John Coltrane è stato uno di quei musicisti geniali che travalica il genere musicale che lo ha reso grande, il Jazz.
Il leggendario sassofonista morì il 17 luglio 1967 e da quella data sono passati già 50 anni. Quest’anno la sua scomparsa viene ricordata in diversi modi, con il Docu-Film del regista John Scheinfeld, “Chasing Trane: The John Coltrane Documentary”, e con delle ristampe di suoi storici album incisi per l’Atlantic. “Trane: The Atlantic Collection” è la prima raccolta che anticipa ristampe in versione Mono di cinque studio album dell’artista, così come abbiamo già scritto in un precedente articolo.

Nato nel ’26 nel North Carolina, pochi anni prima la Grande Depressione, figlio di un sud ben lontano dalla frenesia delle grandi città, Coltrane cresce in una famiglia piena di musica e sopratutto musicalità. Grazie ad una sensibilità e una maestria strumentale unica, ha fatto un percorso umano ed artistico che lo ha portato dall’inferno della dissoluzione al nirvana della consapevolezza.
Una delle sue caratteristiche musicali è stata quella di riscoprire e sviluppare il concetto modale della musica, recuperandolo dalle culture popolari africane orientali. Un vero e proprio ambasciatore della Cultura Musicale, sopratutto non fine a se stessa ma intesa come mezzo per l’elevazione dell’essere umano di cui lui, musicista instancabile, si considerava semplicemente uno strumento nelle mani di Dio, e ovviamente non l’iconico dio ortodosso, ma entità spirituale.
Collaboratore di altri giganti quali Miles Davis, Thelonious Monk, Charlie Parker, Dizzy Gillespie, ha lasciato un’eredità artistica e culturale profonda, che va ben al li là del successo musicale. Persino nella musica Pop e Rock ci sono echi di questa ricerca modale nell’armonia.
Ma sopratutto John Coltrane incarnò la figura del Musicista Jazz che si mette al centro della propria evoluzione umana, che affronta un viaggio nelle proprie radici di afroamericano ma sopratutto di uomo, senza finire nella brace della disperazione come il grande Charlie Parker, distrutto da alcol e droghe a soli 35 anni.
La redenzione, anche se forse è più corretto dire recupero, lo ha portato ad una produzione musicale di certo non sterminata come tanti altri suoi colleghi. Ma assolutamente di altissimo profilo. Uno su tutti “A Love Supreme“, quasi un concept fatto di musica e poesia, un album in cui esprime la sua visione del mondo e del ruolo umano. Opera divisa in quattro parti, nasce dalla pratica della meditazione Yoga cui Coltrane aveva cominciato da tempo, per ripulirsi dalle tossine di una vita che lo teneva legato ai clichè. Come ebbe lui stesso modo di dire,
“Quando suonavo con Dizzy non ero cosciente dei miei mezzi. Suonavo secondo dei cliché e cercavo di imparare i pezzi più famosi, così potevo suonare insieme ad altri musicisti”.
Ad un certo punto si accorse di suonare secondo le aspettative altrui, anziché secondo la propia anima, e questo fu il suo punto di rinascita. La ricerca artistica e lessicale sul suo strumento (sax tenore in primis, poi anche soprano) lo portò, nei suoi ultimi anni, alle sperimentazioni del free jazz (Ascension), in cui struttura e armonia perdevano le connotazioni e l’importanza dei decenni precedenti, in una ricerca quasi metafisica attraverso gli assoli sempre più liberi, sempre con più flusso di note e meno reinterpretazione armonica.
Anche l’uso di scale non appartenenti alla tradizione occidentale fa parte del suo viaggio di ricerca e riscoperta della Musica, intesa come linguaggio Universale per tutti gli uomini.
Uno dei suoi mentori, e al tempo stesso grande estimatore, fu Miles Davis, che tenne a battesimo tutti i più grandi, da Joe Zawinul, Herbie Hancock, come un Socrate che illuminava le menti con una concezione rivoluzionaria e antitetica allo show business:
“Esprimere se stessi senza fronzoli”.
Dopo il periodo Bebop, in cui alla levigatezza del jazz tradizionale e quasi mellifluo delle big band, la cultura afroamericana intraprese un viaggio per recuperare le radici poliritmiche sopratutto nelle improvvisazioni, dopo le tempeste alcoliche e tossiche, nasceva la voglia di nuovi orizzonti. Innumerevoli i suoi collaboratori da Thelonious Monk, Archie Sheep, McCoy Tyner, Cannonbal Adderley, Philly Joe Jones, Charlie Parker, Pharoah Sanders, Elvin Jones, Dizzy Gillespie, solo per citarne alcuni.
John Coltrane è stata una figura centrale in questo percorso, mai stanco di nuovi traguardi. Uno dei pochi musicisti a non avere una sterminata serie di pubblicazioni, proprio per una scelta ponderata sul materiale da suonare e pubblicare.
Lascio ad altri critici di Jazz il compito di una discografia ragionata. Mi limeterò a citare invece alcuni esempi per me fondamentali.
Singoli:
- Giant Steps – Impossibile non citare questo brano, per le sue implicazioni culturali e musicali, strutturali ed armoniche. Vero punto di riferimento per tutti i Jazzisti
- You don’t know what love is – una ballad struggente che però non si chiude in se stessa, in cui le sue sonoorità sono indicative di qeullo che spesso oggi chiamiamo “jazz di ascolto”
- Lush Life – affiancato dall voce pastosa di John Hartman, crooner immeritatamente trascurato, è una rilettura di questo impegnativo brano di Strayhorn. La inserisco perchè la compostezza dell’interevento di Coltrane dovrebbe insegnare a molti Jazzisti come non suonarsi addosso, sopratutto in presenza di un cantante. E sopratutto perchè genialmente traccia con pochi tratti delle pennnellate incisive.
- In a Sentimental Mood – Insieme a Duke Ellington, il senso della misura e l’essenzialità del fraseggio.
- A Love Supreme Pt1 Acknowledgement – in realtà tutto l’album, ma forse questo è il brano che secondo me meglio introduce al suo mondo in evoluzione
- Naima Dolcissima ballad, per niente melliflua
- ‘Round Midnight con Miles Davis
Album:
- A Love Supreme – ovviamente…
- My Favourite things – dedicato agli standards classici, (My favourite things, Everytime we say goodbye, Summertime, But Not For Me) con McCoy Tyner,Elvin Jones e Steve Davis
- Giant Steps – primo grande successo come progetto solista, con Tommy Flanagan, Paul Chambers, Art Taylor, Wynton Kelly, Cedar Walton,Jimmy Cobb
- Kind Of Blue (Miles Davis) – probabilmente il sergent Pepper’s del Jazz
Facebook Comments