Roger Waters, secondo la giustizia italiana, avrebbe plagiato un artista siciliano, un grande della Poesia Visiva degli anni ’60.
I fatti:
Nella giornata di ieri il Tribunale di Milano ha deciso di vietare la vendita nel nostro Paese di Is This The Life We Really Want? ultima fatica discografica dell’ex leader dei Pink Floyd.
Secondo il giudice Silvia Giani della sezione specializzata del Tribunale di Milano, infatti, la copertina dell’album su indicato sarebbe un vero e proprio plagio delle opere di Emilio Isgrò, artista concettuale di grande impatto nella Milano degli anni ’60. Nello specifico, la copertina di Is This The Life We Really Want? riprenderebbe pedissequamente le celebri «Cancellature» dell’artista, esposte in molti dei più noti musei del mondo.
Il plagio emerge “ictu oculi dal raffronto”…
e trova conferma nella «comune percezione da parte dei critici musicali e dei critici dell’arte, che hanno immediatamente associato la copertina dell’opera discografica in oggetto all’artista Emilio Isgrò». In virtù dell’«illiceità della riproduzione dell’opera di Isgrò [rappresentato dallo studio Trifirò & Partners, ndr] senza il consenso dell’autore», il giudice ha così imposto alla Sony Music, casa discografica che ha pubblicato il disco, una penale di 100 euro per ogni violazione o inosservanza successiva del provvedimento del Tribunale.
La decisione conferma l’ordinanza emessa pochi giorni dopo l’uscita del disco in Italia: il 16 giugno, il giudice Giani aveva già bloccato la commercializzazione dell’album di Waters per l’ipotesi di plagio nella copertina. Il blocco era però stato sospeso una decina di giorni dopo, in una prima udienza, per permettere alle parti di trovare un accordo. Il 19 luglio i legali delle parti hanno discusso la questione e, mancando l’accordo, ieri è stato deciso lo stop alla vendita. Sony Italia non ha commentato la decisione del Tribunale di Milano, ma è probabile che presenti ricorso.
Vittorio Sgarbi dixit
Sulla questione è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, che ritiene la decisione del Tribunale completamente sbagliata:
«È come se gli eredi di Leonardo avessero dovuto querelare Duchamp per la Gioconda coi Baffi», ha commentato. «Waters potrebbe non essersene accorto perché la posizione delle parole nei due manufatti è diversa e il gioco di una frase per sottrazione può farlo chiunque», ha continuato il critico d’arte; anche in caso contrario, però, Waters non sarebbe da condannare: si tratterebbe di «un bellissimo omaggio che rende merito al lavoro di Isgrò, nulla di più, nulla di meno. Anche perché si tratterebbe di due categorie merceologiche diverse, non di un falso d’artista». Per Sgarbi, in definitiva, è assai probabile che «Isgrò stia approfittando della popolarità di Waters, querelandolo, per rinverdire la sua, evidentemente un po’ in calo».
Is This the Life We Really Want?
è uscito il 2 giugno a ben 25 anni di distanza dal precedente album solista di Waters, Amused to death; si tratta quindi di un lavoro attesissimo da fan e critici (leggi nostra recensione a cura di Athos Enrile).
Co-prodotto da Nigel Godrich, il disco ha una decisa impronta politica; Waters stesso ne parla come di «una dura presa di posizione nei confronti del mondo contemporaneo e di quest’epoca confusa».
C’è da scommettere che, per l’ex Pink Floyd, lo stesso provvedimento del Tribunale di Milano, clamoroso e per molti eccessivamente duro (il confine fra plagio e ispirazione è da sempre labilissimo), non sia che un frutto esemplare di questa nostra «epoca confusa».
Intanto è uscito un altro estratto, con relativo video, dall’album in oggetto, brano dal titolo Wait for Her.
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