Era il marzo di trent’anni fa, quando Madonna fece capire al mondo che non sarebbe mai stata una cantante come le altre.
A ricordarlo è la stessa Madonna sui social. Infatti proprio dal suo profilo Instagram ha voluto celebrare l’anniversario di questa pietra miliare della sua carriera.
“30 anni fa rilasciai Like A Prayer e feci un video che causò un’enorme controversia perché baciavo un santo di colore e ballavo di fronte a croci in fiamme” – scrive la diva – “Avevo anche realizzato una pubblicità con PEPSI che fu censurata perché il mio video era considerato inappropriato. Tanti auguri a me e alla Controversia!”
Madonna rivela anche che avrebbe dovuto condividere questo post il giorno precedente, ma che era stato bloccato, commentando con un’emoji che ride e la battuta “che sorpresa!”.
Like A Prayer era il primo dei singoli del quarto e omonimo album di Madonna, da lei scritto e prodotto insieme a Patrick Leonard.
Il video, che fu girato nel gennaio del 1989 tra le San Pedro Hills in California, per la regia di Mary Lambert, ancora oggi resta piuttosto provocatorio. La clip, sostanzialmente parla della violenza sulle donne e del razzismo, due argomenti ancora oggi attualissimi.
Come dice la stessa Madonna nel suo post, all’epoca il video spinse dei gruppi religiosi a boicottare Pepsi per aver utilizzato la canzone in un loro spot pubblicitario, costringendo la compagnia a cancellare l’accordo con la cantante, ma permettendole di tenere il compenso pattuito.
Like a Prayer è stata la prima canzone di un’artista famosa ad essere utilizzata in uno spot prima di essere pubblicata ufficialmente. La Pepsi firmò con Madonna un contratto di testimonial da 5 milioni di dollari e lo spot da 30 secondi uscì il 22 febbraio 1989, durante i Grammy Awards.
La pubblicazione del singolo risale, per la precisione, al 3 marzo 1989. Nel video di Like a Prayer, la protagonista, interpretata d’artista italo americana, è testimone di una violenza su una ragazza, per la quale viene ingiustamente accusato un ragazzo nero al posto del vero branco di stupratori bianchi. Sconvolta, Madonna fugge in una chiesa dove la statua di un santo nero prende vita, piange e bacia la cantante.
Altri riferimenti religiosi considerati “scandalosi”, contenuti nel video, sono le croci in fiamme, come rimando al Ku Klux Klan, e le stigmate che compaiono sulle mani dell’artista all’interno della chiesa. Immediatamente dopo la sua pubblicazione il Vaticano condannò il video e, negli Stati Uniti, diversi gruppi religiosi protestarono chiedendo non venisse più programmato.
«When you call my name, It’s like a little prayer, I’m down on my knees, I wanna take you there». In quanti l’hanno cantato poi? Nella canzone accompagna Madonna il coro gospel Andrae Crouch, i cui membri, però, si rifiutarono di comparire nel video della canzone.
Ma nonostante le polemiche e le richieste di boicottaggio, il video e il singolo di Madonna diventarono un successo di critica e di pubblico. Si contano oltre cinque milioni di copie vendute, numeri incredibili che rendono il brano uno dei singoli più acquistati di sempre nella storia della musica, oltre ad essere stato il settimo numero 1 della cantante nella Billboard Hot 100, e ad aver raggiunto la vetta delle classifiche in Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Italia, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia, Regno Unito ed altri paesi.
Lunga vita alla Regina!
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