di Athos Enrile
La prima sera di Sanremo…
Ho provato, ho fatto uno sforzo, un tentativo di ascolto, ma non ho trovato soddisfazione. A cosa serve assistere ad uno spettacolo che non regala un momento degno di nota? Mi pagassero almeno!
Non voglio essere ipercritico, ne andare controcorrente a tutti i costi, ma la prima serata di questa nuova edizione sanremese non mi ha regalato nessuna immagine da mettere nel libro dei ricordi. Eppure la musica…
Pare che il più alto picco di ascolto sia arrivato con la presenza sul palco della coppia per antonomasia. Ho provato tenerezza… Al Bano che si prodiga in flessioni d’altri tempi, incompatibili con un ventre imbarazzante, e Romina che lascia intravedere una bellezza sfolgorante, ormai in fase calante, come natura determina. In mezzo il presidente Hollande chiede ciò che non sembra poi così scontato, il bacio che sancisce il ricongiungimento, e qui il freddo arriva davvero.
Per il resto non ho captato niente, tranne la sofferenza di Platinette, stato d’animo colto in pieno da Grazie Di Michele, nella speranza che il tutto sia genuino, non come la scenetta messa su ad arte da Siani, ad inizio trasmissione.
Ma qualcosa di nuovo l’ho vissuto in diretta, e la chat sul Festival, impreziosita da un personaggio illustre, ha rappresentato una novità e una testimonianza dell’evoluzione tecnologica, ma la sostanza non è cambiata, perché anziché aspettare le critiche del giorno dopo, le abbiamo lette e fatte, tutti assieme, in tempo reale.
Andare al Festival di Sanremo fa curriculum; anche solo far parte della squadra, qualunque sia il ruolo, da lustro ad una carriera, e in questo senso piacerebbe anche a me presenziare, intervistare, sentire i profumi, annusare le invidie, toccare il talento, curiosare negli angoli più reconditi, e trarre le mie conclusioni, convinto che il mezzo televisivo ammorbidisca la realtà; è questo un interesse professionale, ma di questa musica non ho bisogno… non mi fa stare bene, non illumina le mie giornate, non determina valore aggiunto alla mia esistenza, cosa avvenuta in passato, in tante situazioni.
Non so cosa sia realmente cambiato… io o la musica? Non sarà che anche a me capita di voler fare le flessioni come Al Bano e non posso più permettermelo? Mancano i talenti? Mancano gli autori? La crisi del settore è di tipo manageriale? E allora?
Non mi preoccupo, so sempre dove andare a pescare qualcosa che possa suscitare in me forti emozioni, buttando l’amo nel passato, ma anche nel presente, e il Festival di Sanremo resta per me qualcosa verso cui nutro sentimenti contrapposti, vorrei esserci pur sapendo che non mi darebbe niente di tangibile, se non un’esperienza da raccontare.
La “mia” musica in fondo è qualcosa di profondamente diverso, e mi basta una chitarra, pochi e semplici accordi, la giusta atmosfera e una voce regalata da Dio… chiedo troppo?
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