di Renato de Rosa
Leggo, sulla bacheca di un’amica, una violentissima invettiva contro l’allenatore della squadra di calcio del figlio, colpevole di schierare sempre i più bravi e di “umiliare” gli altri non facendoli giocare.
Questa mentalità è oggi abbastanza diffusa. Viviamo in una società e in un’epoca in cui il buonismo impera molto oltre i confini del buon senso. Secondo me la competizione è competizione e si deve partecipare per vincere, schierando la migliore formazione e giocando nel rispetto delle regole e degli avversari.
Ma forse sbaglio io: sono vecchio e porto con me i retaggi di un’epoca passata, di un modo di vedere le cose ormai superato.
E allora proviamo ad immaginare il futuro…
2030 – Una località imprecisata dell’Italia – La camera di un ospedale
Personaggi e interpreti: il paziente, l’infermiera, l’anziana signora. Il paziente parla a fatica, con un filo di voce.
IL PAZIENTE: Infermiera posso fare una domanda?
L’INFERMIERA: Dica.
IL PAZIENTE: Chi mi opererà domani?
L’INFERMIERA: Il dottor Barbini.
IL PAZIENTE: Non lo conosco. Ma è bravo?
L’INFERMIERA: Veramente no, si è laureato a trentasei anni, dopo essere stato bocciato dodici volte all’esame di anatomia, la vista del sangue lo terrorizza e ci vede malissimo.
IL PAZIENTE: Ma come? Ma cosa dice? E allora perché lo fanno operare?
L’INFERMIERA: E’ per le pari opportunità. Secondo lei dovrebbero operare solo i chirurghi bravi?
IL PAZIENTE: E certo!
L’INFERMIERA: Dice così perché non conosce le leggi sulle pari opportunità. Secondo lei i medici incapaci dovrebbero morire di fame? Non pensa che anche loro hanno diritto a lavorare?
IL PAZIENTE: Ma il dottor Barbini è orbo!
L’INFERMIERA: Certo, proprio per quello deve operarla lui, è per le quote ipovedenti.
IL PAZIENTE: Quote ipovedenti?
L’INFERMIERA: Certo, ogni tre operazioni eseguite da chirurghi normovedenti ce ne deve essere una di un chirurgo ipovedente.
IL PAZIENTE: Ed è toccata a me?
L’INFERMIERA: Già, ma poteva andarle peggio, tenga conto che in chirurgia oggi ci sono anche le quote parkinsoniani, le quote paranoidi, le quote narcolettici e di recente sono state introdotte anche le quote non laureati.
IL PAZIENTE: Le quote non laureati? Ma come?
L’INFERMIERA: Secondo lei una persona dovrebbe avere meno diritti di un’altra a operare solo perché non è laureato?
IL PAZIENTE: Ma io…
(irrompe in camera l’anziana signora)
L’ANZIANA SIGNORA: Voglio parlare col direttore sanitario!
L’INFERMIERA: Deve sentire la sua segretaria al piano di sopra.
L’ANZIANA SIGNORA: E’ un ingiustizia!
L’INFERMIERA: Posso esserle utile?
L’ANZIANA SIGNORA: Sono la mamma del chirurgo Scampoli. Mio figlio questo mese non ha eseguito neppure una operazione! E’ una vergogna!
L’INFERMIERA: Suo figlio è il medico biondo? Quello che è alcolista cronico?
L’ANZIANA SIGNORA: Sì, e per questo viene discriminato.
L’INFERMIERA: Se non sbaglio il mese scorso ha perso cinque pazienti.
L’ANZIANA SIGNORA: E con questo? Le sembra giusto che uno non possa operare solo perché è ubriaco? Voi me lo rovinate mio figlio: è una umiliazione continua!
L’INFERMIERA: Guardi,posso solo dirle che il mese prossimo la commissione sanitaria per le pari opportunità deve riunirsi. Credo che all’ordine del giorno ci siano anche le pari opportunità per chirurghi alcolisti cronici.
L’ANZIANA SIGNORA: Lo spero perché altrimenti io faccio un macello!
L’INFERMIERA: Ma no vedrà che… ma lei cosa fa?
IL PAZIENTE: Mi vesto. Sto meglio e vado a casa
L’INFERMIERA: Non si sarà mica spaventato?
IL PAZIENTE: In verità sì, ma non è solo questo… ho appena ricevuto un SMS, devo esibirmi al Festival di Sanremo.
L’INFERMIERA: A Sanremo?
IL PAZIENTE: Sì, sono un cantante.
L’INFERMIERA: Un cantante? Ma se è senza voce e deve operarsi alla laringe!
IL PAZIENTE: Proprio per questo mi hanno chiamato. Sono stato scelto grazie alle quote afono!
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