Sono passati cinquant’anni dal ’68 ed è tutto un rifiorire di mostre, articoli, rassegne cinematografiche, ricostruzioni storiche e dibattiti tv.
Ho visto nelle librerie Feltrinelli interi reparti con tutti i nuovi libri sul ’68 e dintorni. In qualche bar hanno inventato l’ape 68 a base di Campari rosso e Tavernello, e persino un paio di rapper con le mutande in vista hanno inciso un brano dal titolo nostalgico Peace & Love. Anche a me è stato chiesto di curare una mostra a Milano sul decennio musicale italiano ’68-’78 e sembra pure che la Sony sia interessata a ristampare il disco del festival al Parco Lambro del ’76 in edizione de-luxe. E che dire del film “Ultimo tango a Parigi?” rimesso in edizione integrale senza divieto ai minori? La Sergio Bonelli editore pubblica una nuova serie a fumetti sul ’68 intitolata Cani Sciolti. Ora ci manca solo che Dolce e Gabbana producano un nuovo Eskimo e che il nuovo cinepanettone di dicembre si chiami Natale a Piazza Loreto e siamo a posto.
Intendiamoci, io all’epoca ero un pischello coi pantaloni corti, ma poi quel famoso ’68 è durato per un decennio. Si sa, gli anniversari portano mercato, producono reddito e rimescolano mode vintage e nostalgie. Ma dato che il ’68 è stato un movimento straordinario, una sorta di tsunami culturale che ha attraversato e modificato ogni cosa per almeno un decennio, come viene vissuto oggi dai giovani?
Secondo me non se ne sono neanche accorti.
E’ probabilissimo che molti chiedano ai genitori: “Ma cos’è ‘sto ’68?”. Non è colpa loro. Del resto a scuola, i libri di storia mica arrivano alle stragi di Stato. Si fermano sempre alla seconda guerra mondiale, al massimo alla Resistenza in un boxino a parte, ma mica si aggiornano.
Vai a spiegare agli studenti che i terroristi fascisti con la complicità dello Stato hanno fatto saltare in aria una banca, un treno, una piazza e una stazione ferroviaria. Come fai a dire agli studenti che per far abbassare la cresta a dieci milioni di comunisti che potevano andare al governo, si sono fatte esplodere delle bombe in giro? O è stata fatta circolare una valanga di eroina tra i giovani?
Non è roba da programma scolastico suvvia. Mica si può insegnare che le giovani donne allora occupavano le università e i licei e gridavano in piazza “L’Utero è mio e me lo gestisco io?”. Però, ai ragazzi d’oggi, soprattutto quelli addormentati da Amici e dalla Pausini o dai rapper con i tattoo dal collo al cul*, non gli potrebbe venire la curiosità di capire com’erano da giovani i loro padri o nonni? Macchè. Troppa fatica.
Eppure non è necessario andare in biblioteca oggi. Basta cliccare su google o sul tubo ’68 e viene fuori un mondo infinito: film, concerti, raduni, botte, sesso libero, canne a tutto spiano, fumogeni da palco e da piazza, nudo e quant’altro. Invece pare che tutto questo anniversario si dissolva in niente. Non c’è un corteo neanche a pagarlo. Eppure le ragioni per riscoprire un po’ di contestazione o ribellione sono infinite. Disoccupazione giovanile a livelli record, scomparsa del lavoro a tempo indeterminato, cancellazione del futuro, solitudine digitale, scomparsa di leader carismatici, musica e politica di merd*, film di super eroi e programmi televisivi per vecchi.
Invece niente. Tutto tace. Tutto fila liscio sulla superficie dell’indolenza e della paralisi culturale. Tutti a pagare a prezzi folli i biglietti dei concerti con il secondary ticketing e a dormire in casa dei genitori fino a trent’anni e più. Dov’è finito il senso dell’avventura? Nei centri commerciali?
Raga datevi una mossa. Fatelo per voi. Occupare un liceo o un’università in nome dei vostri diritti può persino essere divertente.
Può essere un’esperienza interessante, o perlomeno nuova per voi. Se i vostri libri di testo non vi spiegano una mazza, magari per semplice curiosità, fatevi qualche ricerchina sul web e scoprirete cose più interessanti del Concerto del 1 maggio, di Amici o di un’aquilotto disegnato sul fondoschiena. Magari vi verrà qualche spunto su cui riflettere, qualche intuizione o forse vi basterebbe solo per scoprire una musica diversa, suonata con strumenti veri. Insomma, nonostante tutto, questa volta un po’ di revival vi farebbe bene. Se avete tutto questo gran freddo, un po’ di focherello in giro vi scalderebbe corpo e anima.
Attenzione però, se qualcuno vi dice che Di Maio è un rivoluzionario… non credeteci. La rivoluzione non è un pranzo di gala, né un giochino da social, ve lo dice un vecchio babbione come me che di finti ribelli ne ha visti parecchi ma a cui fortunatamente non ha mai creduto.
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