Un artista può fare pubblicità? L’argomento è da sempre attuale tra i fans, che spesso si dividono in fazioni: i sostenitori-puristi che schifano ogni esperimento e i fanatici che accetterebbero e ascolterebbero qualunque cosa. Fosse anche la versione rock di “Siam tre piccoli porcellin”.
Personalmente non ci vedo nulla di male se un cantante o un attore partecipano ad uno spot, soprattutto se l’oggetto pubblicizzato rappresenta ciò in cui l’artista crede o comunque se il prodotto è veramente di suo gradimento. Per questo motivo considero sciocche e senza senso le critiche piovute su Enrico Ruggeri, reo di aver ricantato la famosa sigla del salame Negroni. Il cantautore si è difeso affermando che quel jingle fa parte dei ricordi della sua infanzia e che i soldi guadagnati, non li utilizza certo per fare il vip, ma sono reinvestiti nel suo lavoro.
Per altro, vorrei ricordare agli smemorati del web che non è certo la prima volta che Ruggeri presta la sua voce per uno spot pubblicitario; è successo all’inizio degli anni 90 con la Fiat 500, ma anche più recentemente, con la sua canzone “Incontri” (molti la ricordano come “Dimmi quand’è”) che è diventata la colonna sonora del celebre spot dell’amaro Averna.
Dopo questo excursus tra i consigli per gli acquisti offerti da Enrico Ruggeri, cantautore troppo spesso sottovalutato che è riuscito negli anni a confermarsi componendo ottima musica e bellissimi testi, rimane da capire perché egli non possa prestare la sua voce per una pubblicità, senza essere considerato per forza un venduto.
Al giorno d’oggi non si investono più gli stessi soldi nella musica che si investivano nei decenni passati, perché di musica purtroppo se ne vende poca, ragion per cui gli artisti sono in qualche modo costretti a trovare altrove le “risorse” per far musica. Basti pensare agli U2 che hanno prodotto il loro ultimo Cd in collaborazione con la Apple. Una sorta di “mecenatismo” quasi obbligato.
Ed è stato lo stesso Ruggeri a parlare di “mecenatismo” in una lettera aperta, postata nella sua Pagina di Facebook a seguito le proteste. In questa lunga e articolata lettera, Ruggeri in spiega, in modo molto esaustivo, le sue motivazioni per aver accettato di fare la pubblicità in oggetto. Il passo più saliente di quanto scritto è il seguente:
“Con l’aria che tira gli artisti hanno bisogno del mecenatismo per vivere […] Il denaro, per un artista, è indipendenza creativa: io non ci compro macchine lussuose, barche o cocaina, io faccio i dischi che mi piacciono, come e quando mi va...”
Enrico Ruggeri per altro, è personaggio da sempre poliedrico: già bravissimo presentatore televisivo di diversi programmi Mediaset, ora possiamo apprezzarlo su Radio 24 come speaker radiofonico, con la sua trasmissione “Il Falco e il Gabbiano”.
La sua voce è tra le più particolari del panorama artistico italiano ed è quindi normale che, avendo una forte presa sul pubblico, possa essere “utilizzata” in diversi ambiti dello spettacolo.
Lui, a quanto abbiamo capito, sposa soltanto progetti in cui crede davvero e se per questo guadagna, non è certo il caso di metterlo in croce.
Soprattutto se la croce viene innalzata in un mondo contraddittorio come quello dei social, dove chiunque per un qualunque motivo, è sempre a rischio di una brutta figura. Magari proprio quella del salame.
Questa la pubblicità oggetto delle critiche
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