, casa editrice free di Rieti che ci ha concesso fiducia –  non è stato trovato sotto le 20000 fiches dell’improvvisazione o le 2001 prosopopee di monetine erranti, è stato elaborato in tragitti di ricerca ove, con stili diversi, noi due autori ci siamo interfacciati per produrre contenuti d’interesse polisemico.

 

So che tieni molto alla corretta definizione di “azzardopatia”, che molti confondono erroneamente con la “ludopatia”: puoi chiarire i due significati?
Il saggio intitolato “La posta in palio: l’azzardopatia tra letteratura e psicologia” deriva anche da un profondo desiderio di “trasmissione sinaptica” della semantica .

Da Psicologo battagliero sulle barricate “morettiane” del concetto “chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le  parole sono importanti! “ (cit. film Palombella Rossa) ritengo che la terminologia sia il primo fondamentale tassello per chiarire i costrutti che ne stanno alla base.

In “soldoni” l’obiettivo era quello di “sdoganare” la parola azzardopatia con il suo bagaglio di sofferenza e peripezie, contrapponendolo al termine ludopatia,  poliabusato – erroneamente – a livello mediatico e popolare in quanto declinazione emotivamente accettabile.

Il problema non è tanto il gioco (ludus in latino) ma è l’azzardo, ossia avere qualcosa da scommettere, in questo caso il denaro e tutto ciò che ne consegue. Se vogliamo usare ludopatia dobbiamo riferirci, ad esempio, agli usi smodati dei videogames, o a chi gioca a Burraco per 10 ore al giorno…

 

Quanto pesa attualmente il problema, sia dal punto di vista sociale che da quello economico?
L’azzardopatia è un fenomeno pernicioso in espansione, credo che alcuni dati possano far riflettere molto più delle parole. In Italia gli ultimi rilievi ministeriali ci dicono che le “macchinette” ufficiali sono 414.158 (dato in continua evoluzione e sottostimato di sicuro…) quindi 1 slot ogni 143 abitanti. La spesa pro capite sfiora i 1300 euro, neonati compresi!!! E bada bene, non sono quantificabili le spese per le scommesse on line tipo casinò, poker,sport etc… essendo effettuate molto spesso su siti stranieri. L’azzardo, per fatturato, è la terza impresa italiana dopo Eni e Fiat (tre anni fa era la quinta) ed è l’unica con un bilancio sempre in attivo e che non sembra risentire della crisi del nostro paese. I giocatori patologici (quelli affetti da azzardopatia) sono stimati sui 700.000 (anche qui è un dato in continua evoluzione…) mentre i giocatori “problematici” (quelli che sono sulla soglia della patologia) sono circa 2 milioni, mentre i giocatori “sociali” (quelli che almeno una volta hanno giocato d’azzardo) sarebbero il 54 % della popolazione italiana stimata sui 60 milioni. Il gioco d’azzardo risulta la seconda causa di ricorso a debiti e/o usura in Italia ed è considerata una tassa “occulta” utile e proficua per le casse dello stato. Credo che questi numeri ricchi di “dolore” siano un quadro impietoso.

Esistono fasce sociali e di età che sono maggiormente colpite?
Oggi si gioca ovunque: a casa su Internet, al bar, in tabaccheria, agli autogrill.  E giocano tutte le età: giovani, adulti, vecchi.

Tutti vengono invitati a giocare da una pubblicità martellante, che conclude irritantemente e disonestamente con “Gioca responsabilmente“ oppure “Gioca il giusto”.

Ma nel gambler patologico i concetti di luogo, spazio e tempo si annullano in una sorta di trance compulsiva; non ha il senso del limite, deve elaborarlo in maniera più profonda e non può farlo se in ogni dove trova macchine che reificano la sua malattia o su ogni canale televisivo trova un costante bombardamento pubblicitario di siti di scommesse o di casinò!

E’ una vera idiozia dire ad un azzardopatico “gioca responsabilmente” o “gioca il giusto”, è come dire ad un alcolista “qui c’è una bottiglia di vino ma bevi moderatamente”, ad un bulimico “ecco una bella tavola imbandita ma mangia con criterio” o estremizzando dire a qualcuno “datti fuoco ma sii prudente, annegati ma con cautela, buttati dalla finestra ma prima mettiti il maglioncino che fuori fa freddo!”.

Rispondendo alla tua domanda, se il pensionato o l’over 40 è più propenso ad “investire” i propri soldi giocando alle slot machine, il giovane è maggiormente orientato verso le scommesse, i gratta e vinci e i casinò on line.

Dal punto di vista sociale, probabilmente non esiste una categoria più a rischio di un’altra, anche se i ceti medio-bassi appaiono quelli più vulnerabili, più facilmente soggetti all’azzardopatia. Il giocatore patologico, da qualsiasi estrazione provenga, è in una continua, illusoria attesa di una vincita che giustifichi e compensi il patimento interiore. Perpetua, compulsivamente, l’atto di inserire denaro nelle slot o di caricare conti on line. In definitiva non può esistere cura, né del singolo né della società, senza una responsabile riflessione, senza un’articolata presa di coscienza.


Facciamo un pò di pubblicità, l’argomento richiede il massimo della condivisione; un po’ di tempo fa hai partecipato ad un concorso con un tuo testo, “Aspettando Jackpot”, che si è guadagnato la possibilità di essere trasformato in canzone e video, con la partecipazione di Marcello Capra alla chitarra e Silvana Aliotta alla voce: mi racconti qualcosa di quell’esperienza?
“Aspettando Jackpot” nasce come mini piece teatrale, messa poi in scena in prima assoluta il 12 dicembre 2011 presso il Teatro Sacco di Savona all’interno dell’evento formativo per operatori socio-sanitari “Sono dunque gioco”.

Il finale, con il gambler che si inchina con devozione al cospetto della Slot Machine, autentico totem della sua compulsione patologica, doveva essere rappresentato da una canzone.

Sollecitato da l’organizzatore di un concorso su facebook a produrre un testo per il primo concorso “Inchiostro progressivo” (Settembre 2011), il penultimo giorno utile ho inviato, in maniera spensierata senza velleità di vittoria, il brano.

Ambedue gli artisti-giurati (Aliotta e Capra), mi hanno poi raccontato di essere  stati immediatamente colpiti dalle immagini dei versi che riguardavano gli anfratti della mente del giocatore d’azzardo, in particolar modo il giocatore compulsivo da slot machine. Così sono stato proclamato vincitore ed è nata una arricchente amicizia con Marcello e Silvana, non solo nomi di spicco della musica prog italiana ma soprattutto persone dalla sensibilità sopraffina e profonda.

Il premio del concorso riguardava la “messa” in musica del testo con relativo video e questo è stato fatto nel Novembre 2011.    

Il brano ha avuto un gradimento così diffuso che è divenuto, nella primavera del 2012, un CD singolo a tiratura limitata. Sono state stampate cinquecento copie, tutte rigorosamente in omaggio, molte delle quali inviate a strutture, associazioni ed organizzazioni di tipo sanitario e non solo che si occupano di azzardopatia.

L’intento del brano era quello di stimolare riflessioni critiche costruttive e di smuovere le coscienze intorpidite rispetto a questo fenomeno sempre più radicato nella società contemporanea.

Più c’è crisi e più la persona ha l’auspicio della vincita miracolista, taumaturgica, DEFINITIVA!. Parafrasando il De Andrè de “Il Testamento di Tito”: “Poi la voglia rimane e il debito s’ingrossa e tanti ne uccide del gioco la fame”.

Chi leggerà il saggio “La posta in palio” troverà un intero capitolo dedicato ad “Aspettando Jackpot”, con l’approfondimento clinico sul significato dei versi.

 

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Parliamo un attimo di una delle tue grandi passioni, la musica, che in alcune tue pubblicazioni si mischia alla professione: si può considerare come una piccola strada, tra le tante, utile ad aiutare chi cade nell’azzardopatia?
La musica è un vettore emozionale, una cassa di risonanza per stimolazioni cognitive di ogni genere. Nel web magazine gratuito MAT 2020 curo due rubriche: una riguarda il Rock Progressive (il mio genere prediletto); l’altra, dal titolo evocativo “Psycomusicology”, è un contenitore ove abbino i due universi: Psiche e Musica in tracciati terapeutici riguardanti la personalità degli esseri umani.

Non esiste una corrispondenza scientifica nell’affermazione che anche l’azzardopatico può trovare nella musica una terapia naturale, ma è indubbio che le proprietà delle sette note siano uno strumento che può compensare il vuoto interiore, quel senso di inadeguatezza che porta il gambler verso la ricerca spasmodica della “sensation seeking” ossia la tendenza ad accostarsi al rischio e alle esperienze eccitanti che il gioco d’azzardo può offrire.  

Qual è la… posta in palio, e come è strutturato il book in cui ne parlate?
Il titolo “La posta in palio” è stato proposto dal mio co-autore e credo che possa subito identificare il senso di sfida che è alla base di questo comportamento disadattivo, un senso di sfida anche di chi si occupa – come me – degli aspetti clinici della patologia e che quotidianamente affronta questo disagio che coinvolge l’universo familiare del gambler.

Il saggio di 324 pagine analizza la problematica – dicono – in maniera originale ed esaustiva; il book è stato strutturato in due parti distinte, ma senza soluzione di continuità. I primi dieci capitoli sono dedicati alla Storia e alla Letteratura riguardante il Gioco d’azzardo patologico ed è “farina” monregalese del Prof. Casarino; i restanti sette più l’appendice, che riguarda un progetto realizzato quest’anno in seno alla Regione Liguria: “usare il Ludus per parlare d’azzard o”, sono “pastella” savonese del sottoscritto. I “miei” contributi riguardano due capitoli dedicati alla musica (la disamina del brano Aspettando Jackpot e 7 note in gioco che è una carrellata di brani della storia musicale con argomento il gioco d’azzardo) e cinque storie romanzate di pazienti in trattamento con la voce “fuoricampo” del terapeuta che pone l’accento, attraverso osservazioni cliniche e non solo, su ciò che sta avvenendo.

Siamo soddisfatti del risultato finale, anticipo che al lettore salterà immediatamente agli occhi la diversità di stile degli autori: Casarino più classico ed elegante, io più pulp e frizzantino. Facendo una analogia musicale: Lui Bryan Ferry, io Green Day.

 

Come accennavo in una delle domande precedenti, il topic da voi trattato va evidenziato con tutti i mezzi possibili: che tipo di pubblicizzazione realizzerete?
Il saggio è stato scelto da una piccola ma dinamicissima Casa Editrice che ha poco più di un anno di vita, ovviamente non ha un Ufficio Stampa anche se Cristina Lattaro e Paola Fallerini, le due factotum di Amarganta, hanno inondato i social network con un booktrailer stimolante (inserito a fine articolo ), hanno creato un blog ufficiale del saggio, ci stanno promuovendo nelle piccole fiere dell’editoria indipendente tipo quella di Farfa (RI) che si è svolta a fine Settembre. Noi autori stiamo diffondendo, ognuno nel proprio settore professionale, la notizia dell’uscita editoriale de “La posta in palio” e faremo di sicuro presentazioni sia in Piemonte, sia in Liguria. Se, come si spera, la Casa Editrice nel 2016 otterrà visibilità – come è loro intenzione – nei saloni del Libro di Torino e Roma, saremo di sicuro presenti e sarebbe una enorme soddisfazione.

Esiste solo il formato fisico del libro o ci sono altre possibilità? Dove e come lo si può acquistare?
La posta in palio esiste sia in formato cartaceo, sia in quello digitale (ebook).

Il cartaceo lo si può acquistare direttamente dal sito della casa editrice, AMARGANTANon è prevista una diffusione capillare nelle librerie seppur, come è già stato fatto da alcuni acquirenti può essere ordinato tramite libreria.

 Per l’ eBook la scelta è multipla a seconda del formato digitale utilizzato, e possono essere trovati su Media World, ebook.it-catalogo, ebook.it, ebook.it-Mobi, Amazon, Bookrepublic

Siamo felici giacchè l’eBook è spesso nelle top ten Saggistica sezioni Psichiatria/Sociologia su Kobo Mondadori ed Amazon.

Come si può aiutare realisticamente chi è toccato dal problema, allargando il discorso “sostegno” a tutto il nucleo familiare?
In primis bisogna ribadire che il gioco d’azzardo patologico non è un vizio o una mania, ma una patologia a tutti gli effetti, trattabile e curabile, ma rimane una malattia!

Vi sono varie possibilità di trattare la problematica.

Le ASL di tutta Italia attraverso i Sert (servizi tossicodipendenze) stanno seguendo, oltre alle dipendenze classiche (eroina, coca, alcool ecstasy etc…) anche quelle senza sostanza stupefacente come è l’Azzardopatia (è un comportamento disadattivo tipo lo shopping compulsivo, le sex addiction…).

Esistono poi centri privati che trattano i gamblers e le loro famiglie ed infine vi sono i gruppi di auto mutuo aiuto come le Associazioni dei Giocatori Anonimi totalmente gratuite che accolgono nelle loro riunioni i giocatori ed organizzano per le famiglie gruppi ad hoc. E’ ovvio che senza una autentica e radicale motivazione del paziente al cambiamento, nessun operatore, neppur l’eventuale Sigmund Freud del Terzo Millennio, può favorire e determinare l’evolversi positivo della situazione di dipendenza.

 

Aforisma d’appendice o appendicina: Cercando il punto G….

“Sol chi non gioca con giudizio, poca gioia ha nella giocata”

Messaggio per i poster(i)

Se avete scoperto la Giochina, il farmaco che non ti fa azzardare nel gioco, allora il  saggio oggetto dell’intervista potrà essere dissolto mediante applicazioni che sicuramente nella vostra era avrete già inventato, alla stessa stregua dei libri bruciati nella società distopica del romanzo  “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury.

 

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