Il prossimo 12 luglio ricorre il sessantennale della nascita dei Rolling Stones avvenuta a Londra il 12 luglio 1962.
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La storia del debutto è arcinota, ma dato che molti soffrono della sindrome da memoria breve dei pesci rossi, conviene ricordarlo. L’ esordio ufficiale avvenne il 12 luglio nel tempio del rock londinese: il Marquee Club, ma un mese prima i Rolling Stones avevano già iniziato le prove con la seguente formazione: Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones, Dick Taylor al basso e Ian Stewart al piano.
Secondo alcune fonti il batterista sarebbe stato Mick Avory, sostituito poi da Tony Chapman al Marquee Club un mese dopo. Charlie Watts entrò ufficialmente nei Rolling solo un anno dopo, nel 1963. La sera del 12 luglio 1962, al Marquee Club, i Rolling Stones sostituirono Alex Corner impegnato in una registrazione televisiva alla BBC.
Il successo di quel fortunoso concerto fu travolgente. Da quel momento il destino della band fu segnato.
Sessanta anni dopo i Rolling Stones sono ancora in tour nonostante la scomparsa di Watts.
E’ la band più longeva al mondo e della storia del rock. Come è noto i nonni del rock suoneranno a Milano il 21 giugno allo Stadio San Siro con prezzi a partire da 105,00 euro, cari ma non troppo, dato che a Berna partiranno da 188,00, Vienna da 168,00, Parigi da 126,00 e a novembre a Bruxelles toccheranno la cifra minima di 194,00 euro.
Stranamente nessuno ha pensato a organizzare un concerto il 12 luglio. Evidentemente la memoria dei pesci rossi è divenuta pandemica. Peccato. Sarebbe stato clamoroso festeggiare dal vivo il loro sessantennale anche perché a detta degli stessi Stones, questo sarà il loro ultimo tour, ma sarà poi vero? Purtroppo ci penseranno (forse) le innumerevoli tribute band sparse sulla penisola. Le birrerie e le piazze di Paese sono avvisate. Si vedranno pensionati tarantolati sul palco, chitarristi con la sigaretta in bocca o sul manico della chitarra con t-shirt con la linguaccia e si ascolterà un inglese con influenze pugliesi, romagnole e romane: i CAN’T GET NO, SOCCIASFACTION. Ma va bene così pur di far felici i fans bolognesi delle pietre rotolanti. Però magari, tutto questo non accadrà. Eppure il fenomeno delle ricorrenze e degli anniversari è diventato negli ultimi decenni un business notevole.
Ci sono promoter che studiano i calendari per organizzare un concerto o uno speciale televisivo. Ricordo quando anni fa, proposi a un funzionario Rai uno un docufilm su Enzo Jannacci. La prima domanda che mi fece fu: “C’è un anniversario della morte di numero pari?”. Si, perché i numeri pari sui dispari vincono sempre, poi mica si festeggia mai la nascita di un artista, ma sempre la sua scomparsa da questa valle di lacrime. Sarà per questo che tutti, Rolling Stones compresi, hanno dimenticato il 12 luglio di sessant’anni fa. E invece celebrare le nascite, almeno artistiche, sarebbe più interessante e istruttivo.
Ad esempio la prima apparizione televisiva di Frank Zappa allo Steve Allen Show, dove suonò con le bacchette della batteria i raggi delle ruote di una bicicletta. Quella “nascita” artistica, assolutamente folle per quel periodo da tv anni cinquanta in bianco e nero, è ancora visibile oggi su YouTube.
Un po’ di fantasia gioverebbe agli organizzatori e al pubblico anche perché come è noto, gli artisti viventi amano essere celebrati in vita e non dopo la loro dipartita. Frank Zappa tentò in tutti i modi, anche con l’aiuto di Claudio Trotta della Barley Arts, di essere celebrato in vita al Teatro La Scala di Milano. Correvano gli anni ottanta. Frank Zappa avrebbe preparato un concerto dedicato al repertorio di Edgar Varese e Schoenberg ma apriti cielo! I sepolcri imbiancati del Teatro La Scala rifiutarono la proposta con un certo disappunto. Se si fosse organizzato quel concerto sarebbe rimasto nella storia della musica e se ne parlerebbe ancora oggi, ma così non fu.
Si potrebbero celebrare dieci, cento, mille nascite artistiche che hanno fatto la storia della musica e dell’arte, ma pare siano di scarso interesse per il botteghino. E se di provasse a farlo sul serio?
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