di Athos Enrile
Nella rubrica “Rock e Dintorni” entra a pieno titolo una nuova uscita discografica di cui scrivo nelle righe a seguire.
Qualunque sia il nostro DNA musicale, la predisposizione, il rigido principio che guida le nostre scelte -di ascoltatori o musicisti- arriva il momento della sintesi solitaria, del chiudersi in una stanza e andare alla ricerca delle radici, avendo come esigenza primaria quella di trovare la via più breve per esprimere concetti semplici, che possano arrivare davvero a tutti, anche a coloro che… si trovano a passare per caso da quella parti.
Roberto Tiranti propone il suo esordio solista dopo oltre cinque lustri di attività, e “Sapere Aspettare” appare l’unico titolo possibile per un album che ha il compito di descrivere l’essenza dell’artista, dell’uomo e del suo percorso più intimo, picture impossibile da scattare a ripetizione, anche se la tecnologia pare autorizzi chiunque a pigiare sul clic ad ogni battito di ciglia: fare un disco è una cosa seria e implica rispetto per chi, attraverso l’ascolto, stabilirà un momento di contatto tra due poli.
L’immagine comune di Tiranti è abbastanza chiara: tanti anni con i New Trolls, paladino del metal, trasversale per definizione e… vocalist incredibile. Le sue collaborazioni importanti non si contano e i sui riconoscimenti internazionali rappresentano un brand indelebile, ma l’associazione tra nome e genere musicale sfocia sempre sul versante rock, e riporta ai grandi vocalist storici, da Ian Gillan a Robert Plant.
Non solo cantante, ma anche bassista/chitarrista, ruoli attualmente ricoperti nella band di Ken Hensley, storico tastierista degli Uriah Heep.
In “Sapere Aspettare” Roberto Tiranti apre la porta del suo cuore e permette una libera entrata, un viaggio musicale costituito da undici tracce -nove inediti, una cover e il follow up di un brano precedente.
E’ lui l’autore della quasi totalità dei brani, musica e testi, e nella lista dei collaboratori troviamo alcuni dei “suoi amici”, musicisti con cui spesso condivide il palco:
Stef Burns, Aldo De Scalzi, Irene Fornaciari, Fabio Valdemarin, Juan Van Emerloot, Max Marcolini, Marco Barusso, Marco Canepa, Marco Fadda, Mattia Stancioiu, Luca Lamari, Alessandro Graziano, Katia Linguadoca, Massimo Trigona, Roberto Maragliano, Guido Carli, Nicola Ferrari, Matteo Mugnai Robles.
Tiranti associa il suo disco alla generica parola “libertà”, ed è proprio questa la sensazione che si ha nell’approcciarsi alla proposta, perché, se è vero che il fil rouge che unisce idealmente i brani è il racconto dell’esperienza personale e di un particolare modo di vedere il mondo e il quotidiano, l’impressione è quella che, nell’occasione, perda importanza il mantenimento del ruolo, quella fotografia che caratterizza ognuno di noi, quasi sempre erroneamente: nella realtà siamo “più cose” e non una sola, anche se spesso risulta più comodo condensarsi nel significato contrario.
E così Roby si lascia andare, passando da brani intimistici ad altri più ”duri”, giocando con la sua vocalità, che spesso appare senza confini terreni.
Amore, sentimenti, critica, analisi spontanea… sono questi gli ingredienti del primo atto del racconto, un tirare le somme che può rappresentare comunque un insieme di brani piacevoli, se l’ascolto è superficiale, ma se si arriva alla profondità, spinti dalla curiosità -fatto auspicabile- le sfaccettature significative emergono preponderanti, e non sarà poi così difficile entrare in piena sintonia con il musicista: un ascolto attento, non solo “di pancia”, è ciò che può fare la differenza.
Per rappresentare Sapere Aspettare ho scelto “Vado a Male”, un tango appassionato e ironico che, oltre all’originalità esecutiva mette in evidenza le straordinarie capacità vocali di Tiranti, e propone un accompagnamento meramente corale, di cui è protagonista.
Un’altra faccia di un “cubo musicale”, non necessariamente la più vera ma, probabilmente, quella che in questo momento di vita rappresenta appieno un artista straordinario.
Da ascoltare senza indugio alcuno!
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